L'Universo visto dagli strumenti di Planck (fonte: Esa/LFI & HFI Consortia)
Le componenti più misteriose dell'universo, la materia oscura e l'energia oscura che spinge il cosmo ad espandersi, potrebbero essere legate a doppio filo. Non si sa ancora che cosa siano, nè di che cosa siano fatte, ma si sa che insieme costituiscono ben il 95% dell'universo, mentre il 5% è formato dalla materia visibile. Adesso c'è il sospetto che la materia oscura possa 'evaporare', trasformandosi in energia oscura. In questo modo si spiegherebbe il ritmo un po' piu' intenso al quale l'universo si sta espandendo.
Sono le conclusioni a cui è giunta la ricerca pubblicata sulla rivista su Physical Review Letters e nata dalla collaborazione fra l'università Sapienza di Roma e quella di Portsmouth. I ricercatori sono riusciti a spiegare l'anomalia secondo cui i modelli elaborati dai cosmologi sul ritmo di accelerazione dell'universo non coincidono pienamentecon quello osservato. Analizzando i dati ottenuti dal telescopio Planck, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), e quelli dello Sloan Digital Sky Survey, lo studio condotto da Valentina Salvatelli e Najla Said potrebbe ora aver trovato una soluzione a questo enigma.
“Se supponiamo che nel corso del tempo la materia oscura si trasformi in energia oscura riusciamo a spiegare queste incongruenze”, ha spiegato Alessandro Melchiorri, astrofisico della Sapienza e uno dei responsabili dello studio. L'idea dei ricercatori era stata già proposta nel passato, ma è la prima volta che l'ipotesi trova riscontri con i dati, molto accurati, ottenuti da Planck. “Si tratta ovviamente di una ipotesi – ha proseguito Melchiorri – e attendiamo i nuovi dati della missione Planck previsti per dicembre che potrebbero darci un maggior supporto”.
Se l'ipotesi che la materia oscura 'evapori' in energia venisse ulteriormente supportata, non solo si riuscirebbe a risolvere il mistero dell'espansione accelerata dell'universo ma si potrebbe capire qualcosa in più su cosa siano materia ed energia oscura, 'entità' sfuggenti mai osservate finora ma che secondo gli astronomi costituirebbero circa l'80% dell'Universo.
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