segunda-feira, 27 de setembro de 2010

Sonda Voyager 1 está há mais de 33 anos no espaço


Bogotá (Colômbia), 27 set (TVEFE).=. A sonda espacial americana Voyager 1, lançada em 1977 desde Cabo Canaveral, completa 12 mil dias no espaço, ou seja, mais de 33 anos. Em 14 de fevereiro de 1990, a Voyager abandonou a missão no sistema solar, mas antes apontou suas câmaras para gravar o que deixava para trás: o Sol e os planetas que giram a seu ao redor. A sonda transmitiu espetaculares fotos do gigantesco e gasoso Júpiter, de Saturno, de Urano e de Netuno. Mas nenhuma das imagens foi tão espetacular como a da Terra, segundo Candy Hansen, cientista do Laboratório de Propulsão a Jato (JPL) da Nasa.

sexta-feira, 24 de setembro de 2010

Blu, rosso e rosa: le aurore di Saturno





ROMA - Blu elettrico, rosa intenso, rosso: le autore di Saturno si trasformano continuamente nell'arco di un'intera giornata, che sul pianeta degli anelli dura 10 ore e 47 minuti. I ricercatori che le stanno studiando, coordinati da Tom Stallard dell'università britannica di Leicester, le hanno presentate a Roma, nel congresso europeo di Scienze planetarie organizzato dall'organizzazione scientifica europea Europlanet con il supporto e il patrocinio dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

Le immagini delle aurore si devono alla missione Cassini, organizzata dalle agenzie spaziali americana (Nasa), europea (Esa) e Italia (Asi). Sono 1.000, selezionate tra le 7.000 rilevate nelle regioni polari dallo spettrometro Vims (Visual and infrared mapping spectrometer), realizzato in collaborazione fra Asi e Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa. I ricercatori hanno anche elaborato un video nel quale luci e colori dell'aurora di Saturni variano in modo significativo nell'arco di una giornata, quindi per oltre 10 ore consecutive: una durata eccezionale se confrontata con quella dell'aurora sugli altri pianeti del Sistema Solare. La differenza, secondo i ricercatori, dipende dall'angolazione con cui i raggi solari colpiscono il pianeta e dall'orientamento del suo campo magnetico.

"Le aurore di Saturno sono molto complesse e stiamo appena cominciando a capire tutti i fattori che entrano in gioco in questi fenomeni", ha detto Stallard. I dati raccolti finora hanno permesso di capire che le aurore su saturno avvengono in modo simile a quanto accade sulla Terra, dove le aurore sono comuni ai due poli. Anche su Saturno le particelle che compongono il vento solare vengono incanalate dal campo magnetico del pianeta verso le regioni polari, dove interagiscono con le particelle di gas elettricamente cariche negli strati superiori dell'atmosfera, emettendo luce. Su Saturno le luci delle aurore possono essere generate anche dalle onde elettromagnetiche generate quando le lune del pianeta interagiscono con il campo magnetico.

Accelera la fusione nucleare: fra 15 anni energia dalle stelle

ROMA - Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società.

Il nuovo impegno, e le tappe per raggiungerlo, ci vengono illustrati dal professor Francesco Romanelli, da quest’anno direttore dell’European Fusion Development Agreement (EFDA), il programma comunitario che coordina i laboratori europei impegnati in studi teorici e sperimentali sulla fusione nucleare. Romanelli, che dirige anche il Joint European Tokamak (JET), attualmente la maggiore macchina per esperimenti sulla fusione, collocata a Culham, in Inghilterra, in questi giorni è fra i protagonisti di Frascati Scienza, un vero e proprio festival che vede sfilare per una settimana, dal 18 al 26 settembre, i grandi protagonisti della scienza nazionale e internazionale, con un fitto programma di conferenze, mostre e visite guidate ai laboratori sparsi nella vasta area scientifica a sud di Roma.

«Ce la stiamo mettendo tutta per accelerare i nostri programmi e consegnare al mondo entro una decina di anni ITER, il reattore che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione nucleare, aprendo la strada ad altri impianti che sfrutteranno la stessa tecnologia per produrre energia elettrica da immettere nella rete», annuncia Romanelli.

ITER, la cui costruzione è già iniziata a Cadarache, in Francia, è un progetto internazionale sottoscritto da Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. Quest’anno, dopo una pausa di riflessione dovuta al fatto che i suoi costi di realizzazione sono lievitati, passando da 5 a 10 miliardi di euro, di cui circa la metà a carico dell’Europa (e circa 600 milioni in capo all’Italia), i promotori si sono impegnati a superare gli indugi e ad andare avanti con maggior lena, nella speranza di fornire entro questo secolo un valida soluzione dei problemi energetici planetari, con una fonte di energia praticamente illimitata e relativamente pulita.

La fusione, infatti, sfrutta l’enorme energia che si libera quando nuclei di atomi leggerissimi come il deuterio e il trizio (parenti stretti dell’idrogeno), sottoposti ad elevate temperature, fondono. Il processo, pur essendo accompagnato da una consistente attivazione neutronica dei materiali del reattore, tuttavia non produce rifiuti radioattivi di lunghissima vita (decine di migliaia di anni) tipici degli attuali reattori a fissione nucleare. ITER, spiega il professor Romanelli, si basa sul cosiddetto, «confinamento magnetico» già sperimentato da diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. Una miscela di deuterio e trizio, destinata a essere riscaldata fino a diventare un «plasma» a 100 milioni di gradi, è ingabbiata in una camera di acciaio a forma di ciambella, del diametro di circa sei metri . Poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, il plasma è tenuto sospeso e stretto in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine, in modo da minimizzare il contatto con le pareti della ciambella.

Romanelli riassume così la cronologia dei prevedibili risultati, ormai a portata di mano: «Il reattore ITER dovrebbe essere completato entro il 2019, quindi iniziare a funzionare, per alcuni anni, con il solo idrogeno, però senza produrre energia di fusione. Nel 2026 sarà introdotta la più efficiente miscela di deuterio-trizio e, l’anno dopo, dovrebbe essere raggiunto il fondamentale traguardo di ottenere 500 megawatt di potenza, cioè dieci volte più energia di quella impiegata per sostenere il processo di fusione che si auto sostiene. Ma non è finita. Il passaggio da ITER a reattori dimostrativi in grado di fornire elettricità, che saranno realizzati parallelamente in diversi Paesi, potrà avvenire rapidamente se la ricerca su ITER avrà, come crediamo, successo e si investiranno sufficienti risorse nello sviluppo dei materiali per il reattore».

Questi risultati, aggiunge lo scienziato, saranno anche il frutto di numerosi esperimenti «di accompagnamento» da attuare in diversi laboratori. La macchina JET, per esempio, che si è già avvicinata alle condizioni di pareggio di potenza, dovrà ripetere nel 2014 questa performance, utilizzando nella camera di contenimento del plasma dei materiali di berillio-tungsteno che poi verranno utilizzati in ITER. Anche in Italia, nei laboratori ENEA di Frascati, è prevista la costruzione di un tokamak che dovrà esplorare il comportamento del plasma in condizioni estreme.

«Sono fiducioso che, poco dopo la metà del nostro secolo, la prospettiva dell’energia da fusione diventerà percorribile, naturalmente se i governi continueranno a sostenerci con convinzione –conclude Romanelli–. Basti pensare che il mercato europeo dell’energia assorbe oggi 700 miliardi di euro all’anno. Mentre alla ricerca energetica, di qualunque tipo, vengono destinati solo 2 miliardi di euro all’anno. Una cifra ben modesta se si considera l’importanza strategica del settore».

Franco Foresta Martin
http://www.corriere.it/

quinta-feira, 23 de setembro de 2010

Sole in tumulto, c'è eruzione globale

Roma - Il Sole e' in pieno tumulto: dopo essersi risvegliato all'inizio di agosto le eruzioni si susseguono sempre piu' violente e riguardano l'intera superficie. A fornire le immagini, decisamente spettacolari, e' l'osservatorio solare della Nasa, Soho. L'eruzione appena avvenuta e' molto simile a quella dell'inizio di agosto, che indirizzo' verso la Terra uno sciame di particelle (vento solare) provocando aurore coloratissime attorno al Polo Nord.

Nonostante l'intensa attivita' solare in corso, secondo gli esperti questa volta il vento solare non dovrebbe investire la Terra in modo particolarmente violento. Non si dovrebbero quindi temere tempeste magnetiche, cosi' come non ci si dovrebbero aspettare nemmeno aurore suggestive.

Il condizionale e' d'obbligo, considerando che una ricerca americana pubblicata recentemente su Nature Communications ha scoperto che non sempre le tempeste solari viaggiano mantenendo la stessa direzione: qualche volta possono accelerare rapidamente e cambiare rotta, come dimostrano i dati raccolti dalle sonde gemelle della Nasa Stereo A e Stereo B, che osservano il Sole.

http://www.ansa.it/

sábado, 18 de setembro de 2010

Noite Internacional de Observação Lunar - 18/09/2010




International Observe the Moon Night

On Sat., Sept. 18, NASA helps celebrate 'Observe the Moon Night.' NASA centers, observatories, planetariums, and schools around the world are hosting events to observe and learn about the moon. Find one near you, or start your own!

http://www.nasa.gov/

quinta-feira, 16 de setembro de 2010

Ecco la prima mappa dei grandi crateri lunari

© Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati


ROMA - E' stata realizzata la prima mappa dei grandi crateri che tempestano la faccia della Luna. Il lavoro, pubblicato su Science, si è rivelato un 'racconto parlante' della storia dei massicci bombardamenti da parte di 'proiettili cosmici' che hanno colpito la Luna e gli altri corpi del giovanissimo Sistema Solare quattro miliardi di anni fa. Messa a punto da un gruppo di ricerca americano coordinato dalla Brown University, la mappa, secondo gli autori, potrebbe anche svelare i segreti della storia della giovane Terra.

Grazie alle informazioni fornite dalla sonda della Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro), sono stati catalogati e datati 5.185 crateri con un diametro uguale o superiore a 20 chilometri, che hanno dimostrato come le regioni più antiche della Luna siano due: una posta nell'emisfero meridionale del satellite, l'altra nella parte centro settentrionale. E sono proprio i crateri che punteggiano la superficie di queste aree che stanno raccontando la storia del bombardamento cosmico avvenuto agli inizi della storia del sistema solare, a poche centinaia di milioni di anni dalla sua nascita, risalente a circa 4,6 miliardi di anni fa.

Contrariamente a quanto ritenuto finora (che la Luna inizialmente fu colpita da una raffica di materia spaziale che ebbe una proporzione regolare fra oggetti più grandi e più piccoli) è stato scoperto che la Luna nella sua infanzia fu colpita da 'proiettili cosmici' di grandi dimensioni e che 3,8 miliardi di anni fa vi fu la transizione da proiettili più grandi a più piccoli.

Si ritiene che questi oggetti siano partiti soprattutto dalla fascia di asteroidi compresa fra Marte e Giove, ma una sproporzione di dimensioni dei frammenti di asteroidi che si sono abbattuti sul nostro satellite fa pensare che a un certo punto o vi è stata una temporanea abbondanza di comete o vi siano state delle forze gravitazionali che hanno influenzato la fascia di asteroidi, come cambiamenti causati dalla pressione gravitazionale di un grande pianeta come Giove.

Lo studio ha anche confermato che il bacino lunare da impatto più antico è il bacino di Aitken, posto nel Polo Sud del satellite, e secondo gli scienziati è l'obiettivo ideale di future missioni perché campioni di materiale da questa zona potrebbero aiutare a comprendere l'origine della Luna ma anche degli altri corpi delle regioni più interne del Sistema Solare.


http://www.ansa.it/

Concurso britânico premia melhores fotos de astronomia do ano

Da BBC -  O Observatório Real de Greenwich, em Londres, anunciou nesta semana os vencedores do concurso Astronomy Photographer of the Year 2010, que premiou as melhores imagens ligadas à astronomia.

O grande vencedor do concurso foi o americano Tom Lowe, que recebeu o prêmio de mil libras (cerca de R$ 2.635) pela foto "Blazing Bristlecone", que mostra a Via Láctea atrás de um pinheiro de mais de 4 mil anos em Sierra Nevada, na Califórnia.


A foto vencedora, Blazing Bristlecone. (Foto: Tom Lowe)

"Essa linda imagem combina perfeitamente a impressionante vista do céu noturno com a vida aqui na Terra. Os pinheiros podem ser antigos, mas são bebês se comparados com as luzes das estrelas que brilham atrás deles, algumas das quais começaram sua viagem até nós há quase 30 mil anos", comenta um dos juizes do prêmio, o astrônomo Marek Kukula.

Outras duas dezenas de imagens receberam prêmios ou menções honrosas em seis categorias diferentes.

Entre os premiados estão um círculo perfeito formado por um eclipse solar, captado pelo indiano Dhruv Arvind Paranjpye, de apenas 14 anos, uma imagem da nebulosa de Órion feita pelo americanor Rogelio Bernal Andreo e a passagem de raios solares em uma fenda numa rocha na praia californiana de Pfeiffer, retratada pelo americano Steve Christenson.


O círculo causado por eclipse, fotografado pelo garoto indiano Dhruv Arvind Paranjpye, de 14 anos.
 (Foto: Dhruv Arvind Paranjpye)


Este é o segundo ano que a competição, organizada pelo Observatório Real de Greenwich e pela revista Sky at Night, é realizada, Mais de 400 imagens, de fotógrafos de 25 países diferentes, foram enviadas.

As melhores imagens estão em exposição no Observatório Real de Greenwich, no sudeste de Londres, até fevereiro de 2011.

Mais informações sobre o concurso e a exposição podem ser conseguidas no site www.nmm.ac.uk/astrophoto.

quarta-feira, 15 de setembro de 2010

Imagem registra Júpiter mais brilhante ao passar perto da Terra

Em setembro, planeta supera em brilho qualquer estrela do céu.   Foto foi tirada pelo fotógrafo iraniano Babak Tafreshi.

Do G1, em São Paulo


O fotógrafo iraniano de 32 anos Babak Tafreshi registrou esta imagem especial de Júpiter. No mês de setembro, o planeta, em um ponto da órbita mais próximo da Terra, supera em brilho qualquer estrela.


Em setembro Júpiter passa mais perto da Terra e supera em brilho qualquer estrela visível (Foto: Babak A. Tafreshi www.twanight.org/tafreshi)

“Júpiter está fazendo sua passagem mais próxima do ano. E este ano a passagem é a mais próxima do período entre 1963 e 2022”, explica o editor da revista especializada Sky & Telescope, Robert Naeye.

Coincidentemente, Júpiter está também "passando quase em frente" a Urano, cinco vezes mais distante. Com telescópio ou binóculo, é possível ver Urano a apenas 1 grau de distância de Júpiter.

terça-feira, 14 de setembro de 2010

Astronomia: scoperta supernova

Roma - Astrofili italiani hanno scoperto una supernova,cioe' la gigantesca esplosione di una stella avvenuta a 548 milioni di anni luce dalla Terra.La scoperta si deve al programma di ricerca dedicato alle supernovae dell'osservatorio provinciale di Montarrenti,in provincia di Siena gestito dall'Unione Astrofili Senesi. E' il terzo successo ottenuto nei primi nove mesi dell'anno, tanto da collocare l'osservatorio fra i maggiori al mondo. La nuova stella, chiamata Sn2010ho, e' nata da una nana bianca.

Imagem mostra estrela 'devorando' outra na constelação de Peixes

Astrônomo, usando o Telescópio Chandra, fez a descoberta.Astro está localizado a 1.000 anos-luz de distância do Sistema Solar.

Do G1, em São Paulo

Localização de BP Piscium, estrela similar ao Sol.(Foto:X-ray (NASA/CXC/RIT/J.Kastner) / Optical (UCO/Lick/STScI/M.Perrin)

O astrônomo Joel Kastner, do Instituto Tecnológico Rochester, nos Estados Unidos, detectou uma estrela similar ao Sol que devorou outra, vizinha, em uma região do espaço na direção da constelação de Peixes.

A descoberta foi divulgada nesta terça-feira (14) pelo site do Observatório de Raios-X Chandra, ligado à agência espacial norte-americana (Nasa). Distante 1.000 anos-luz do Sistema Solar, o astro BP Piscium é uma versão mais evoluída do Sol, uma gigante vermelha.
A imagem foi montada com auxílio do telescópio Shane, do Observatório Lick, que gerou as cores verde, laranja e azul. Já o Chandra foi responsável por interpretar a informação em raios-x e transformá-la na parte em roxo da fotografia.

Quando BP Piscium devorou a estrela vizinha, um disco de poeira e gás foi formado, uma possível região de formação de exoplanetas. Por conta da dificuldade que os detritos representam à luz visível e infravermelha, o Chandra é o primeiro telescópio a detectar o astro, pois faz observações utilizando apenas raios-x.

Uma concepção artística ilustra como seria (veja imagem abaixo) a estrela BP Piscium, com o disco de poeira ao seu redor. O ato de devorar outra estrela pode estar ligado à fase de gigante vermelha, estágio final de astros como o Sol, no qual o volume aumenta conforme o combustível nuclear se esgota.



Concepção artística da estrela BP Piscium, com disco de poeira ao redor. (Crédito: NASA/CXC/M.Weiss)
 
Foram 21 horas necessárias de observação para obter a imagem, entre os dias 12 e 13 de janeiro de 2009.

segunda-feira, 13 de setembro de 2010

Objetos mais afastados que Netuno são detectados por astrônomos

Catálogo do Hubble registra 14 novos astros transnetunianos.  Estudo do material serve para desvendar origens do Sistema Solar.

Do G1, em São Paulo


Concepção artística de objeto transnetuniano, com  o Sol ao fundo. [Crédito:NASA/ESA/G. Bacon(STScI)

]Novas técnicas de detecção permitiram o registro de 14 novos objetos transnetunianos pelo Telescópio Espacial Hubble, conforme divulgado por um grupo de astrônomos nesta segunda-feira (13).

São astros localizados depois da órbita de Netuno, se tomada como referência a posição da Terra em relação ao Sol. Um deles é um sistema binário, composto por dois objetos orbitando um centro de gravidade comum entre eles, apenas.

O brilho dos novos registros é 100 milhões de vezes menor que o das estrelas visíveis a olho nu.

Ao contrário dos planetas, esses objetos tendem a apresentar uma órbita ao redor do Sol muito inclinada, em formato de elipse muito acentuada.

O estudo está disponível no site da revista científica The Astrophysical Journal. Exemplos mais famosos de objetos transnetunianos são o planeta-anão Plutão e seu satélite, Caronte.

Objetos posteriores à órbita de Netuno são importantes para a pesquisa sobre a formação do Sistema Solar.

sábado, 11 de setembro de 2010

Nelle immagini Nasa eccezionale eruzione solare



Una foto scattata dal Satellite "Solar Dynamics Observatory"mostra una violenta eruzione di plasma sulla superficie del sole. Il fenomeno ha causato delle fortissime radiazioni ultraviolette, che però non hanno colpito la Terra.



Le eruzioni solari, o brillamenti, hanno spesso una forza equivalente a varie decine di milioni di bombe atomiche. Oltre alle protuberanze, dopo le esplosioni si registrano anche violenti venti solari particolarmente pericolosi per le navi spaziali. L'eruzioni più forti possono anche interferire con le comunicazioni radio sul nostro pianeta.

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