terça-feira, 25 de fevereiro de 2014

Equipamento da Nasa capta explosão solar considerada a mais forte de 2014

Evento foi no fim de janeiro, mas agência divulgou imagens nesta terça (25).
Fenômeno afeta o funcionamento de satélites, GPS e redes de energia.

Do G1, em São Paulo

 

Explosão solar foi detectada por equipamento da Nasa em 28 de janeiro deste ano (Foto: SDO/Nasa/Reuters) 
Explosão solar foi detectada por equipamento da Nasa em 28 de janeiro deste ano 
(Foto: SDO/Nasa/Reuters)
 
 
A agência espacial americana (Nasa) divulgou nesta terça-feira (25) imagens de uma forte tempestade solar registrada pelo satélite Iris (Interface Region Imaging Spectrograph) no dia 28 de janeiro.

Segundo a Nasa, foi a mais forte explosão solar captada pela sonda desde seu lançamento, no início do segundo semestre do ano passado.

O equipamento é responsável por realizar imagens em alta resolução de uma região pouco explorada do Sol, chamada baixa atmosfera. É lá que se formam os ventos solares que atingem a Terra regularmente.

O fenômeno não tem impacto direto sobre as pessoas nem sobre a natureza, mas pode afetar o funcionamento de satélites, GPS e redes de energia.

Além disso, a interferência causada pela radiação solar faz com que algumas companhias desviem voos próximos aos polos. As auroras boreal e austral também são provocadas por essa interação.


Segundo a agência espacial americana, explosão foi a mais forte registrada pelo equipamento chamado Iris (Foto: SDO/Nasa/Reuters) 
Segundo a agência espacial americana, explosão foi a mais forte registrada pelo equipamento chamado Iris (Foto: SDO/Nasa/Reuters)

È in corso una eruzione solare da record

La più violenta dall'inizio dell'anno


L'eruzione solare più violenta dell'anno, ripresa dall'osservatorio Sdo, della Nasa (fonte: NASA/SDO) 
 L'eruzione solare più violenta dell'anno, ripresa dall'osservatorio Sdo, della Nasa 
(fonte: NASA/SDO)
 
 
È in corso una eruzione solare da record: la più violenta registrata dall'inizio dell'anno e una delle più intense del ciclo solare attuale. Nonostante l'intensità, non c'è pericolo di tempeste solari perché lo sciame di particelle liberato non si dirige verso la Terra. Gli effetti ''sono mitigati dalla posizione in cui è avvenuta l'eruzione, vicino al lembo sud-orientale del Sole, e non di fronte alla Terra'' tranquillizzano gli esperti dal programma Space Situational Awareness (Ssa) dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa).

L'eruzione è stata definita dal programma Ssa di classe X, la più alta su una scala di 5 classi di potenza. La nube di particelle solari emessa dall'eruzione, che si espande alla velocità di 2.000 chilometri al secondo, per ora quindi non è diretta verso la Terra. Se una nube di particelle solari in rapido movimento come questa colpisse il nostro pianeta, spiegano gli esperti, le conseguenti tempeste geomagnetiche che si verificherebbero potrebbero causare problemi ai voli, danni seri alle comunicazioni e agli elettrodotti.

La fonte dell'eruzione è una macchia solare molto produttiva, chiamata AR1967 che ha generato altri brillamenti da quando il Sole si è 'svegliato'. La nostra stella infatti si trova nella fase di massimo del ciclo di 11 anni dell'attività solare, motivo per cui potrebbero esserci anche altre eruzioni. Questa regione del Sole quindi resta una sorvegliata speciale soprattutto perché, a causa della rotazione del Sole, nei prossimi giorni si troverà di fronte alla Terra.

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segunda-feira, 24 de fevereiro de 2014

Astrônomo espanhol grava impacto de asteroide contra a Lua

Choque de meteorito aconteceu no dia 11 de setembro do ano passado.
Asteroide pesava 400 kg e viajava a 60.000 km/h quando colidiu com a Lua.

Da France Presse

 
Imagem mostra o impacto de um meteorito na superfície da Lua em 11 de setembro de 2013 (Foto: J. Madiedo / MIDAS) 
Imagem mostra o impacto de um meteorito na superfície da
Lua em 11 de setembro de 2013 (Foto: J. Madiedo/MIDAS)
 
Um astrônomo espanhol observou ao vivo a colisão de um asteroide do tamanho de uma geladeira contra a Lua, um fenômeno pouco frequente que foi gravado e analisado.

José María Madiedo, professor da Universidade de Huelva, observou no dia 11 de setembro de 2013 um potente clarão no Mare Nubium, uma cratera lunar repleta de lava solidificada.

A Real Sociedade Astronômica britânica, que informa sobre o ocorrido em sua revista mensal, indicou que o evento de oito segundos de duração foi tão luminoso quanto a estrela polar, razão pela qual poderia ter sido visto a partir da Terra sem a necessidade de telescópios.

"Neste momento, percebi que havia presenciado um acontecimento pouco frequente e extraordinário", destacou Madiedo. Os vídeos podem ser vistos na internet (http://youtu.be/perqv4qByaI e http://youtu.be/zCFDkj2JtyA).

O asteroide, tinha entre 60 centímetros 1,40 metro de diâmetro, pesava 400 quilos e viajava a uma velocidade de 60.000 km/h quando colidiu com a superfície lunar.

A rocha se vaporizou no momento do impacto, criando uma cratera de 40 metros de diâmetro e um intenso calor, causa do clarão observado da Terra.

sexta-feira, 21 de fevereiro de 2014

E' arrivato l'asteroide 1995CR .

L’asteroide 2014CR ripreso da Gianluca Masi  (fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0) 
 L’asteroide 2014CR ripreso da Gianluca Masi 
(fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0)
 
Asteroidi in 'gita di gruppo' verso la Terra. Alle 12,08 (ora italiana) e'  avvenuto il passaggio ravvicinato di 1995CR, un sasso 'cosmico' del diametro di 210 metri; lo segue 2014CR, che transiterà vicino alla Terra il 24 febbraio, quando raggiungerà la minima distanza dal nostro pianeta alle 1,21 (ora italiana).

1995CR ha sfrecciato alla velocità massima rispetto alla Terra di 30 chilometri al secondo. Del diametro di 130 metri, 2014CR passerà invece alla velocita' di 12 chilometri al secondo.

I due asteroidi fanno parte della piccola 'comitiva' che in pochi giorni ci sta salutando da vicino, in una specie di 'gita di gruppo' alla quale partecipano quattro di questi fossili del Sistema Solare. I primi due sono passati nella prima meta' di febbraio e tutti insieme proseguiranno la corsa verso le regioni più interne del Sistema Solare.

''Ovviamente non corriamo alcun pericolo'', ha detto l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile scientifico del progetto Virtual Telescope e curatore scientifico del Planetario di Roma. ''Il primo oggetto celeste, nel momento del massimo avvicinamento, sarà a 3 milioni di chilometri dalla Terra, ossia 7,6 volte la distanza della Luna. Il secondo passerà a una distanza di poco superiore ai 3 milioni di chilometri''. Questi avvicinamenti, sottolinea Masi, sono occasioni preziose per gli esperti che studiano i cosiddetti Neo (Near-Earth Objects), ossia comete e asteroidi vicini alla Terra, in genere molto deboli da rilevare. Anche se in questo momento non rappresenta nessuna minaccia, solo 1995CR, precisa l'astrofisico, ''rientra nella categoria degli asteroidi potenzialmente pericolosi, che comprende gli oggetti che si trovano a una distanza minima dalla Terra inferiore a 7,4 milioni di chilometri e un diametro superiore a 150 metri ''.


Entrambi gli asteroidi sono visibili dall'Italia con un telescopio professionale oppure sarà possibile osservarli seguendo lo streaming delle immagini riprese dal Virtual Telescope e ritrasmesse in diretta sul canale Scienza e Tecnica dell'ANSA alle ore 21 di questa sera.




quinta-feira, 20 de fevereiro de 2014

La supernova asimmetrica

L'immagine della supernova  Cassiopeia A ripresa da Nustar. In blu le emissioni del Titanio 44 (fonte: Nature, Grefenstette e colleghi)  
L'immagine della supernova Cassiopeia A ripresa da Nustar. In blu le emissioni del Titanio 44 
(fonte: Nature, Grefenstette e colleghi)
 
 
La prima immagine di un'esplosione asimmetrica di una supernova offre elementi inediti per studiare queste esplosioni stellari che diffondono nel cosmo i mattoni della materia e della vita. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve al gruppo coordinato da Brian Grefenstette, del California Institute of Technology (Caltech).

Importante il contributo italiano, con Matteo Perri e Simonetta Puccetti, dell'Osservatorio di Roma dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dello Science Data Center dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asdc-Asi) e Paolo Giommi, responsabile del centro Asdc.

Grazie ai dati dell'Osservatorio spaziale a raggi X Nustar della Nasa, è stato possibile compiere un viaggio nel tempo nel cuore dell'esplosione della supernova Cassiopeia A, distante da noi 11.000 anni luce. E' una missione nella quale l'Italia ha un ruolo fondamentale, sviluppando il software per l'analisi dei dati presso il centro Asdc, in collaborazione con il gruppo di Caltech, e mettendo a disposizione la base di Malindi in Kenya, ha spiegato Giommi. Un gruppo di ricercatori dell'Inaf partecipa inoltre alla ricerca scientifica dei dati di Nustar.

I datri racolti nella missione hanno permesso di ottenere la prima mappa ad alta risoluzione delle emissioni di un elemento radioattivo prodotto durante l'esplosione, il Titanio 44. L'emissione, spiegano Perri e Puccetti, permette di osservare direttamente il materiale prodotto durante l'esplosione della supernova.

''L'immagine ottenuta – rileva Perri – mostra che la distribuzione del Titanio 44 nei resti della supernova non è omogenea: in alcune regioni si concentra e in altre diminuisce''. Questo significa che l'esplosione non è stata sferica ma asimmetrica cioè è avvenuta in modo diverso nelle differenti regioni della stella. Probabilmente a causa di una instabilità durante l'esplosione stellare.

Lo studio di questi dati, per Puccetti, aiuterà a ricostruire le fasi finali dell'evoluzione della stella esplosa. Le immagini mostrano inoltre che l'emissione del Titanio 44 non è distribuita come l'emissione del ferro. Poiché si pensa che entrambi gli elementi siano prodotti nella stessa fase di esplosione della stella, questo risultato implica che potrebbe esserci un meccanismo che disaccoppia la loro produzione. In alternativa, il ferro potrebbe non emettere nella zona dove è localizzato il Titanio 44 in quanto ancora non investito dall'onda d'urto dell'esplosione.


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L’illusione ottica di Galileo Dopo 400 anni svelato il mistero

A parità di dimensioni, un oggetto appare più grande quando è bianco su sfondo nero


A parità di dimensioni, un oggetto appare più grande quando è bianco su sfondo nero 
 
A parità di dimensioni, un oggetto appare più grande quando è bianco su sfondo nero
 
Dopo 400 anni è stato svelato il meccanismo di una delle più famose illusioni ottiche, quella che prende il nome da Galileo Galilei. Cioè il motivo per il quale un oggetto, a parità di dimensioni, sembra più grande quando è bianco su un fondo nero. Galileo è stato il primo a notarla e il segreto di quel fenomeno è stato annunciato in occasione dei 450 dalla sua nascita, avvenuta il 15 febbraio 1564.


 
 
LUCE E BUIO - Un gruppo di ricerca dell’Istituto di optometria della State University di New York ha riscontrato che l’illusione ottica è dovuta a come gli occhi vedono la luce e il buio. Quando Galileo puntò il suo cannocchiale verso il cielo si accorse che le dimensioni relative dei pianeti cambiavano guardandoli attraverso la lente: Venere per esempio sembra circa otto volte più grande di Giove, mentre in realtà quest’ultimo è quattro volte più grande di Venere. Galileo si rese subito conto che doveva trattarsi di un’illusione ottica, ma non riuscì mai a trovare una spiegazione del fenomeno.

CELLULE NERVOSE - Esaminando le risposte delle cellule nervose nel sistema visivo del cervello agli stimoli chiari e scuri, è stato infatti scoperto che, mentre gli stimoli scuri provocano una risposta neurale che riporta con precisione le dimensioni dell’oggetto osservato, gli stimoli luminosi «confondono» e producono risposte esagerate, che fanno sembrare l’oggetto più grande. Il l fenomeno è quindi dovuto alle caratteristiche dei circuiti neurali che si occupano di processare l’informazione visiva, che determinano una rappresentazione distorta della reale grandezza di un oggetto in funzione della sua luminosità. Più un oggetto è chiaro e luminoso, più ci sembrerà grande visto a occhio nudo. Perciò Venere, essendo più vicino alla Terra, appare più luminoso di Giove e sembra quindi più grande.
 
 
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quarta-feira, 19 de fevereiro de 2014

Una 'sfilata' di tre asteroidi anticipa il Carnevale

L'asteroide 2014 BR57, fotografato da Gianluca Masi (fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0) 
 L'asteroide 2014 BR57, fotografato da Gianluca Masi 
(fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0)
 
 
Sfilata di corpi celesti per 'festeggiare' il carnevale in anticipo: ben quattro asteroidi in pochi giorni salutano 'da vicino' il nostro pianeta. Dopo il passaggio del primo nella notte del 17 febbraio, si attende il transito di 2014 BR57, una montagna di roccia larga 60 metri. A seguire, il giorno successivo, sfileranno gli asteroidi 1995 CR e 2014 CR.

"Gli asteroidi sono oggetti estremamente affascinanti", ha spiegato l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile scientifico del progetto Virtual Telescope e curatore scientifico del Planetario di Roma. "Sono il residuo incontaminato del materiale che componeva il Sistema Solare degli albori, quando i pianeti stavano appena cominciando la loro formazione", ha spiegato. Questi frammenti, più o meno grandi, orbitano ancora attorno al Sole e nel loro vagare possono passare vicino alla Terra.

In queste ore ben quattro di questi 'fossili' celesti regaleranno una incredibile sfilata, quasi ad anticipare di pochi giorni il carnevale.

Dopo il passaggio ravvicinato dell'asteroide 2000 EM26, con un diametro stimato di circa 200 metri (quasi come due campi di calcio), sfilato la scorsa notte, nelle prossime ore sarà il turno di 2014 BR57, 1995 CR e 2014 CR.
 
Il passaggio ravvicinato non rappresenta nessun pericolo per il pianeta, il più vicino (2014 BR57) passerà infatti a 1.680.000 chilometri da noi, più di 4 volte la distanza che ci separa dalla Luna.

Per osservali sarà necessario attrezzarsi con un telescopio, anche piccolo, oppure seguendo lo streaming delle immagini riprese dal Virtual Telescope e ritrasmesse in diretta sul canale Scienza e Tecnica dell'ANSA.
Condizioni meteo permettendo, e le previsioni lasciano per ora ben sperare, gli appuntamenti per le dirette sono programmate per il 19 febbraio alle 21.00, per il primo ospite della sfilata (2014 BR57) e per il 20 febbraio sempre alle 21.00 per seguire gli ultimi due asteroidi.

"Il passaggio di 4 asteroidi in così poche ore - ha sottolineato Masi - rappresenta una semplice coincidenza. Non esiste alcun pericolo maggiore e non vuol dire neanche che questi oggetti siano aumentati. Questo è solo perché siamo diventati noi più bravi a rilevarli: prima non sapevamo osservarli, mentre oggi abbiamo migliorato le nostre capacità".


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terça-feira, 18 de fevereiro de 2014

Asteroide 'potencialmente perigoso' passou próximo da Terra nesta 2ª feira

Rocha 2000 EM26 atingiu ponto mais próximo do planeta na noite passada.
Com 270 metros de largura, asteroide viajava a 47 mil km/h.

Do G1, em São Paulo


Um asteroide com 270 metros de largura e considerado potencialmente perigoso pelos cientistas passou próximo da Terra na noite desta segunda-feira (18), de acordo com a imprensa internacional

Segundo o jornal britânico “The Guardian”, a rocha espacial conhecida como 2000 EM26 não representou nenhuma ameaça.

A distância mais próxima da Terra, 3,4 milhões de km -- o equivalente a 8,8 vezes a distância entre nosso planeta e a Lua – foi por volta das 23h, horário de Brasília.

A agência Reuters afirma que mesmo com essa distância, o corpo celeste foi considerado um objeto potencialmente perigoso à Terra. Os cientistas estimavam que sua velocidade era de 47 mil km/h.

O fato ocorre pouco mais de um ano depois da Rússia experimentar momentos assustadores com a queda de um meteorito na região de Chelyabinsk, que deixou mais de mil pessoas feridas.

Os cientistas estimam que o asteroide pode ter medido até 20 metros e pesado 13.000 toneladas. Ao entrar na atmosfera, ele se tornou um objeto dotado de energia equivalente a um milhão de toneladas de TNT, isto é, 30 vezes a potência da bomba atômica de Hiroshima.

A trajetória, acrescentam, sugere que o meteorito foi alguma vez parte de um asteroide de dois quilômetros de diâmetro chamado 86039, inicialmente avistado em 1999 e que voltava a passar regularmente perto da Terra.
 

sexta-feira, 14 de fevereiro de 2014

Il Sole 'spumeggiante' a San Valentino

Aurora boreale in Alaska  
Aurora boreale in Alaska 
 
Anche il Sole festeggia San Valentino e lo fa con uno spettacolo indimenticabile, anche se riservato a chi si trova molto a Nord, vicino al Circolo polare artico, o in Antartide. Cieli colorati di verde e viola da spettacolari aurore polari sono previsti dall'Agenzia americana per l'atmosfera e gli oceani (Noaa), in seguito alla vivace attività del Sole.

Ancora una volta la protagonista è la gigantesca macchia solare AR1974, comparsa già da alcune settimane. Ha già provocato una violenta eruzione che ha rilasciato in direzione della Terra tre flussi di particelle che gli esperti hanno catalogato di media intensità, ma sufficiente comunque a far brillare il cielo proprio nel giorno di San Valentino.

Esplodendo, infatti, le macchie solari che periodicamente appaiono sulla superficie della nostra stella scagliano nello spazio sciami di particelle cariche di energia. Una volta giunte nei pressi della Terra, le particelle interagiscono con il campo magnetico colorando il cielo alle alte latitudini.

E' invece piuttosto bassa, stimata nel 60%, la probabilità di tempeste magnetiche rischiose per il funzionamento delle linee elettriche e dei satelliti per le telecomunicazioni.

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quinta-feira, 13 de fevereiro de 2014

Cientistas criam mapa global da maior lua do Sistema Solar

Ganymede é a sétima lua de Júpiter e a maior do sistema solar.
Mapa ajudará em futuras observações de veículos espaciais.

Do G1, em São Paulo
 

A Ganymede, sétima lua de Júpiter, ganhou mapa global com detalhes geológicos (Foto: USGS Astrogeology Science Center/Wheaton/NASA/JPL-Caltech) 
A Ganymede, sétima lua de Júpiter, ganhou mapa global com detalhes geológicos
 (Foto: USGS Astrogeology Science Center/Wheaton/NASA/JPL-Caltech)
 

Um grupo de cientistas do Wheaton College, nos Estados Unidos, produziu o primeiro mapa global de Ganymede, a sétima lua de Júpiter e a maior do Sistema Solar, com 5.262 km de diâmetro (a Lua da Terra, por exemplo, tem 3.476 km de diâmetro). O mapa ilustra a variedade geológica da superfície da lua.

Segundo os pesquisadores, o mapa ajuda no estudo sobre a evolução da lua e em observações futuras de naves espaciais. Os cientistas que o elaboraram identificaram três períodos geológicos para a lua, um em que dominavam crateras de impacto, outro com perturbações tectônicas, seguido por declínio na atividade geológica.

O novo mapa, segundo eles, permitirá pesquisadores a comparar características geológicas de outros satélites gelados, com características semelhantes às da Ganymede.

Estudos anteriores feitos por telescópios baseados na Terra e por missões espaciais indicam que a Ganymede é um satélite gelado e complexo, cuja superfície é caracterizada pelo contraste de dois tipos principais de terrenos: regiões de crateras escuras e muito antigas e regiões mais claras marcadas por sulcos e saliências, um pouco mais jovens, mas ainda assim antigas.

O mapa foi elaborado a partir de imagens obtidas durante voos dos veículos espaciais Voyager 1 e 2 e Galileo, da Agência Espacial Americana (Nasa). A lua Ganymede foi descoberta em 1610 por Galileo Galilei.

segunda-feira, 10 de fevereiro de 2014

Cientistas australianos descobrem estrela mais antiga do Universo

Estrela está na Via Láctea a 6 mil anos luz de distância da Terra.
Descoberta abre as portas para indagar sobre as origens do Universo.

Da EFE

 
Cientistas australianos descobrem a estrela mais antiga do Universo (Foto: AFP/ Space Telescope Science Institute) 
Estrela seria a mais antiga do Universo (Foto: AFP/ Space Telescope Science Institute)
 
 
Cientistas australianos descobriram uma estrela que se formou pouco depois do Big Bang há cerca de 13,6 bilhões de anos e que foi considerada como a mais antiga do Universo conhecida até o momento, informou nesta segunda-feira (10) a imprensa local.

A estrela denominada SMSS J031300.36-670839.3, que se encontra na Via Láctea a cerca de 6 mil anos luz da Terra, permitirá estudar pela primeira vez a composição química dos primeiros corpos celestes e abre as portas para indagar sobre as origens do Universo.

O chefe da equipe científica que descobriu a estrela, Stefan Keller, da Universidade Nacional Australiana, disse que para determinar a idade das estrelas se leva em conta a quantidade de ferro presente em seu espectro de luz.

O astrônomo, que comparou a probabilidade do achado a "uma em 60 milhões", assinalou que a maior quantidade deste mineral corresponde a uma maior juventude.

"No caso da estrela que anunciamos, a quantidade de ferro era pelo menos 60 vezes menor que em qualquer outra estrela", disse Keller em entrevista à agência local 'AAP'.

A estrela foi descoberta através do telescópio SkyMapper do Observatório Sinding Spring, situado no nordeste australiano, em um projeto voltado a elaborar o primeiro mapa digital do firmamento meridional.

O telescópio gigante de Magalhães no Chile confirmou pouco depois a descoberta publicada na última edição da revista científica "Nature".

sábado, 8 de fevereiro de 2014

Impacto de rocha espacial na superfície de Marte cria 'obra de arte'

Cratera foi detectada por sonda da Nasa.
Todos os anos aparecem 200 novas crateras na superfície do planeta.

Do G1, em São Paulo

Cratera que surgiu após impacto de rocha espacial na superfície de Marte foi captada por equipamento da Nasa (Foto: NASA/JPL-Caltech/Univ. do Arizona) 
Cratera que surgiu após impacto de rocha espacial na superfície de Marte foi captada por equipamento da Nasa (Foto: NASA/JPL-Caltech/Univ. do Arizona)
 
O impacto de rochas espaciais na superfície de Marte forma cerca de 200 novas crateras ao ano, mas poucas colisões deixam rastros tão “atraentes” como o da imagem acima, divulgada pela agência espacial americana, a Nasa.

A fotografia foi feita pela sonda Mars Reconnaissance Orbiter. Nela é possível observar uma cratera de aproximadamente 30 metros de diâmetro e, no centro dela, rastros de uma explosão com tons claros e escuros. De acordo com a Nasa, o buraco surgiu entre julho de 2010 e maio de 2012. Ele foi detectado após comparação de imagens feitas neste prazo.

Eis como a Terra aparece no céu de Marte

A NASA divulgou esta imagem surpreendente do céu de Marte, que está a cerca 160 milhões de quilômetros da Terra



NASA 

NASA


Ah, sim, claro, consigo ver muito bem. Como você não consegue? Está bem ali. É a Terra. Espera um pouco, é isso mesmo? Não, não pode ser. Qualquer um que falar isso ou é um mentiroso ou tem super-visão. A Terra é incrivelmente minúscula no céu de Marte. Claro, se você prestar bastante atenção e mentir para si mesmo um pouco, conseguirá ver o pequeno ponto que não é muito diferente de um grão de areia em uma parede.

A NASA postou a imagem do céu e horizonte de Marte tirada pela sonda Curiosity e a Terra está brilhando no céu. Um pequeno ponto (muito pequeno mesmo) no céu.

Não, não é um dead pixel no seu monitor. É a Terra. Somos nós. Próximo a essa luz azul está a Lua (que eu simplesmente não consigo ver). A NASA explica:

"Pesquisadores usaram a Mast Camera (Mastcam) da Curiosity para capturar este cenário cerca de 80 minutos após o pôr do sol do 529º dia marciano dos trabalhos da sonda em Marte (31 de janeiro de 2014). 
A imagem foi processada para remoção dos efeitos de raios cósmicos."

A Terra estava a cerca de 160 milhões de quilômetros de distância de Marte quando a Curiosity tirou a foto.

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Cientistas vão criar o ponto mais frio do Universo conhecido

O chamado Cold Atom Lab pretende atingir temperaturas ainda não estudadas em seu refrigerador atômico

Reprodução / NASA

Reprodução / NASA

O Universo está congelando. Em pontos como na Nebulosa do Bumerangue, a temperatura cai e chega a 1 grau Kelvin, pouco acima do zero absoluto. Mas se os cientistas da NASA estiverem no caminho certo, o Universo conhecido terá um novo ponto mais frio, e será dentro da Estação Espacial Internacional.

O Cold Atom Lab será um refrigerador atômico que visa chegar a temperaturas ainda não estudadas, como 100 pico-Kelvin. Isso significa um décimo de bilionésimo acima do zero absoluto, ponto em que o movimento da matéria para completamente. Em teoria, claro. Nessa temperatura ridiculosamente frígida, a matéria deve parar de ser um gás, líquido ou sólido e assumir um estado totalmente quântico. Como alguém pode não querer estudar isso?

Infelizmente, vamos ter que esperar um pouco para isso. O módulo de ciência para o Cold Atom Lab não deve ser lançado em órbita antes de 2016, e devido aos efeitos da gravidade, ele não deve fazer muita coisa por aqui. Mas, assim que estiver em ação, espere resultados sensacionais.

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