domingo, 15 de janeiro de 2012

'Colonizar outros planetas é uma questão de tempo (e dinheiro)', diz Marcelo Gleiser

Astrônomo é um dos entrevistados do programa “O Universo”, que estréia neste domingo no NatGeo

por Guilherme Rosa 
 
 Para o astrônomo Marcelo Gleiser, é apenas uma questão de tempo (e dinheiro) para conseguirmos visitar outros planetas, colonizar suas terras e explorar seus recursos naturais. Gleiser, professor de astrofísica no Dartmouth College, uma das faculdades mais conceituadas dos Estados Unidos, é um dos entrevistados do programa O Universo, que estréia este domingo (15/01) no canal NatGeo, às 21h.

A série pretende mostrar as descobertas mais importantes da pesquisa espacial, usando técnicas de computação gráfica, dramatizações e exemplos do dia-a-dia para explicar conceitos da astronomia. O primeiro episódio mostra como os seres humanos poderiam sobreviver aos rigores do espaço e enfrentar problemas adversos como a radiação vinda do sol, oscilações enormes de temperatura e a ausência de gravidade. 

Continuar lendo

sábado, 14 de janeiro de 2012

Study Shows Our Galaxy Has at Least 100 Billion Planets

This artist's illustration gives an impression of how common planets are around the stars in the Milky Way galaxy. Image credit: NASA/ESA/ESO › Full image and caption

Our Milky Way galaxy contains a minimum of 100 billion planets, according to a detailed statistical study based on the detection of three planets located outside our solar system, called exoplanets.

The discovery, to be reported in the January 12 issue of Nature, was made by an international team of astronomers, including co-author Stephen Kane of NASA's Exoplanet Science Institute at the California Institute of Technology in Pasadena, Calif.
The survey results show that our galaxy contains, on average, a minimum of one planet for every star. This means that it's likely there is a minimum of 1,500 planets within just 50 light-years of Earth.

The study is based on observations taken over six years by the PLANET (Probing Lensing Anomalies NETwork) collaboration, using a technique called microlensing to survey the galaxy for planets. In this technique, one star acts like a magnifying lens to brighten the light from a background star. If planets are orbiting the foreground star, the background star's light will further brighten, revealing the presence of a planet that is otherwise too faint to be seen.
The study also concludes that there are far more Earth-sized planets than bloated Jupiter-sized worlds. A rough estimate from this survey would point to the existence of more than 10 billion terrestrial planets across our galaxy.

"Results from the three main techniques of planet detection, including microlensing, are rapidly converging to a common result: Not only are planets common in the galaxy, but there are more small planets than large ones," said Stephen Kane, a co-author from NASA's Exoplanet Science Institute at Caltech. "This is encouraging news for investigations into habitable planets."
NASA's Exoplanet Science Institute at Caltech is the science operations and analysis center for NASA's Exoplanet Exploration Program, managed by the Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif., for NASA. More information is at http://nexsci.caltech.edu and http://planetquest.jpl.nasa.gov .


Whitney Clavin 818-354-4673
Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif.
whitney.clavin@jpl.nasa.gov

Le ‘strane coppie’ stellari più comuni del previsto

Rappresentazione artistica di una ‘strana coppia’ formata da un buco nero e una stella (fonte: NASA E/PO, Sonoma State University, Aurore Simonnet)
Le ''strane coppie'' cosmiche, nelle quali giovani stelle sono accompagnate da una stella di neutroni o da un buco nero, potrebbero essere meno rare di quanto si immagini. Lo dimostra uno studio pubblicato su Science e basato sui dati forniti dal telecopio spaziale Fermi della Nasa, una missione alla quale l'Italia partecipa con Agenzia spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

L'occhio del satellite che ha rivelato questo aspetto inedito dell'universo si chiama Lat (Large Area Telescope) e parla italiano. Grazie ad esso si e' scoperto che molte sorgenti di raggi gamma nel cosmo potrebbero anche essere sistemi binari di stelle di neutroni e buchi neri, anche se non emettono raggi X. Finora, infatti, sistemi binari di questo tipo erano stati individuati dalla doppia emissione di raggi gamma e X. Nella ricerca l'Italia ha svolto un ruolo di primo piano con lo Science Data Center dell'Asi a Frascati (Roma), le sezioni dell'Inaf di Milano e Bologna, le sezioni dell'Infn presso le universita' di Perugia, Pisa, Trieste, Padova e Tor Vergata, lo Iuss di Pavia, il Politecnico di Bari, Consorzio Interuniversitario di Fisica Spaziale di Torino.

 I ricercatori hanno individuato un sistema binario che emette raggi gamma, chiamato 1FGL J1018.6-5856 e mai riconosciuto finora come fonte di raggi X. Solo successive analisi hanno permesso di identificare emissioni di raggi X provenienti da questa sorgente di raggi gamma.

Secondo gli esperti la stella della coppia e' una giovane stella di classe O, estremamente calda e luminosa. ''E' il terzo sistema di questo tipo che conosciamo'', ha osservato Patrizia Caraveo, responsabile per l'Inaf dello sfruttamento scientifico dei dati di Fermi. E la sua scoperta, ha sottolineato, e' una prova dei passi da gigante fatti dall'astrofisica negli ultimi anni: ''basti pensare che la prima volta che abbiamo osservato un sistema binario di questo tipo, alla fine degli anni '70, abbiamo impiagato circa 30 anni per comprendere la sua natura. Adesso e' stato sufficiente un anno per identificare la natura della sorgente 1FGL J1018.6-5856''.

Considerando l'insieme delle sorgenti di raggi gamma finora note, ha detto ancora Caraveo, ''la parte piu' cospicua spetta ai nuclei galattici attivi,

che rappresentano oltre la meta' delle 1.800 sorgenti rivelate nei dati della missione Fermi''. Subito dopo, ''anche se con grande distacco numerico, troviamo le pulsar, che hanno recentemente raggiunto quota 100. Fanalino di coda dal punto di vista numerico sono le sorgenti gamma associate a sistemi binari: queste si contano sulla punta delle dita di una mano, ma sono tutte molto interessanti''.

www.ansa.it

Premio 'Bruno Rossi' al satellite italiano Agile


La Nebulosa del Granchio, per le cui osservazioni è stato premiato il satellite Agile
 (fonte: NASA)
 
Il satellite italiano Agile si è aggiudicato il riconoscimento internazionale più ambito nel campo dell'astrofisica delle alte energie, il premio Bruno Rossi, assegnato ogni anno dall'American Astronomical Society.

Intitolato al padre della fisica dei raggi cosmici, l'italiano Bruno Rossi, il riconoscimento è stato consegnato dal gruppo di ricerca coordinato da Marco Tavani, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Vero e proprio gioiello per lo studio dei fenomeni più violenti che avvengono nell'universo, Agile (Astrorivelatore Gamma a Immagini Leggero) è nato dalla collaborazione fra Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Inaf e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare(Infn).

Agile, si legge nella motivazione, è stato premiato per la scoperta dell'emissione di lampi gamma dalla Nebulosa del Granchio. Grande soddisfazione della squadra italiana: per Tavani un satellite cosiddetto ''piccolo'', come Agile, ha dimostrato di poter competere con i grandi.

Per il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami, Agile è ''l'immagine dell'Italia migliore'' e ''un condensato di altissima tecnologia ed eleganza al tempo stesso: realizzato con finanziamenti minimi e massimo ingegno, ha funzionato fin da subito in modo egregio''.

Soddisfatto del riconoscimento anche il responsabile della missione per l'Infn, Guido Barbiellini, per il quale ''Agile è un magnifico esempio di collaborazione tra varie enti e agenzie di ricerca italiani. L'Infn, da parte sua, è orgoglioso di aver realizzato il tracker in silicio che si è rivelato l'elemento decisivo per determinare la direzione da cui provengono i raggi gamma osservati dal satellite. Ovviamente anche nel caso della Nebulosa del Granchio''.

''Il premio di oggi ci inorgoglisce - ha detto il presidente dell'Asi, Enrico Saggese - soprattutto perché è il quarto che l'Asi riceve per il suo Asdc (Asi Science Data Center)'' Per l'Asi, ha proseguito Saggese, la missione Agile rappresenta ''un importante programma scientifico di riferimento e in questi anni di vita operativa ha fornito spesso rilevanti e inattese sorprese, che sono certo continueranno grazie al prolungamento della sua vita operativa''. Nelle attività operative di Agile, ha concluso, ''è coinvolta anche la nostra Base di Malindi, in Kenya, in quanto unica stazione di Terra per il controllo del satellite in orbita e per la raccolta dei dati”.

www.ansa.it

Scoperto il piu' piccolo sistema solare


Rappresentazione artistica del più piccolo sistema planetario mai scoperto
(fonte: NASA/JPL-Caltech)
E' stato scoperto il piu' piccolo sistema planetario finora conosciuto. E' composto da tre pianeti, i piu' piccoli tra quelli noti al di fuori del nostro Sistema solare, che ruotano intorno a una stella nana rossa chiamata KOI-96,1 che ha un diametro pari a un sesto del nostro Sole. E' riuscito a trovarlo il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler.

''Si tratta del sistema solare piu' piccolo che sia stato trovato finora'', spiega John Johnson, responsabile scientifico della ricerca dell'Istituto per gli esopianeti al California Institute of Technology di Pasadena. ''E' piu' simile in scala al sistema di Giove, con le sue lune, che ad ogni altro sistema planetario - aggiunge - e la sua scoperta e' una prova ulteriore della varieta' di sistemi planetari presente nella nostra galassia''.

I tre pianeti extrasolari sono stati battezzati KOI-961.01, 02 e 03, e le loro dimensioni sono piuttosto ridotte, pari a 0,78, 0,73 e 0,57 volte il raggio terrestre. Per averne un'idea, il piu' piccolo e' piu' o meno della stessa taglia di Marte.

Sono pianeti rocciosi come la Terra, e questa caratteristica li rende piuttosto rari visto che ad oggi, tra i 700 pianeti extrasolari identificati, sono solo una manciata quelli rocciosi. ''Gli astronomi hanno appena cominciato a confermare lo status di pianeta delle migliaia di candidati scoperti finora da Kepler'', commenta Doug Hudgins, che lavora al programma Kepler proprio nel quartier generale della Nasa a Washington. ''E' fantastico - osserva - trovarne uno piccolo quanto Marte, e questo ci suggerisce che ci potrebbe essere una grande quantita' di pianeti rocciosi intorno a noi''.

Rimarra' forse deluso chi spera di trovare tracce di vita in questo Sistema solare in miniatura: secondo gli esperti della Nasa i tre pianeti orbitano piuttosto vicini alla loro stella (impiegano meno di due giorni per girarle attorno), e questo li renderebbe troppo caldi per ospitare la vita.

www.ansa.it

sexta-feira, 13 de janeiro de 2012

Prima mappa delle 'scientille cosmiche'


Roma - Ottenuta una mappa senza precedenti delle 'luci' che si accendono e spengono improvvisamente nel cielo, dovute a oggetti come asteroidi, esplosioni stellari, stelle variabili: in tutto 200 milioni di 'scintille cosmiche'.

Presentata nel convegno della Società americana di astronomia in corso negli Stati Uniti, la mappa è stata realizzata dagli astronomi dall'Istituto di tecnologia della California (Caltech) e dell'università dell'Arizona.

Non rare le 'strane coppie' stellari

Roma - 'Strane coppie' cosmiche delle quali fanno parte stelle di neutroni e buchi neri non sarebbero cosi' rare. Lo dimostra uno studio su Science, realizzato con il telecopio spaziale Fermi della Nasa, al quale l'Italia partecipa con Agenzia spaziale Italiana , Istituto Nazionale di Astrofisica e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Dati alla mano molte sorgenti di raggi gamma nel cosmo potrebbero anche essere sistemi binari di stelle di neutroni e buchi neri anche se non emettono raggi X.

www.ansa.it

quinta-feira, 12 de janeiro de 2012

China e Índia querem construir o maior telescópio do mundo em 2018

Do G1, com informações da Associated Press - China e Índia assinaram uma acordo para construir o maior telescópio do mundo no topo do vulcão Mauna Kea, no Havaí, arquipélago norte-americana no Oceano Pacífico. O projeto deve estar concluído em 2018. Chamado de Thirty Meter Telescope, o equipamento irá ajudar os astrônomos em pesquisas sobre a origem do Universo.
É a primeira vez que ambas as nações asiáticas participam de um projeto para construção de um instrumento óptico tão grande e que deverá explorar as fronteiras da astronomia. Quando pronto, o telescópio vai permitir aos cientistas investigar objetos a 13 bilhões de anos-luz de distância -- 1 ano-luz equivale a aproximadamente 9,5 trilhões de quilômetros.

Telescópio será instalado no topo do vulcão Mauna Kea, no Havaí. (Crédito: Thirty Meter Telescope / AP Photo)

Após ficar pronto em 2018, o telescópio será o maior do mundo. (Crédito: Thirty Meter Telescope / AP Photo)

Missão da Nasa encontra 3 menores planetas fora do Sistema Solar

Do G1 em SP - A agência espacial norte-americana anunciou a descoberta dos três menores planetas fora do Sistema Solar detectados até o momento. Os astros foram descobertos pela missão Kepler, sonda voltada para a pesquisa de exoplanetas. A descrição dos astros foi feita na revista científica "Nature" em um estudo coordenado por Phil Muirhead, do Instituto de Tecnologia da Califórnia (Caltech).
 
O trio gira ao redor de uma estrela chamada KOI-961. São todos rochosos como a Terra, mas possuem menos de 80% o raio do nosso planeta -- aproximadamente 6.370 quilômetros. O menor deles é do tamanho de Marte. A estrela também não é muito grande, sendo vermelha e sendo apenas 70% maior que Júpiter. Ela está a "apenas" 130 anos-luz da Terra -- aproximadamente 1,2 quatrilhão de quilômetros.

Eles orbitam muito perto da estrela para poderem ter superfícies habitáveis, já que a temperatura é elevada e a água líquida não deve existir em nenhum dos três astros. Cada giro dos três exoplanetas ao redor de KOI-961 demora apenas dois dias. Estrelas vermelhas essa são conhecidas como anãs-vermelhas e são as mais comuns na Via Láctea.

Ilustração mostra como seria o pequeno sistema planetário ao redor de KOI-961. (Foto: JPL - Caltech / Nasa)

O conjunto forma o menor sistema planetário que se tem notícia até o momento. Para John Johnson, pesquisador do Caltech, o quarteto mais se parece em extensão com Júpiter e seus satélites. Mas como anãs-vermelhas são comuns na nossa galáxia, os cientistas acreditam que possam existir muitos outros planetas rochosos a serem desvendados.
Até janeiro de 2012, mais de 700 exoplanetas são conhecidos, após 16 anos de descobertas de planetas fora do Sistema Solar. O site da missão Kepler traz uma contagem de até 2.326 candidatos a exoplanetas. Novas observações são necessárias para dizer se eles são ou não planetas. Apenas 35 astros foram confirmados como exoplanetas pela missão -- dois deles orbitando duplas de estrelas, revelados na quarta-feira (11).
A sonda Kepler foi lançada ao espaço em março de 2009 para investigar 150 mil estrelas em uma região no céu entre as constelações da Lira e do Cisne em busca de exoplanetas que possam reunir as condições para o desenvolvimento da vida. Isso é possível pela mudança no brilho das estrelas observadas, que podem indicar a presença de um planeta próximo.
Cada suspeita de exoplanetas deve ser confirmada por observações complementares feitas por grandes observatórios na Terra. No caso do estudo sobre os 3 menores exoplanetas já detectados, foram utilizados os observatórios de Palomar e o W.M Keck, ambos em territórios norte-americanos.

Mistério de 'bolha de sabão' espacial é solucionado pelo telescópio Hubble

Do G1 em SP - Os resquícios de uma explosão estelar que mais se parecem com uma bolha de sabão foram finalmente explicados após observações realizadas com o Telescópio Espacial Hubble, das agências espacias europeia (ESA) e norte-americana (Nasa).
O fenômeno se encontra dentro da Grande Nuvem de Magalhães. As Nuvens de Magalhães são duas galáxias pequenas que giram ao redor da nossa Via Láctea. A dupla é possível de ser vista a olho nu em locais com pouca poluição atmosférica.
A bolha (veja imagem abaixo) se chama SNR 0509-67.5 e está localizada a 170 mil anos-luz da Terra -- um ano-luz é a distância percorrida por um raio de luz durante um ano e equivale a aproximadamente 9,5 trilhões de quilômetros.

Cores da supernova 0509-67.5 foram obtidas a partir de dados coletados pelo Hubble e por instrumentos na Terra a partir da luz visível e dos raios X vindos do espaço. (Foto: Telescópio Espacial Hubble / ESA / Nasa)

Este tipo de supernova é classificada como Tipo 1a e acontece quando uma estrela conhecida como anã-branca "rouba" massa de uma companheira próxima. Anãs-brancas são pequenas e muito "pesadas" e representam o último estágio da vida de estrelas anteriores, que já não tinha material para realizar fusões nucleares.
Até agora, os pesquisadores não haviam encontrado a companheira que teria cedido material para a explosão da anã-branca que gerou SNR 0509-67.5. Mas o Telescópio Hubble conseguiu resolver o mistério, quando astrônomos da Universidade Estadual de Louisiana, nos Estados Unidos, aproveitaram uma foto obtida pelo instrumento e detectaram uma região no centro da supernova que impedia a visualização de estrelas ao fundo.
A aposta dos cientistas é que SNR 0509-67.5 tenha sido criada a partir da união de duas anãs-brancas, que teriam se aproximado e explodido intensamente no passado. A energia liberada por uma supernova é tão grande que pode chegar a ofuscar o brilho de galáxias inteiras.
Durante 40 anos, os astrônomos tiveram dificuldade para encontrar os astros que dão origem a supernovas do tipo 1a. A importância desses resquícios de material estelar aumentou na última década, pois eles são bons indicadores para a aceleração do Universo.
Os dados sobre a pesquisa feita a partir das observações do telescópio Hubble foram divulgados em um encontro da Sociedade Astronômica Americana em Austin, no estado do Texas. O estudo também foi divulgado na revista científica "Nature" desta semana.

quarta-feira, 11 de janeiro de 2012

Planetas recém-descobertos revelam que é possível orbitar par de estrelas

Do G1 em SP - Astrônomos anunciaram nesta quarta-feira (11) a descoberta de dois novos exoplanetas que giram ao redor de uma dupla de estrelas parecidas com o Sol. Nomeados Kepler-34b e Kepler-35b, os astros confirmam que é possível existir planetas que orbitam pares de estrelas unidas pela gravitação.
A descoberta é tema da revista científica "Nature" dessa semana e foi divulgada por um grupo de cientistas liderado por William Welsh, da Universidade Estadual de San Diego, nos Estados Unidos. Cada um dos planetas gira ao redor de pares de estrelas diferentes.
Apesar de previsto por teóricos, este modelo era mais conhecido até então pelo cinema: na série "Guerra nas estrelas", um dos cenários onde as ações acontecem é o planeta Tatooine, lar do herói Luke Skywalker e iluminado por duas estrelas amarelas como o Sol.

Ilustração mostra como seria Kepler-35b, girando ao redor de par de estrelas. (Crédito: Lynette Cook / Nasa)

O estudo serviu para consolidar uma descoberta anterior, ocorrida em setembro de 2011, quando os responsáveis pela missão Kepler anunciaram o primeiro planeta que poderia ser a versão real de Tatooine. Era Kepler-16b, astro também encontrado pela sonda da Nasa.
Vida a dois
Os objetos têm o mesmo nome pois foram encontrados pela sonda Kepler, da agência espacial norte-americana (Nasa), que procura desde março de 2009 por exoplanetas em uma faixa extensa no espaço sideral entre as constelações de Lira e Cisne. Nesta região, o equipamento analisa variações no brilho de até 150 mil estrelas.
Mudanças na luz que vem desses astros podem indicar que um planeta passou entre as estrelas e as lentes da sonda. Foi o que aconteceu durante a descoberta de Kepler-16b, que está a 200 anos-luz de distância da Terra -- 1 ano-luz é a distância percorrida por um raio luminoso durante um ano inteiro (aproximadamente 9,5 trilhões de quilômetros).

Uma nova classe de planetas foi revelada com as descobertas de 34b e 35b. (Foto: Mark Garlick / Nasa)

Os dois planetas recém-descobertos são gigantes gasosos como Júpiter, porém com massas muito menores. Kepler-34b gira ao redor de sua dupla em apenas 288 dias terrestres. Kepler-35b leva menos tempo ainda em sua órbita: 131 dias.
Segundo os pesquisadores, a maioria das estrelas como o Sol vive em pares. Agora, a pesquisa de Welsh mostra que planetas orbitando duplas de estrelas -- conhecidos como planetas circumbinários -- também devem ser mais comuns do que se imaginava.
Desde 1995
Por centenas de anos, os astrônomos acreditaram que o Sistema Solar era o único grupo de planetas girando ao redor de uma estrela. Mas em 1995, com a descoberta do primeiro planeta a orbitar uma estrela diferente do Sol.

Até o momento, são conhecidos mais de 700 exoplanetas. (Foto: Lior Taylor / Nasa)

Nomeado 51 Pegasi b, o astro é um gigante gasoso com massa equivalente a, no mínimo, metade de Júpiter. A distância para a estrela que orbita é pequena: apenas 7,5 milhões de quilômetros -- muito menor, por exemplo, que o afastamento de 150 milhões de quilômetros da Terra em relação ao Sol.
Atualmente, são conhecidos mais de 700 planetas fora do Sistema Solar. No site da missão Kepler, é possível ver a contagem atual de "candidatos" a exoplanetas: astros que foram detectados pela sonda, mas não foram confirmados por análises posteriores como planetas. O número está, em 11 de janeiro, em 2.326. Desses, somente 33 já receberam a confirmação de que são realmente planetas.
Mas o principal objetivo da sonda Kepler é encontrar planetas que possam reunir as condições para o florescimento da vida. Para isso acontecer, os astros precisam ter um tamanho parecido com o da Terra e uma distância da estrela que orbitam suficiente para o desenvolvimento de uma atmosfera e de água líquida na superfície.


Na série 'Guerra nas estrelas', Tatooine serve de lar para Luke Skywalker. (Foto: Divulgação)

Buco nero,prima 'diretta' materia espusa

Roma - Per la prima volta e' stato osservato 'in diretta' un buco nero mentre espelle velocissimi e giganteschi 'proiettili' di materia. Il risultato, presentato al convegno della Societa' Americana di Astronomia, potra' aiutare a comprendere la fisica di questi oggetti cosmici molto complessi. Il buco nero osservato fa parte di un sistema binario distante 28.000 anni luce dalla Terra, chiamato H1743-322 e composto da un buco nero e una stella.


www.ansa.it

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...