terça-feira, 8 de setembro de 2015

E' ancora buio sulle macchie luminose di Cerere

La superficie di Cerere fotografata dall'Eso (fonte: ESO, B. Yang and Z. Wahhaj)La superficie di Cerere fotografata dall'Eso (fonte: ESO, B. Yang and Z. Wahhaj)
Macchie e puntini luminosi che appaiono sulla sua superficie: è questo l'enigma ancora insoluto di Cerere, il pianeta nano osservato dalla sonda Dawn della Nasa e ora fotografato, con la risoluzione migliore di sempre, anche da Terra grazie a Sphere, uno  strumento del Very Large Telescope (Vlt) presso l'osservatorio dell'Eso (European Southern Observatory) in Cile.

Nelle immagini dell'Eso, realizzate a metà agosto, si vedono i due emisferi di Cerere, le cui dimensioni sono paragonabili a quelle dell'India, con una mappa completa della superficie del pianeta nano. Le macchie luminose sono state rilevate anche dalla sonda Dawn, ma gli astronomi finora non sono riusciti a comprenderne la vera natura.

La speranza ora è di decifrare l'enigma mettendo a confronto le immagini della missione della Nasa e quelle dell'Eso. 

Cerere, il primo asteroide scoperto nel 1801, si trova nella cintura di asteroidi compresa tra Marte e Giove, ed è la più grande riserva d'acqua (la maggior parte presente sotto forma di ghiaccio nel suo mantello) nelle vicinanze della Terra.

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Andromeda è prolifica come la Via Lattea

La galassia Andromeda, prolifica come la Via Lattea (fonte: Adam Evans)La galassia Andromeda, prolifica come la Via Lattea (fonte: Adam Evans)
La galassia nostra vicina di casa, Andromeda, ha lo stesso 'tasso di natalità' della Via Lattea, ha cioè una percentuale molto simile di giovani stelle in base alla massa. Lo dimostra l'analisi delle immagini di oltre 2.700 ammassi stellari immortalati dal telescopio spaziale Hubble, gestito da Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). 

Il risultato, che permetterà di comprendere meglio l'evoluzione delle galassie, è frutto della collaborazione tra astronomi e oltre 30.000 'cittadini scienziati' che si sono offerti di catalogare quasi 2 milioni di immagini. ''Senza di loro, il nostro studio sarebbe stato impossibile'', confessa Daniel Weisz, che dall'università di Washington a Seattle ha coordinato lo studio pubblicato sull'Astrophysical Journal.

Grazie al potente occhio di Hubble puntato sugli ammassi stellari sparsi per Andromeda, che hanno dai 4 ai 24 milioni di anni e distano da noi 2,5 milioni di anni luce, i ricercatori sono riusciti a raggruppare le loro giovani stelle per massa, definendo la cosiddetta funzione di massa iniziale (IMF). Questo parametro è risultato essere molto simile tra i vari ammassi. ''Sembra che la natura abbia sfornato stelle come fossero biscotti distribuendole in modo omogeneo, dalle supergiganti blu alle più piccole nane rosse'', spiegano sorpresi i ricercatori.

Curiosamente, le stelle più luminose e massicce in questi ammassi sono del 25% meno abbondanti di quanto previsto. Siccome la loro luce viene usata per 'pesare' ammassi stellari e galassie distanti, oltre che per misurare la velocità di formazione di nuove stelle, è possibile che le stime fatte in precedenza debbano essere riviste.


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