quinta-feira, 5 de maio de 2016

Visti gli antichi vulcani Marte, diranno se c'è stata vita

Ricostruzione artisticxa di un'eruzione vulcanica avvenuta in un ambiente a bassa gravità, come quello marziano (fonte: American Geophysical Union)Ricostruzione artisticxa di un'eruzione vulcanica avvenuta in un ambiente a bassa gravità, come quello marziano (fonte: American Geophysical Union)

Per la prima volta sono stati visti gli antichissimi vulcani di Marte, preziosi per capire se in passato il pianeta ha avuto un ambiente in grado di ospitare forme di vita. Le immagini sono state ottenute dal satellite Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) della Nasa, nell'orbita marziana dal 2006.

I vulcani si trovano nella regione montuosa chiamata Sisyphi Montes, nell'emisfero meridionale del pianeta, a circa 1.600 chilometri dal Polo Sud. Dimostrano che in passato la regione era ricoperta di ghiaccio perché nell'area sono stati individuati gli stessi minerali, come zeolitisolfati e argille, che sulla Terra si sono formati nelle zone polari per effetto dell'attività vulcanica. 
Secondo i ricercatori i dati potranno aiutare a capire se in passato su Marte c'è stata una combinazione di calore e umidità tale da creare condizioni favorevoli alla comparsa della vita. 

''Le rocce raccontano storie. Il loro studio può mostrare come si è formato un vulcano o come è cambiato nel corso del tempo'', ha detto il coordinatore della ricerca, Sheridan Ackiss, della Purdue University. ''Ho cercato di capire – ha aggiunto - quale storia ci potevano raccontare le rocce di questi vulcani''. 

Secondo i ricercatori la scoperta sarebbe stata impossibile senza l'alta risoluzione (18 metri per pixel) dello spettrometro Crism (Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer) a bordo del veicolo. Le immagini ad altissima risoluzione hanno infatti permesso di individuare i minerali lasciati dalle antiche eruzioni. 

I dati hanno inoltre confermato che le strutture a forma di cupola che costellano la regione sono antichi vulcani simili a quelli che sulla Terra sono sepolti sotto i ghiacci e che, durante le eruzioni, generano una colonna di vapore capace di perforare il ghiaccio e sollevare colonne di ceneri e gas nell'atmosfera, come è accaduto nel 2010 in Islanda, con l'eruzione del vulcano Eyjafjallajökull.


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Scoperta una stella dal 'cuore' unico, diverso da quello del Sole

Sul Sole le macchie sono localizzate intorno all'Equatore (fonte: NASA)Sul Sole le macchie sono localizzate intorno all'Equatore (fonte: NASA)

Scoperta una stella dal 'cuore' diverso da quello del Sole: è alimentata da una dinamo differente da quella che 'disegna' sul nostro Sole le macchie prodotte dal campo magnetico. Si chiama Zeta Andromeda e le sue macchie, che si formano ai poli e non all'equatore come accade sul Sole, indicano che il suo campo magnetico è guidato da forze completamente diverse da quelle attive sulla nostra stella. Descritta su Nature, la stella è stata studiata dal gruppo coordinato da Rachael Roettenbacher, dell'università americana del Michigan.

La stella si trova nella costellazione di Andromeda, a 180 anni luce di distanza dalla Terra. E' stata osservata con il telescopio Chara Array, in California, che ha permesso di studiarla nel dettaglio e scoprire che è una stella molto diversa dal Sole. Secondo Korhonen è per questa ragione che anche la dinamo interna, innescata dalle particelle elettricamente cariche, è differente. 

Zeta Andromeda ha il diametro 16 volte maggiore rispetto a quello del Sole e ha una compagna un po' più piccola. Fa parte perciò di un sistema binario e, come le stelle che appartengono a sistemi simili, ruota molto rapidamente sul suo asse, al ritmo di 40 chilometri al secondo contro i 2 chilometri al secondo del Sole. Per Korhonen, è proprio questa rotazione molto rapida a generare un effetto dinamo più complesso e un campo magnetico più intenso. Di conseguenza anche le macchie solari si formano in modo diverso. 

Queste strutture appaiono scure perché sono regioni raffreddate dai campi magnetici e quindi sono più fredde rispetto al resto della superficie. Sul Sole appaiono e scompaiono in maniera regolare nella zona equatoriale e il loro numero aumenta periodicamente circa ogni 11 anni. Il campo magnetico, responsabile della formazione delle macchie solari, può anche innescare eruzioni di plasma. Quando la nube di particelle solari colpisce la Terra genera le aurore polari e può generare tempeste magnetiche che disturbano le comunicazioni radio e le reti elettriche.


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