quinta-feira, 1 de setembro de 2011

Scoperta la “stella impossibile” è la più vecchia mai vista

La SDS J102915+172927 ribattezzata «stella impossibile»

MILANO - L’hanno subito battezzata la “stella impossibile”, oppure la stella che “non dovrebbe esistere” forse anche per trovarle un nome più facile da esprimere oltre la sua sigla (SDS J102915+172927 ) più difficile di un codice bancario. L’hanno scoperta nella costellazione del Leone a quattromila anni luce dalla Terra. È una vecchia stella di poco più di 13 miliardi di anni, probabilmente la più vecchia mai avvistata. L’universo all’epoca era giovanissimo essendo nato 13,7 miliardi di anni fa. La sua massa, inoltre, è un po’ inferiore a quella del Sole e l’immagine appare debole nel firmamento.
VERY LARGE TELESCOPE - Ma scrutando nei suoi raggi con il Very Large Telescope dell’ESO dalle vette del Cile, Elisabetta Caffau del centro per l’astronomia dell’Università di Heidelberg e dell’osservatorio di Parigi, assieme a Paolo Molaro, Sofia Randich e Simone Zaggia rispettivamente degli osservatori INAF di Trieste, Arcetri e Padova hanno scoperto le sue stranissime singolarità pubblicate ora sulla rivista britannica Nature. A cominciare dal fatto che è formata quasi del tutto da idrogeno e elio con pochissime tracce di altri elementi chimici, anzi il più basso livello finora riscontrato. Ad esempio la percentuale dei metalli è 20 mila volte inferiore a quella riscontrata nel Sole. Per queste ragioni non sarebbe potuta nascere secondo le teorie vigenti. Finora, infatti, si pensava che nelle remote epoche dell’inizio in cui si coagulavano gli astri (compreso questo nuovo) potessero prendere forma solo grandi stelle molto massicce, addirittura milioni di volte più consistenti del nostro Sole.
«Stelle di questo tipo, con piccola massa e quantità estremamente basse di metalli – spiega Elisabetta Caffau - non dovrebbero esistere perché le nubi di materiali da cui sono formate non avrebbero potuto condensarsi». Un altro enigma riguarda il litio il quale assieme all’idrogeno e all’elio era uno dei primi elementi presenti nella generazione degli astri. Invece è cinquanta volte meno del previsto. Insomma la stella impossibile pone un mucchio di affascinanti domande a cui gli astronomi dovranno cercare di rispondere. «E magari – come ricorda Elisabetta – bisognerà anche rivedere ciò che immaginiamo sulla formazione stellare».


Giovanni Caprara

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