Così brillante da essere dedicata a un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo, è stata considerata finora una delle galassie più straordinarie mai scoperte, ma potrebbe essere un antenato dei buchi neri: questo corpo celeste misterioso sarebbe nato subito dopo il Big Bang, dal collasso di un'enorme quantità di gas. E' l'ipotesi di tre ricercatori americani, pubblicata sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
Aaron Smith e Volker Bromm, dell'università del Texas ad Austin, e Avi Loeb, del Centro di Astrofisica dell'università di Harvard, hanno formulato l'ipotesi sulla base di una simulazione al computer. L'oggetto misterioso che hanno studiato è stato chiamato CR7, come Ronaldo, proprio per il suo carattere straordinario, ed è lontanissima. Vale a dire che è anche molto antica, nata quando l'universo aveva poco meno di un miliardo di anni. La simulazione ha permesso di osservare che il vento di idrogeno ed elio emesso da questo corpo celeste alla velocità di circa 150 chilometri al secondo potrebbe essere generato dal disco di materia che cade verso il buco nero.
Se l'ipotesi dovesse essere confermata, Cr7 sarebbe un antenato dei buchi neri, nato subito dopo il Big Bang. Questi corpi celesti primitivi sarebbero enormi, con masse centinaia di migliaia di volte superiori a quelle del Sole, e si sarebbero formati così presto che la loro nascita non potrebbe essere avvenuta dal collasso di una stella ma dal collasso diretto di una nube di materia primordiale sprigionata dall'esplosione del Big Bang.
''Il gruppo americano ha il merito di avere interpretato in modo ragionevole dei dati'' ha osservato Fabrizio Fiore, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), fra gli autori della recente scoperta di altri due antenati di buchi neri. Ma, ha aggiunto, ''non è la prima volta che si ipotizza che questa sorgente sia un buco nero, la prima ipotesi è stata dell’italiano Andrea Pallottini, quando era alla Scuola Normale Superiore di Pisa''.
Per avere la conferma bisogna aspettare i futuri telescopi spaziali, come il James Webb della Nasa o la missione Athena dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), da 10 a 100 volte più sensibili degli strumenti attuali e che permetteranno di cercare i buchi neri primitivi anche nel vicino infrarosso e nei raggi X.
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