Batizada de ‘milagre natalino’, a lua cheia não coincidia com o dia 25 de dezembro desde 1977
Rio - Quem olhou para o céu na noite de Natal ganhou um presente muito especial: uma lua, em sua fase mais cheia e de um brilho intenso. Batizada de ‘milagre natalino’, a lua cheia não coincidia com o dia 25 de dezembro desde 1977. Quem ainda não teve a oportunidade de vê-la, poderá olhar para ela até a próxima quinta-feira. Na sexta-feira, ela passará para a fase minguante. De acordo com a agência americana espacial (Nasa), o evento raro só irá acontecer novamente daqui a 19 anos.
Rappresentazione artistica del passaggio di un asteroide vicino alla Terra
Prima foto dell'asteroide di Natale. Si chiama 2003 SD220 e il 24 dicembre passerà a 11 milioni di chilometri dalla Terra. L'hanno immortalato i tecnici del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa ed è una vecchia conoscenza della Terra: tre anni fa aveva salutato il nostro pianeta dalla distanza di 28 milioni di chilometri e nel 2018 si avvicinerà ancora di più, a 2,7 milioni di chilometri. Oltre all'asteroide ci sarà anche la luna piena a rendere astronomicamente unico questo Natale. Non accadeva dal 1977 di avere la luna piena nel cielo di Natale: un evento raro che accadrà di nuovo solo nel 2034. E' una lunga attesa, quindi, sottolinea la Nasa, non perdete l'occasione di guardare il cielo la notte di Natale.
Il passaggio avverrà in tutta sicurezza, sottolinea Paul Chodas, direttore del Centro per lo studio degli oggetti vicini alla Terra (Neo) della Nasa. ''E' vero che sarà l'oggetto che più si avvicinerà alla Terra, oltre a Babbo Natale e alle sue renne” dice scherzando. Ma il passaggio, rassicura Chodas, “avverrà in tutta sicurezza a circa 28 volte la distanza tra la Terra e la Luna''.
L'asteroide è stato fotografato con l'antenna del Deep Space Network di Goldstone, in California, tra il 17 dicembre e il 22 dicembre, quando era a circa 12 milioni di chilometri dalla Terra. ''Le immagini radar mostrano che l'asteroide ha una forma allungata e la sua lunghezza è di circa 1.100 metri'', spiega Lance Benner di Jpl. ''I dati acquisiti durante il passaggio - aggiunge - ci aiuteranno a programmare altre osservazioni radar durante il suo prossimo avvicinamento nel 2018''. Poi bisognerà aspettare il 2070, quando l'asteroide passerà a circa 2,7 milioni di chilometri dal nostro pianeta.
Per chi guarderà il cielo questa notte, sottolinea John Keller, del Goddard Space Flight Center della Nasa, osservando la luna ''vale la pena ricordare che è molto più di un vicino di casa celeste''. La storia geologica della Luna e della Terra, aggiunge ''sono intimamente legate, al punto tale che la Terra sarebbe un pianeta completamente diverso senza la Luna''.
Diventa possibile capire se un'eruzione solare, uno degli eventi più temuti dell'astrofisica perchè potenzialmente pericoloso per la Terra e le missioni spaziali, avrà luogo veramente creando possibili problemi o se finirà invece in un semplice 'falso allarme'. Il metodo che lo permette, pubblicato sulla rivista Nature, è stato scoperto dal Laboratorio di fisica del plasma di Princeton, del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti.
Le eruzioni solari, massicce esplosioni che scagliano nello spazio sciami di particelle, possono essere molto pericolose per gli astronauti impegnati nelle missioni spaziali e dannose per la Terra, perchè possono provocare tempeste geomagnetiche di diversa intensità, le più potenti delle quali possono daneggiare i satelliti per le telecomunicazioni e reti elettriche.
Per questo è importante sapere quando è in arrivo un'eruzione e quando quella che sembra l'inizio di un'esplosione è in realtà un falso allarme. I ricercatori american, coordinati da Clayton Myers, hanno identificato un meccanismo che permette di capire la portata delle eruzioni prima che 'lascino' il Sole, distinguendo tra l'inizio di esplosioni e accumuli che non portano a niente.
Le eruzioni violente hanno origine da un improvviso rilascio di energia magnetica immagazzinato nello srati più esterno dell'atmosfera del Sole, la corona solare. Il rilascio di energia avviene in corrispondenza delle strutture chiamate corde di flusso magnetico, che si sviluppano sulla superficie del Sole in modo irregolare e che sono molto instabili: possono esplodere o collassare.
Gli esperimenti condotti a Pinceton hanno permesso di scoprire che i collassi avvengono quando il campo magnetico è forte abbastanza da evitare che la corda si attorcigli e destabilizzi, generando un'eruzione.
Ricostruzione dell'occultazione: Aldebaran scompare dietro il disco lunare (fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0)
La Luna torna a giocare a 'nascondino' con la stella Aldebaran, proprio come aveva fatto in ottobre. Dopo l'asteroide 'scomparso' e le stelle cadenti, il cielo di Natale torna a dare spettacolo il 23 dicembre. Alle 19.03 la stella, scomparirà improvvisamente alle spalle del disco lunare. L'evento durerà circa un'ora e sarà possibile osservarlo anche sul canale ANSA Scienza e Tecnica, nella diretta organizzata con il Virtual Telescope a partire dalle 18.45.
"Il momento più scenico sarà certamente all'inizio, quando la stella sembrerà scomparire all'improvviso prima ancora di raggiungere la Luna, quasi piena", ha detto l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope. "Aldebaran - ha aggiunto - si avvicinerà infatti verso il bordo ancora buio del nostro satellite e quindi l'effetto sarà molto spettacolare: la stella sembrerà spegnersi all'improvviso mentre si trova nel buio".
Aldebaran, una delle più luminose stelle del cielo e caratterizzata da una luce rossastra, resterà nascosta per circa un'ora alle spalle del disco lunare. Il fenomeno è facilmente osservabile anche a occhio nudo, soprattutto nella prima fase, ma la forte luminosità della Luna limiterà di molto la visibilità della stella. Per questo si consiglio l'uso di un binocolo. Dopo il 'nascondino', la Luna gradualmente abbandonerà la scena, cedendo il passo ai prossimi eventi in programma nel cielo di capodanno nella zona di Arturo, la quarta stella più luminosa che ospiterà in successione la cometa Catalina, il primo gennaio 2016, e una pioggia di meteore, il 3 e 4.
Una gigantesca lettera H sulla superficie della più grande delle lune di Saturno, Titano: è disegnata dalle dune scure di idrocarburi ed è stata osservata gli strumenti a infrarossi della sonda Cassini, che sono riusciti a vedere cosa si nasconde oltre la coltre di nebbia che avvolge costantemente la luna.
L'immagine è stata scattata dalla sonda, nata dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi), durante l'ultimo avvicinamento del 13 novembre scorso. Cassini ha sorvolato la superficie di Titano da un altezza di 10.000 chilometri e ha osservato il lato che era rivolto verso Saturno. La fotografia ritrae le regioni di dune scure, probabilmente di idrocarburi, chiamate Fensal (a nord) e Aztlan (a sud), che sembrano formare una lettera H.
Fra le dune si vede il più grande cratere da impatto mai osservato su Titano, chiamato Menrva. La foto mostra anche il bacino Hotei Regio e la rete di canali che solca i terreni luminosi che circondano le dune.
Adesso nell’emisfero Nord di Titano è primavera e l’illuminazione delle regioni fotografate è significativamente cambiata rispetto al 2005, quando Cassini si è avvicinata alle stesse zone. A differenza di allora, il Sole adesso illumina le regioni settentrionali mentre quelle meridionali sono in ombra.
Da BBC - Fazer uma borboleta era o desafio autoimposto à aluna de 12 anos de um modesto colégio de freiras no subúrbio de Brás de Pina, no Rio de Janeiro.
O professor de ciências havia explicado naquela tarde como uma lagarta virava uma borboleta. Disposta a testar a ideia, a menina colocou um casulo dentro de um vidro de maionese, fez uns furinhos na tampa e esperou. Nasceu uma borboleta, como dissera o professor. Mas ela tinha as asas amassadas e não conseguia voar.
Arrasada, a menina cobrou explicações do professor. "Eu não sei o que aconteceu", ele disse. "Mas talvez tenha faltado água", arriscou.
Ela arrumou outro casulo no quintal e o depositou com cuidado no vidro de maionese. Colocou um pouco de água lá dentro e, ai sim, fechou com a tampa furada.
"Deu certo, eu consegui fazer uma borboleta", conta Duília de Mello. "Eu não duvidei da palavra dele, nem aceitei: eu fui lá, testei e consegui provar. Acho que foi a primeira vez que a minha curiosidade científica foi despertada", conta ela que, hoje, aos 50 anos, é astrofísica da Nasa, a agência espacial americana.
Nada mal para a menina de origem humilde, nascida em Jundiaí, no interior de São Paulo, e criada no subúrbio do Rio por um pai alcoólatra e uma mãe zelosa.
Agora, para que cada vez mais crianças consigam superar as adversidades e se interessar por carreiras científicas, Duilia está criando a ONG Mulher das Estrelas (http://mulherdasestrelas.com), reunindo uma rede de mentores de diferentes especialidades, como física, matemática e robótica.
A astrônoma já conta com a ajuda de 20 profissionais. A ideia é estimular a criação de clubes de ciências e as competições científicas entre as escolas, com a curadoria à distância desses especialistas, para fazer com que crianças de origem pobre por todo o Brasil possam ganhar asas e mirar estrelas.
"Quero poder ajudar às pessoas que não tiveram tanta sorte quanto eu, ou que não tiveram uma mãe tão empenhada como a minha", diz ela, em entrevista por telefone, de Washington.
Informalmente, ela afirma já fazer essa espécie de mentoria à distância. "Muitos desses estudantes me acham na internet, me mandam mensagens. Eu respondo a todas elas, explico como é a profissão."
Perdidos no Espaço
Já na pré-adolescência Duília foi fisgada pelo fascínio da ficção científica. Era fã de Jornada nas Estrelas e Perdidos no Espaço, clássicos da televisão dos anos 60.
"Sempre fui apaixonada pelo Universo e, desde pequena, queria entender como ele funcionava tão bem sendo tão complexo", contou.
"No fim dos anos 1970 eu vivia vidrada nas descobertas das naves espaciais da Nasa, Pioneer 10 e 11, que estavam visitando Júpiter e Saturno. Naquela época não tínhamos internet, e o acesso à informação era bem restrito, principalmente para quem era de classe média baixa, como nós. Lembro de uma revistaManchete com uma grande reportagem sobre Júpiter. Fiquei impressionadíssima."
Enquanto o pai de Duília lutava contra o alcoolismo e tentava ganhar algum dinheiro para sustentar a família - primeiro como caminhoneiro, depois com um negócio de locação de mesas de totó (pebolim) -, a mãe dedicou a vida a fazer com que os quatro filhos estudassem. E conseguiu.
"Mas quando eu dizia que queria fazer astronomia, todo mundo falava que eu era maluca, inclusive minha mãe", lembra Duília.
Muitos professores tentaram convencê-la a seguir carreiras "mais sólidas", como medicina ou engenharia. Mas foi um professor de História quem acabou batendo o martelo: "É melhor ela ser uma astrônoma feliz que uma engenheira frustrada."
Após a graduação na UFRJ, Duília fez um mestrado no Instituto Nacionais de Pesquisas Espaciais (INPE) e um doutorado na USP.
Carreira na Nasa
Há 13 anos ela trabalha na Nasa - o que acabou acontecendo como um desdobramento natural de seus trabalhos no mestrado e no doutorado - quando foi cursar o pós-doutorado no Instituto do Telescópio Espacial Hubble.
Ela é pesquisadora do Goddard Space Flight Center (centro que gerencia as comunicações com os astronautas a bordo da Estação Espacial Internacional) e especialista na análise de imagens do telescópio Hubble.
Na Nasa, Duília foi responsável pela descoberta da supernova SN 1997D e participou também da descoberta das chamadas bolhas azuis - as estrelas órfãs, sem galáxias.
"Em 2008, detectamos umas bolhas azuis, estrelas solitárias que vivem entre as galáxias, que são formadas fora das galáxias. Tanto podem ser pequenos aglomerados de estrelas como galáxias anãs, que podem acabar engolidas pelas galáxias vizinhas. Enfim, é um mecanismo interessante de pensar a evolução das galáxias" explica Duília.
Em 2013 ela foi escolhida como uma das dez mulheres que mudam o Brasil em ranking elaborado pela Barnard College, da Universidade de Columbia (EUA).
Il cuore della galassia NGC 1068 osservato da Hubble (fonte: NASA/JPL-Caltech)
Esplorato per la prima volta il guscio di gas e polveri che avvolge un buco nero: è molto meno uniforme di quanto si pensasse e presenta degli squarci che, di tanto in tanto, fanno vedere direttamente le regioni più vicine al buco nero. Sono riusciti a penetrare all'interno del guscio i telescopi spaziali XMM, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Nustar, della Nasa.
L'analisi delle immagini, condotta dal gruppo di ricerca guidato da Andrea Marinucci, dell'università Roma Tre e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society letters. I due telescopi hanno osservato il denso anello di polveri e gas che circonda il buco nero gigantesco al centro della galassia NGC 1068, simile alla Via Lattea e distante circa 47 milioni di anni luce da noi, in direzione della costellazione della Balena.
A differenza di quanto ritenuto finora, cioè che i buchi neri siano avvolti da spesse strutture di materia, le immagini mostrano che il materiale che circonda il buco nero è disomogeneo. La prova è in un picco di luminosità visibile ai raggi X, che secondo i ricercatori è stato causato da una temporanea riduzione dello spessore del materiale che oscurava il buco nero. ''E' come in un giorno parzialmente nuvoloso, quando le nuvole si muovono rapidamente e coprono e scoprono il sole rispetto alla nostra direzione di vista, lasciando così passare più o meno luce'', osserva Marinucci.
Per Fabrizio Nicastro, dell'Inaf-Osservatorio di Roma, ''ora sappiamo che le mura di materia che circondano il buco nero non sono stazionarie e monolitiche, ma presentano grossi squarci e si muovono in modo turbolento intorno al buco nero, lasciandolo intravedere di tanto in tanto''. Occorrono ulteriori ricerche per chiarire le possibili cause, ma secondo Simonetta Puccetti, dell'Inaf-Osservatorio di Roma e dello Science Data Center dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), le turbolenze di queste strutture potrebbero essere generate dal buco nero mentre ingurgita la materia o al contrario da agglomerati di materia di densità diverse che precipitano sulla struttura dall'esterno.
Non solo plenilunio, cometa e stelle cadenti, ma anche due asteroidi di passaggio e una stella che gioca a nascondino con la Luna: il cielo invernale si prepara a regalare grandi spettacoli ed emozioni prima e dopo Natale.
Si inizia il 19 dicembre con il passaggio ravvicinato alle 13.10 (ora italiana), ma privo di rischi per la Terra, di un piccolo asteroide di 12-13 metri, chiamato 2015YB. ''Passerà a circa 77mila chilometri dalla Terra - precisa Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope - cioè 1/5 della distanza media tra la Terra e la Luna. Un passaggio ravvicinato, ma che non comporta il minimo rischio per il nostro pianeta''. Ma non si tratta dell'unico asteroide di questi giorni. Proprio il 24 dicembre ne passeranno altri due, ma a distanze ben maggiori: ''Il primo sarà l'asteroide 2015XX378, del diametro di 50 metri circa, che passerà a 2,6 milioni di chilometri dalla Terra alle 02.53 del mattino - continua Masi - Alle 14.08 sarà invece la volta dell'asteroide 2003SD220, del diametro di 1,5 chilometri, ma che passerà ad una distanza di ben 10 chilometri dalla Terra. Dunque non c'è alcun tipo di rischio per noi''.
Il 22 dicembre ci sarà il Solstizio d'inverno alle 5.48 del mattino, segnando l'inizio della stagione invernale, mentre il 23 dicembre la Luna giocherà a nascondino con Aldebaran. ''E' la stella più luminosa della costellazione del Toro - precisa Paolo Volpini, dell'Unione astrofili italiani (Uai) -. L'occultazione di Aldebaran da parte della Luna durerà un'ora, a partire dalle 19 circa, e sarà ben visibile al grande pubblico senza bisogno di particolari strumenti''. Il 25, giorno di Natale ci sarà la Luna piena, che metterà un po' 'in ombra' la cometa Catalina, ''visibile nella seconda parte della notte - aggiunge Masi - e che sarà possibile osservare meglio all'inizio di gennaio, quando la Luna sarà meno ingombrante''. Fino a fine mese si potrà osservare qualche scampolo delle stelle cadenti Geminidi e a chiudere l'anno vecchio e dare il benvenuto al nuovo, conclude Volpini, ci sarà ''la congiunzione tra la Luna e Giove''.
O planeta com a órbita do meio, Wolf 1061c é potencialmente habitável e pode até ter água em estado líquido (UNSW/Imagem simulada com Universe Sandbox 2/universesandbox.com)
Da BBC -- Cientistas australianos identificaram um exoplaneta potencialmente habitável a 14 anos-luz da Terra - distância relativamente curta no espaço.
Pesquisadores da Universidade de Nova Gales do Sul descobriram que o planeta, que tem mais de quatro vezes a massa da Terra, é um dos três que orbitam a estrela-anã Wolf 1061.
"É uma descoberta particularmente animadora pois todos os três planetas têm uma massa baixa o bastante para serem potencialmente rochosos e de superfície sólida. E o planeta do meio, Wolf 1061c, está na zona (chamada de) 'Cachinhos Dourados', onde pode ser viável a existência de água em estado líquido - e talvez até vida", afirmou um dos autores do estudo, Duncan Wright.
A estrela-anã Wolf 1061, que os três planetas descobertos orbitam, é relativamente fria e estável. Os planetas têm orbitas de cinco, 18 e 67 dias.
As massas são pelo menos 1,4, 4,3 e 5,2 vezes a da Terra, respectivamente.
O planeta maior fica de fora do limite da área habitável e provavelmente também é rochoso, enquanto que o planeta menor está perto demais da estrela para ser habitável.
Gliese
Robert Wittenmyer, que também participou da pesquisa, disse à BBC Brasil que a descoberta da super-Terra é tão importante quanto à de outro planeta potencialmente habitável fora de nosso Sistema Solar, Gliese 667Cc.
Anunciado em fevereiro de 2012, o Gliese 667Cc é outro planeta da classe super-Terra, uma classe de planetas com o tamanho entre os de planetas rochosos como Terra e Marte e os gigantes gasosos Júpiter e Saturno.
O Gliese 667Cc tem cerca de 4,5 vezes a massa da Terra, demora 28 dias para completar a órbita em volta de sua estrela e está a 22 anos-luz.
Pequenos planetas rochosos são abundantes em nossa galáxia, e sistemas com muitos planetas também parecem ser comuns. No entanto, a maioria dos exoplanetas rochosos descobertos até agora estão a centenas - ou até milhares - de anos-luz.
Atmosfera
Wittenmyer afirmou à BBC Brasil que a equipe de cientistas só poderá analisar a atmosfera do planeta quando ele passar em frente à estrela.
"Vamos usar nosso telescópio Minerva para procurar por trânsitos em fevereiro, quando a estrela poderá ser observada de novo. Se (o planeta) transitar (em frente à estrela) será a melhor chance, pois (o sistema) está tão perto (da Terra)."
O cientista afirma que, caso eles consigam observar o planeta em trânsito em frente à estrela Wolf 1061, eles poderão medir seu raio, densidade e atmosfera.
A equipe da Universidade de Nova Gales do Sul conseguiu fazer a descoberta observando a estrela-anã com instrumentos específicos do Observatório Europeu do Sul em La Silla, no Chile.
"Nossa equipe desenvolveu uma nova técnica que melhora a análise de dados deste instrumento preciso, construído para a caça de planetas, e nós estudamos mais de uma década de observações da Wolf 1061", disse o professor Chris Tinney, chefe do setor de Ciência Exoplanetária da universidade australiana.
"Estes três planetas bem do nosso lado se juntam ao pequeno porém crescente grupo de mundos rochosos potencialmente habitáveis orbitando estrelas próximas mais frias que nosso Sol", acrescentou.
"É fascinante observar a vastidão do espaço e pensar que uma estrela tão próxima de nós - um vizinho próximo - pode ter um planeta habitável", afirmou Duncan Wright.
Il duello stellare fotografato dal telescopio spaziale Hubble (fonte: ESA/Hubble & NASA, D. Padgett, GSFC; T. Megeath, University of Toledo; B. Reipurth, University of Hawaii)
Il telescopio Hubble della Nasa ha catturato, in una spettacolare immagine, un duello cosmico tra una giovane stella e un'ombra oscura, con lunghi getti di gas che ricordano le spade laser della saga di Star Wars.
E' un duello cosmico avvenuto nella nostra galassia, la Via Lattea, nella nebulosa di Orione. Nell'immagine spiccano spettacolari getti simmetrici di materiale che sgorgano da una stella giovane, oscurata da un mantello di polveri e gas.
Quando le stelle si formano dentro nubi gassose e giganti, una parte del materiale che le circonda si richiude per formare un disco rotante appiattito, dove esistono le condizioni per la formazione di pianeti. Tuttavia in questi primi stadi il gas del disco ricade come una pioggia sulla giovane stella, risvegliandola. E' a questo punto che la stella può emettere violenti getti di gas.