Rappresentazione artistica della
collisione che ha generato il cratere gigante Rheasilvia, nel polo Sud
di Vesta (fonte: Martin Jutzi)
Sono stati
simulati al computer i giganteschi impatti che hanno formato i crateri
nel polo Sud dell'asteroide Vesta. La simulazione, che si è guadagnata
la copertina di Nature, si deve a un gruppo di ricerca coordinato da
Martin Jutzi, dell'università svizzera di Berna, e offre indizi sulla
struttura interna di questo asteroide.
Secondo asteroide più grande della fascia compresa fra Marte e Giove, Vesta sembra essere un embrione di pianeta intatto, con una composizione simile a quella di alcune meteoriti. Secondo la simulazione la sua superficie è costellata da ampie zone ricche di minerali tipici delle rocce magmatiche, come l'olivina; la crosta inoltre sarebbe spessa circa 100 chilometri e ricca di frammenti di meteoriti chiamati diogeniti.
I ricercatori hanno fatto una simulazione in 3D degli impatti che hanno dato origine a due crateri sovrapposti nell'emisfero meridionale, scoperti dalla sonda americana Dawn che sta osservando l'asteroide da vicino. I due bacini si chiamano Veneneia e Rheasilvia. Quest'ultimo è il più giovane e la simulazione ha riprodotto fedelmente la forma e caratteristiche di entrambi. Per simulare la formazione di Veneneia, i ricercatori hanno immaginato l'impatto di un 'proiettile cosmico', del diametro di 64 chilometri, che abbia impattato l'asteroide circa 2 miliardi di anni fa.
Secondo asteroide più grande della fascia compresa fra Marte e Giove, Vesta sembra essere un embrione di pianeta intatto, con una composizione simile a quella di alcune meteoriti. Secondo la simulazione la sua superficie è costellata da ampie zone ricche di minerali tipici delle rocce magmatiche, come l'olivina; la crosta inoltre sarebbe spessa circa 100 chilometri e ricca di frammenti di meteoriti chiamati diogeniti.
I ricercatori hanno fatto una simulazione in 3D degli impatti che hanno dato origine a due crateri sovrapposti nell'emisfero meridionale, scoperti dalla sonda americana Dawn che sta osservando l'asteroide da vicino. I due bacini si chiamano Veneneia e Rheasilvia. Quest'ultimo è il più giovane e la simulazione ha riprodotto fedelmente la forma e caratteristiche di entrambi. Per simulare la formazione di Veneneia, i ricercatori hanno immaginato l'impatto di un 'proiettile cosmico', del diametro di 64 chilometri, che abbia impattato l'asteroide circa 2 miliardi di anni fa.
Sul bacino nato dalla catastrofica collisione, un miliardo di anni più tardi si sarebbe abbattuto un altro 'proiettile cosmico' del diametro di 66 chilometri ed entrambe le collisioni avrebbero provocato l'espulsione dei materiali che si trovavano nella crosta dell'asteroide, ad una profondità compresa fra 60 e 100 chilometri.
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