quinta-feira, 26 de setembro de 2013

Ossigeno già nella Terra giovane


C'era ossigeno nell'atmosfera terrestre già 3 miliardi di anni fa (fonte: Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center)     
C'era ossigeno nell'atmosfera terrestre già 3 miliardi di anni fa 
(fonte: Image Science & Analysis Laboratory, NASA Johnson Space Center) 
 
L'ossigeno è comparso nell'atmosfera terrestre 3 miliardi di anni fa, ben 700 milioni di anni prima rispetto a quanto era stato ipotizzato finora. A rivelarlo è la composizione chimica del terreno più antico del nostro pianeta, analizzato dai ricercatori delle università danese di Copenhagen e della canadese British Columbia a Vancouver. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Nature, potrebbero addirittura riscrivere la storia delle prime forme di vita sulla Terra.

Il terreno e le rocce al centro dello studio hanno tre miliardi di anni e provengono dal sito Kaapvaal Craton, nel Sudafrica nord-orientale. I ricercatori hanno analizzato la loro composizione chimica valutando in particolare la distribuzione degli isotopi del cromo e di alcuni metalli che indicano la presenza di un ambiente ossidativo: in questo modo hanno potuto verificare che l'ossigeno era già presente nell'atmosfera tre miliardi di anni fa (anche se a basse concentrazioni) per opera dei primi cianobatteri capaci di fare fotosintesi. Ricerche precedenti avevano invece stabilito che l'ossigeno avesse iniziato ad accumularsi in atmosfera 2,3 miliardi di anni fa, durante un periodo di grandi cambiamenti conosciuto come il 'Grande evento ossidativo'.

''Abbiamo sempre saputo che la produzione di ossigeno per opera della fotosintesi ha portato all'ossigenazione dell'atmosfera e all'evoluzione dei primi esseri viventi aerobi'', spiega il coordinatore della ricerca Sean Crowe, dell'università del British Columbia. ''Il nostro studio indica che il processo è iniziato molto presto nella storia della Terra - aggiunge l'esperto - suggerendo come la fotosintesi e la vita aerobica siano più antiche del previsto''. Per Lasse Dossing, dell'università di Copenhagen, ''questa scoperta significa che è servito molto tempo perchè i processi geologici e biologici arrivassero a creare l'atmosfera ricca di ossigeno che oggi respiriamo''.

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Il gigante cosmico dal cuore tranquillo

I bracci di gas colossali nell’ammasso della Chioma (fonte: NASA/CXC/MPE/J. Sanders et al; Optical: SDSS)  
I bracci di gas colossali nell’ammasso della Chioma 
(fonte: NASA/CXC/MPE/J. Sanders et al; Optical: SDSS)
 
 
E' nato da collisioni cosmiche, ma ha un cuore tranquillo una delle più grandi strutture note nell'universo: l'ammasso di galassie della Chioma. Al centro ha bracci colossali di gas caldo che si estendono almeno per mezzo milione di anni luce, descritti sulla rivista Science dal gruppo coordinato da Jeremy Sanders, dell'istituto Max Planck per la Fisica Extraterrestre a Garching.

I bracci sono stati osservati grazie ai telescopi spaziali a raggi X, Chandra della Nasa e XMM-Newton dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e raccontano come l'ammasso della Chioma si è formato ed è cresciuto attraverso fusioni di piccoli gruppi e ammassi di galassie fino a diventare una delle più grandi strutture dell'universo.

Situato nella costellazione della Chioma di Berenice, a circa 350 milioni di anni luce da noi, questo ammasso è molto insolito, perché contiene due gigantesche galassie ellittiche vicine al centro che sono probabilmente i resti di due ammassi che si sono fusi in passato.

I ricercatori pensano che i bracci di gas probabilmente si sono formati quando l'ammasso centrale, più caldo ha strappato con i suoi movimenti gas dagli ammassi di galassie più piccole.

Dalla loro lunghezza e dalla velocità del suono nel gas caldo (circa 4 milioni di chilometri orari), i bracci dovrebbero avere circa 300 milioni di anni, e sembrano avere una forma piuttosto regolare. Questa caratteristica fornisce alcuni indizi sulle condizioni del gas caldo nell'ammasso della Chioma e suggerisce che, al contrario dei modelli teorici, gli scontri fra galassie in questo ammasso non producono forti turbolenze, e che l'ambiente è abbastanza tranquillo.
 
Due dei bracci sembrano essere collegati a un gruppo di galassie situate a circa due milioni di anni luce dal centro dell'ammasso e si collegano a una struttura più grande che si estende per almeno 1,5 milioni di anni luce. Una galassia dell'ammasso sembra avere una 'coda' molto sottile di gas ed è probabilmente una prova del gas che le viene strappato via.


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Ecco la stella 'Dr Jekyll e Mr. Hyde'

Rappresentazione artistica di un sistema binario composto da una pulsar a raggi X e una stella di piccola massa (fonte: ESA)  
Rappresentazione artistica di un sistema binario composto da una pulsar a raggi X e una stella di piccola massa (fonte: ESA)
 
Una strana stella trasformista, che si comporta come Dottor Jekyll e Mister Hyde, è stata ritratta per la prima volta sulla rivista Nature dall'astrofisico italiano Alessandro Papitto, dell'Istituto di studi spaziali di Barcellona, in collaborazione con i ricercatori dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

E' una stella di neutroni, uno degli oggetti più densi dell'universo frutto dell'esplosione di una supernova, che in tempi rapidissimi passa dall'emissione intermittente di raggi X a quella di onde radio. Con il suo comportamento capriccioso, rappresenta l'anello mancante che gli astronomi cercavano da decenni. La stella di neutroni si chiama IGR J18245-2452 e si trova a 18.000 anni luce dalla Terra, in un ammasso chiamato Messier 28.

Scoperta per la prima volta nel 2005 da un gruppo di astronomi che la classificò come una sorgente intermittente (pulsar) di onde radio, è stata riscoperta una seconda volta nel 2013 nella sua veste di pulsar a raggi X.

La sua peculiarità sta proprio nell'essere l'''anello mancante'', come lo definisce Papitto, una fase di transizione tra due stadi della vita di una pulsar. ''Da oltre 30 anni la teoria prevede che le pulsar radio più veloci a ruotare fossero un tempo delle pulsar a raggi X che, catturando materiale da un disco di gas circostante prodotto dalla stella compagna, sono state portate a ruotare sempre più velocemente'', spiega Luigi Stella, dell'Osservatorio di Roma dell'Inaf.

''Dopo un intervallo di tempo di centinaia di milioni di anni - aggiunge il ricercatore- la materia proveniente dal disco si riduce fino a cessare completamente e la stella di neutroni diventa una pulsar radio in rapidissima rotazione''. Finora mancava però la prova diretta di un legame tra queste due fasi della vita delle pulsar, che è stata finalmente trovata nel comportamento capriccioso di questa stella grazie a una serie di osservazioni combinate dei telescopi orbitanti Integral e Xmm-Newton dell'Agenzia spaziale europea (Esa), seguite da altre indagini condotte dallo spazio con i satelliti Nasa Swift e Chandra, e da terra con radiotelescopi in Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti.


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Há 4 bilhões de anos, Terra se parecia com lua de Júpiter, diz estudo

Do G1, em São Paulo

Io é uma das quatro grandes luas de Júpiter e a com maior atividade vulcânica do Sistema Solar. Material em preto e vermelho corresponde a erupções recentes (Foto: Galileo Mission/JPL/Nasa) 
Io é uma das quatro grandes luas de Júpiter e a com maior atividade vulcânica do Sistema Solar. Na imagem acima, o material em preto e vermelho corresponde a erupções recentes (Foto: Galileo Mission/JPL/Nasa)
 
A Terra primitiva, há cerca de 4 bilhões de anos, tinha uma dinâmica interna muito diferente da atual e pode ter se parecido com uma das quatro grandes luas de Júpiter, chamada Io, que tem intensa atividade vulcânica. Essa é a conclusão de um estudo feito por cientistas americanos e publicado na revista "Nature" desta quarta-feira (25).

Segundo os autores – liderados por William B. Moore, da Universidade Hampton e do Instituto Nacional do Aeroespaço dos EUA, e A. Alexander G. Webb, da Universidade do Estado da Luisiana –, o trabalho fornece uma nova perspectiva sobre a primeira geologia do nosso planeta.

A Terra se formou há 4,5 bilhões de anos, a partir de colisões de fragmentos de protoplanetas (corpos celestes considerados o primeiro estágio da evolução de um planeta). Naquela época, pertencente ao período geológico Hadeano, grande parte do calor da Terra ficou presa no núcleo (composto de metais, como ferro e níquel, e elementos radioativos).

No período seguinte, conhecido como Arqueano – que começou por volta de 4 bilhões de anos atrás –, apareceram as primeiras rochas inteiras e formas de vida unicelulares.
 
'Tubos de calor'
Hoje, a liberação de calor de dentro da Terra para fora é facilitada pelas placas tectônicas, mas esse transporte nem sempre foi assim. Moore e Webb criaram um modelo computacional e simulações numéricas para entender como o nosso planeta pode ter tido uma única placa com vários tubos vulcânicos por onde o calor e materiais circulavam entre o núcleo e a superfície.

Esses "tubos de calor" seriam semelhantes aos que ocorrem em Io e podem ajudar a compreender como a Terra evoluiu antes da formação das placas tectônicas. As simulações feitas também indicam que a nossa litosfera (camada sólida mais externa, dividida em placas) se transformou numa superfície fria e grossa há cerca de 3,5 bilhões de anos, como resultado de erupções frequentes que levaram materiais externos para dentro.

Após o aparecimento das placas tectônicas, foi registrada uma rápida diminuição da atividade vulcânica e de transferência de calor por meio desses tubos, destacaram os cientistas.

Nave russa Soyuz TMA-10M se acopla à ISS com 3 tripulantes a bordo

Da EFE
 

A nave russa Soyuz TMA-10M inicia manobra para se acoplar à ISS. (Foto: Nasa) 
A nave russa Soyuz TMA-10M inicia manobra para se acoplar à ISS. (Foto: Nasa)
 
 
A nave russa Soyuz TMA-10M, com três tripulantes a bordo, se acoplou com sucesso nesta quinta-feira (26) à Estação Espacial Internacional (ISS), informou o Centro de Controle de Voos (CCVE) da Rússia.

A manobra, que aconteceu de forma automática, aconteceu às 23h48 (local), como estava previsto, segundo as agências locais.

A Soyuz foi lançada há menos de seis horas da base de Baikonur no Cazaquistão, com a ajuda de um foguete portador Soyuz-FG.


Cosmonautas russos Oleg Kotov e Sergei Riazanski e astronauta americano Michael Hopkins na ISS. (Foto: Nasa / Via AP Photo) 
Cosmonautas russos Oleg Kotov e Sergei Riazanski e astronauta americano Michael Hopkins na ISS. (Foto: Nasa / Via AP Photo)
 
 
A tripulação da Soyuz TMA-10M é composta pelos cosmonautas russos Oleg Kotov e Sergei Riazanski, e pelo astronauta americano Michael Hopkins.

Para Kotov, está é sua terceira viagem à Estação Espacial Internacional, enquanto para Riazanski e Hopkins, está é a primeira.

Segundo as previsões, os três astronautas permanecerão na estação durante 168 dias e vão realizar várias caminhadas espaciais e diversos experimentos científicos.


Nave russa Soyuz TMA-10M é lançada do cosmódromo de Baikonur, no Cazaquistão (Foto: Dmitry Lovetsky/AP) 
Nave russa Soyuz TMA-10M é lançada do cosmódromo de Baikonur, no Cazaquistão. 
(Foto: Dmitry Lovetsky / AP Photo)
 
Entre outras coisas, receberão a tocha dos Jogos Olímpicos de Inverno de Sochi 2014, que sairá pela primeira vez ao espaço exterior durante uma caminhada no próximo dia 9 de novembro, segundo o Centro de Treinamento de Cosmonautas da Rússia.

Precisamente, Kotov e Riazanski serão os encarregados de levar a tocha olímpica para o espaço exterior pela primeira vez na história.

"A tocha, que sairá ao espaço exterior, é a mesma que acenderá a pira com a chama olímpica de Sochi", disse Dmitri Chernishenko, presidente do comitê organizador dos Jogos de Inverno.
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Trio deve passar cinco meses e meio no espaço, onde fará experimentos científicos (Foto: Shamil Zhumatov/Reuters) 
Novo trio deve passar cinco meses e meio no espaço, onde fará experimentos científicos.
 (Foto: Shamil Zhumatov / Reuters)
 
No dia 20 de novembro os seis astronautas da estação celebrarão o 15º aniversário do início da construção da plataforma, cuja vida útil foi prolongada até 2020.

Na Estação Espacial estão o cosmonauta russo Fyodor Yurchikhin, o italiano Luca Parmitano e a americana Karen Nyberg, que retornarão ao planeta Terra no dia 11 de novembro.

Desde que os ônibus espaciais americanos foram aposentados, as naves Soyuz são o único meio de transporte entre a Terra e a ISS.

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