Nei 10 secondi
dopo aver toccato il suolo di Titano, la sonda Huygens ha rimbalzato,
scivolato e oscillato. Lo rivela la ricostruito gli istanti
immediatamente successivi all'arrivo di Huygens sulla più grande luna di
Saturno, nel gennaio 2005. A portare a destinazione Huygens era stata
la missione Cassini, nata in collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale
Europea (Esa) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
''Questo studio ci riporta al momento storico in cui Huygens ha toccano il mondo alieno più remoto su cui si sia mai posato una sonda'', osserva Nicolas Altobelli, dell'Esa.
Coordinato dal tedesco Stefan Schroder dell'Istituto Max Planck per la ricerca sul Sistema solare, pubblicato sulla rivista Planetary and Space Science, lo studio fornisce nuove informazioni sulla natura della superficie della luna, che sembra fatta di sabbia umida. Sono stati analizzati i dati inviati dagli strumenti che erano attivi durante l'impatto con il suolo di Titano, in particolare i cambiamenti nelle accelerazioni sperimentate dalla sonda. Quindi i dati sono stati confrontati con i risultati di simulazioni al computer e una prova di caduta, utilizzando un modello di Huygens progettato per replicare l'atterraggio.
L'analisi rivela che, al primo contatto con la superficie di Titano, Huygens ha scavato un foro profondo 12 centimetri, prima di rimbalzare su un superficie piana. La sonda, si è poi inclinata di circa 10 gradi ed è poi scivolata di 30-40 centimetri sulla superficie. Huygens a questo punto ha rallentato per attrito con la superficie e, arrivando alla sua ultima meta, ha oscillato avanti e indietro cinque volte.
''Questo studio ci riporta al momento storico in cui Huygens ha toccano il mondo alieno più remoto su cui si sia mai posato una sonda'', osserva Nicolas Altobelli, dell'Esa.
Coordinato dal tedesco Stefan Schroder dell'Istituto Max Planck per la ricerca sul Sistema solare, pubblicato sulla rivista Planetary and Space Science, lo studio fornisce nuove informazioni sulla natura della superficie della luna, che sembra fatta di sabbia umida. Sono stati analizzati i dati inviati dagli strumenti che erano attivi durante l'impatto con il suolo di Titano, in particolare i cambiamenti nelle accelerazioni sperimentate dalla sonda. Quindi i dati sono stati confrontati con i risultati di simulazioni al computer e una prova di caduta, utilizzando un modello di Huygens progettato per replicare l'atterraggio.
L'analisi rivela che, al primo contatto con la superficie di Titano, Huygens ha scavato un foro profondo 12 centimetri, prima di rimbalzare su un superficie piana. La sonda, si è poi inclinata di circa 10 gradi ed è poi scivolata di 30-40 centimetri sulla superficie. Huygens a questo punto ha rallentato per attrito con la superficie e, arrivando alla sua ultima meta, ha oscillato avanti e indietro cinque volte.
I sensori di Huygens hanno continuato a rilevare piccole vibrazioni per altri due secondi, fino a quando il movimento è cessato, quasi 10 secondi dopo l'atterraggio.
''Un picco nei dati di accelerazione - rileva Schroder - suggerisce che durante la prima oscillazione la sonda probabilmente ha urtato contro un sasso sporgente di circa due centimetri dalla superficie di Titano, che potrebbe averla spinta nel suolo, suggerendo che la superficie ha una consistenza morbida, di sabbia umida''. La superficie deve essere stata quindi abbastanza morbida per permettere alla sonda di fare un buco, spiegano i ricercatori, ma abbastanza forte da sostenere il dondolio di Huygens avanti e indietro.
Nei dati dell'atterraggio i ricercatori hanno visto inoltre che si è sollevata una polvere di materiali organici, e ciò suggerisce che il suolo era probabilmente asciutto e che non vi era stata alcuna 'pioggia' di etano liquido o metano per qualche tempo prima dello sbarco.
www.ansa.it
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