E' stato un pianeta in formazione, e non un asteroide, a colpire la Luna quasi 4 miliardi di anni fa generando il vasto bacino del mare Imbrium. Le nuove analisi dei crateri prodotti dallo scontro, pubblicate su Nature, dimostrano che il corpo che ha impattato contro il nostro satellite doveva essere due volte piu' largo e dieci volte piu' massiccio di quanto pensato finora: con un diametro di oltre 250 chilometri, questo protopianeta poteva rientrare di diritto tra i 'giganti perduti' del Sistema solare che hanno formato crateri non solo sulla Luna ma anche su altri pianeti come Mercurio.
Lo hanno stabilito i ricercatori della Brown University, negli Stati Uniti, ricostruendo la dinamica dell'impatto lunare grazie all'ausilio dell'enorme cannone verticale della Nasa, l'Ames Vertical Gun Range, progettato per riprodurre gli scontri fra corpi celesti. Attraverso questo simulatore, e' stato possibile capire che sarebbero stati proprio alcuni pezzi del protopianeta, distaccati al momento dell'impatto, a generare una serie di piccoli crateri vicini al Mare Imbrium che risultano posizionati in maniera anomala rispetto alla traiettoria dello scontro.
Proprio a partire dalle loro caratteristiche morfologiche, i ricercatori guidati da Pete Schultz sono riusciti a identificare il punto del primo impatto valutando anche le dimensioni del protopianeta. ''Si tratta di una stima per difetto - spiega Schultz - perche' pensiamo che potesse misurare anche 300 chilometri di diametro''. Applicando lo stesso metodo di indagine ad altri crateri che segnano la superficie della Luna e di altri pianeti, si deduce che potrebbero rappresentare le impronte ''di giganti perduti'', come li definisce lo stesso ricercatore, ovvero asteroidi grandi quanto protopianeti molto comuni alle origini del Sistema solare.
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