L'impronta del primo uomo sulla Luna si tinge di rosso: il grigio del suolo lunare gradualmente sfuma nella ruggine del suolo marziano nel poster con cui la Nasa celebrare i 45 anni dallo sbarco sulla Luna. Per l'agenzia spaziale americana l'arrivo dei primi uomini sulla Luna con la missione Apollo 11, il 20 luglio 1969, non è soltanto un anniversario storico. E' invece l'occasione per guardare al futuro, con una missione su un asteroide in programma fra il 2020 e il 2030 e l'arrivo del primo uomo su Marte fra il 2030 e il 2040.
Si guarda innanzitutto al programma Orion, la capsula costruita per la Nasa dalla Lockheed Martin e basata sulla navetta automatica Atv (Automated Transfer Vehicles), realizzata dalla Astrium per l'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Il primo volo, senza uomini a bordo, è atteso in dicembre e per la Nasa è il banco di prova per testare la tecnologia capace di portare il primo equipaggio umano sul pianeta rosso. Ancora oggi gli Stati Uniti sono decisi a mantenere la leadership conquistata 45 anni fa. Ma questa volta dovranno farlo con la collaborazione dei privati: oltre alla Lockheed Martin ci sono la Orbital, con le navette Cygnus che assicurano i rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale, e la Space X, con le navette Dragon.
A differenza di 45 anni fa, per Nasa la Luna non è più l'obiettivo principale, ma l'occasione per sperimentare tecniche per 'navigare' nell'orbita di Marte e delle sue Lune. ''Lo spazio intorno alla Luna - rileva la Nasa - è diverso rispetto alla bassa orbita terrestre'', come quella in cui si trova la Stazione Spaziale. E' invece ''molto simile a quello che una navetta come Orion potrebbe incontrare nel viaggio verso Marte'', con un intenso bombardamento di particelle provenienti dal Sole e dalle profondità del cosmo. La Luna potrebbe infine diventare una ''palestra'' per allenare gli astronauti alle passeggiate spaziali nello spazio profondo, così come ad abituarsi ai ritardi nelle comunicazioni con la Terra imposti dalla distanza.
www.ansa.it