terça-feira, 16 de agosto de 2016

Tintarella di Ferragosto anche grazie a stelle e buchi neri

Tintarella di Ferragosto anche grazie a stelle e buchi neri (fonte: ICRAR/Dan Hutton)Tintarella di Ferragosto anche grazie a stelle e buchi neri (fonte: ICRAR/Dan Hutton)
La tintarella di Ferragosto arriva anche grazie a stelle e buchi neri: ad abbronzarci non è solo il Sole ma anche i 10 miliardi di fotoni al secondo provenienti dall'intero universo. Colpiscono la nostra pelle dopo aver viaggiato anche per miliardi di anni e a contarli per la prima volta è stato l'astrofisico Simon Driver, dell'università dell'Australia occidentale, in uno studio pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal. 

Nonostante il numero di fotoni sembri elevato si tratta in realtà di una percentuale piccolissima se confrontata con quelli in arrivo ogni secondo dal Sole, appena 10 bilionesimi (ossia 10 milionesimi di milioni).

Ogni momento la Terra, e quindi anche la nostra pelle, è colpita da un'enorme quantità di piccolissime particelle, per lo più fotoni, che arrivano per gran parte dal Sole ma una piccolissima quantità è anche quella in arrivo dalle altre stelle. Distinguere tra queste quante sono solari e quante quelle generate all'interno dei nuclei di altre stelle lontane oppure provenienti dalle violentissime 'esplosioni' generate dalla materia in caduta all'interno dei buchi neri è molto complesso ma è un dato fondamentale per capire meglio l'evoluzione dell'intero universo. Usando i dati raccolti negli anni da una gran varietà di telescopi, con lunghezze d'onda differenti, tra cui l'europeo Herschel e l'americano Spitzer, i ricercatori sono riusciti per la prima volta a darne una stima piuttosto accurata.


L'energia extra-solare che ogni giorno colpisce la Terra è di 10miliardi di fotoni al secondo, un inezia se confrontato con quelli in arrivo dal sole: 1 quadrilione di fotoni al secondo, ossia 1 seguito da 24 zeri. Un dato importante per lo studio dell'universo ma quasi nulla per la nostra abbronzatura: “per avere una bruciatura – ha spiegato Driver – dovremmo rimanere esposti a queste radiazioni per 10mila miliardi di anni”.

www.ansa.it

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