sábado, 19 de dezembro de 2015

Esplorato il guscio che avvolge un buco nero

Il cuore della galassia NGC 1068 osservato da Hubble (fonte: NASA/JPL-Caltech) Il cuore della galassia NGC 1068 osservato da Hubble (fonte: NASA/JPL-Caltech)
Esplorato per la prima volta il guscio di gas e polveri che avvolge un buco nero: è molto meno uniforme di quanto si pensasse e presenta degli squarci che, di tanto in tanto, fanno vedere direttamente le regioni più vicine al buco nero. Sono riusciti a penetrare all'interno del guscio i telescopi spaziali XMM, dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Nustar, della Nasa. 

L'analisi delle immagini, condotta dal gruppo di ricerca guidato da Andrea Marinucci, dell'università Roma Tre e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), è pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society letters. I due telescopi hanno osservato il denso anello di polveri e gas che circonda il buco nero gigantesco al centro della galassia NGC 1068, simile alla Via Lattea e distante circa 47 milioni di anni luce da noi, in direzione della costellazione della Balena. 

A differenza di quanto ritenuto finora, cioè che i buchi neri siano avvolti da spesse strutture di materia, le immagini mostrano che il materiale che circonda il buco nero è disomogeneo. La prova è in un picco di luminosità visibile ai raggi X, che secondo i ricercatori è stato causato da una temporanea riduzione dello spessore del materiale che oscurava il buco nero. ''E' come in un giorno parzialmente nuvoloso, quando le nuvole si muovono rapidamente e coprono e scoprono il sole rispetto alla nostra direzione di vista, lasciando così passare più o meno luce'', osserva Marinucci. 

Per Fabrizio Nicastro, dell'Inaf-Osservatorio di Roma, ''ora sappiamo che le mura di materia che circondano il buco nero non sono stazionarie e monolitiche, ma presentano grossi squarci e si muovono in modo turbolento intorno al buco nero, lasciandolo intravedere di tanto in tanto''. Occorrono ulteriori ricerche per chiarire le possibili cause, ma secondo Simonetta Puccetti, dell'Inaf-Osservatorio di Roma e dello Science Data Center dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), le turbolenze di queste strutture potrebbero essere generate dal buco nero mentre ingurgita la materia o al contrario da agglomerati di materia di densità diverse che precipitano sulla struttura dall'esterno.

www.ansa.it

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