quinta-feira, 6 de dezembro de 2012

Nascerà in Italia il 'cuore' di Bepi Colombo

Rappresentazione grafica dl satellite Bepi Colombo (fonte: Thales Alenia Space)  
Rappresentazione grafica dl satellite Bepi Colombo
 (fonte: Thales Alenia Space)
 
Nasceranno in Italia i sistemi che permetteranno al satellite Bepi Colombo di esplorare per la prima volta a distanza ravvicinata il mondo incandescente di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, la cui superficie può raggiungere temperature fino a 550 gradi. In programma nel 2015, la missione è nata dalla collaborazione tra le agenzie spaziali di Europa (Esa) e Giappone (Jaxa).

E' quanto prevede il contratto da 200 milioni firmato a Roma dalla Thales Alenia Space con la Astrium, l'azienda tedesca che guida il gruppo di aziende europee coinvolte nel progetto. Il contratto è stato firmato alla presenza di Luigi Pasquali, presidente e amministratore delegato della Thales Alenia Space Italia, ed Eckard Settelmeyer, direttore per l'Osservazione della Terra, Navigazione e Scienza della Astrium Gmbh. ''Siamo orgogliosi di questo nuovo contratto, che ci permette di misurarci con entusiasmanti sfide tecnologiche legate al particolare scenario della missione'', ha osservato Pasquali riferendosi alle condizioni ambientali estreme di Mercurio.

Per arrivare su Mercurio, infatti, la parte della sonda esposta al Sole sopporterà temperature di circa 300 gradi, mentre all'interno gli strumenti dovranno lavorare a una temperatura che va da 0 a 40 gradi.

A capo di un gruppo di 35 aziende europee, la Thales Alenia Space è responsabile del sistema di controllo termico del satellite. ''Realizzare un sistema termico in grado di affrontare le temperature altissime di Mercurio e' una sfida tecnologica'', ha osservato il responsabile per la Scienza della Thales Alenia Space Italia, Vincenzo Giorgio.

Saranno costruiti in Italia elementi cruciali per immagazzinare i dati scientifici e trasmetterli a Terra, come la memoria di massa, il trasponder e l'antenna ad alto guadagno. Quest'ultima e' una parabola dal diametro di oltre un metro derivata da quella attiva sulla sonda Cassini, attualmente in orbita attorno a Saturno. Sempre in Italia saranno realizzati i sistemi di telecomunicazione e distribuzione della potenza elettrica, e il satellite saranno eseguiti assemblaggio, integrazione e test del satellite.



Alla missione partecipa anche l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) con la realizzazione di quattro degli 11 esperimenti della missione.

www.ansa.it

Osservata la materia delle prime stelle

Rappresentazione artistica del quasar utilizzato come faro per illuminare la materia più antica dell’universo (Fonte:  European Southern Observatory/M. Kornmesser) 
 Rappresentazione artistica del quasar utilizzato come faro per illuminare la materia più antica dell’universo (Fonte: European Southern Observatory/M. Kornmesser)
 
 
La materia più antica dell'universo mai vista finora è una nube di gas che si trova a oltre 13 miliardi di anni luce dalla Terra. Risale al tempo in cui si sono 'accese' le prime stelle e non contiene tracce di elementi pesanti. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve al gruppo coordinato dal fisico americano Robert Simcoe, del Massachusetts Institute of Technology (Mit).

Per quanto indietro nel tempo siano andati finora, anche nelle stelle piu' antiche gli astronomi hanno sempre visto qualche traccia di elementi pesanti, come il carbonio e l'ossigeno. Questi elementi, che si formano nelle stelle o dall'esplosione di stelle molto grandi, costituiscono i mattoni dai quali si formano i pianeti e la vita.

Ora i ricercatori sono riusciti a guardare molto piu' lontano, all'epoca nella quale si sono formate le prime stelle. Sono riusciti a farlo grazie a uno spettrometro a infrarossi installato sul telescopio Magellano, in Cile e a una 'lampadina' molto speciale, la luce del quasar (ossia una radiosorgente quasi stellare) piu' lontano mai osservato. Il quasar analizzato e' un nucleo galattico che si trova a piu' di 13 miliardi di anni luce dalla Terra, quando l'universo era giovanissimo e aveva solo 750 milioni di anni.

Osservato dalla Terra, si trova dietro a una nube di gas che potrebbe essere il materiale da cui è nata la prima generazione di stelle in quella regione. In pratica l'oggetto ha agito come una lampadina molto brillante, la cui luce, attraversando la nube, ha permesso di svelare le 'firme' degli elementi contenuti in essa, spiega Adriano Fontana dell'Osservatorio di Roma dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e responsabile italiano dello strumento Large Binocular Telescope.

L'analisi dello spettro di luce del quasar non ha fornito alcuna evidenza della presenza di elementi pesanti della nube gassosa che circonda l'oggetto: sono state scoperte prove di idrogeno ma non di ossigeno, silicio, ferro o magnesio. ''Le prime stelle - sottolinea Fontana - non si sono formate tutte nello spesso punto, ma in zone diverse dell'universo, quindi e' probabile che in altre regioni del cosmo, in quest'epoca, gia' fossero nate le prime stelle, lo dimostra il quasar vicino, dove vi sono degli astri''. Ma, aggiunge, e' la prima volta che viene scoperta e osservata una zona priva o con una bassissima percentuale di elementi pesanti e questo mette potenzialmente sulle tracce della prima generazione di stelle in quella regione.

''Quello che abbiamo osservato - rileva Simcoe - e' uno dei periodi piu' interessanti del cosmo. E se siamo stati in grado di trovare  qualcosa in questa epoca, significa che possiamo potenzialmente scoprire altre cose interessanti''.

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