E' arrivato a
destinazione sulla Stazione Spaziale Internazionale il primo robot
umanoide parlante. Si chiama Kirobo, è nato in Giappone ed è giunto a
bordo della navetta senza equipaggio Htv 4, dell'agenzia spaziale
giapponese Jaxa.
A guidare la manovra di aggancio è stata l'astronauta americana Karen Nyberg. Ad attendere il nuovo arrivato, insieme al resto dell'equipaggio, c'è Robonaut, l'automa della Nasa che già lavora a bordo della stazione orbitale.
Che astronauti e robot siano destinati a diventare amici sempre più stretti è convinto l'astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) Luca Parmitano. ''Non sarò io a seguire Kirobo, ma se ne occuperà Karen''. In generale, ha proseguito, ''vedo con ottimismo il futuro dei robot nello spazio: il loro compito è lavorare, ad esempio, per rendere l'ambiente più sicuro in vista di un atterraggio su Marte. Sono convinto - ha concluso - che l'Integrazione fra uomini e robot nello spazio sia già in atto e che sarà sempre più intensa nel futuro''.
Obiettivo di Kirobo, nato dall'ispirazione di un manga, è interagire e supportare gli astronauti, in particolare il 'connazionale' Koichi Wakata, che raggiungerà la Stazione Spaziale nei prossimi mesi.
Kirobo fa pensare a un robot 'bambino' confrontato con il suo 'collega' Robonaut. L'automa giapponese è infatti alto appena 34 centimetri, contro il metro di Robonaut, e più portato all'interazione sociale rispetto al suo collega americano. Mentre quest'ultimo è soprattutto un prezioso aiutante nei laboratori della stazione orbitale, Kirobo è specializzato nel riconoscere i volti, in particolare quello di Wakata, futuro comandante della stazione. Inoltre sa parlare (in giapponese), sostenendo vere e proprie conversazioni.
Kirobo, il cui nome nasce dalla fusione delle parole giapponesi speranza e robot, nasce per comprendere in che modo gli automi possano fornire compagnia e un supporto emozionale agli astronauti che vivono quasi in isolamento per molti mesi.
L'aspetto di Kirobo, e del suo gemello Mirata che rimarrà a Terra per verificare eventuali malfunzionamenti, è stato realizzato dal gruppo di ricerca coordinato da Tomotaka Takahashi, dell'università di Kyoto, ispirandosi a un noto manga giapponese, Astro Boy.
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