quinta-feira, 17 de maio de 2012

Nasa estima que 4.700 asteroides podem ser perigosos para a Terra

Da EFE

A Nasa, a agência espacial americana, divulgou nesta quarta-feira (16) que 4.700 asteroides podem ser potencialmente perigosos para a Terra, segundo dados da sonda WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer), que analisa o cosmos com luz infravermelha.


Nasa estima que 4.700 asteroides podem ser perigosos para a Terra (Foto: Nasa)
 
A agência assinalou que as observações da WISE permitiram a melhor avaliação da população dos asteroides potencialmente perigosos de nosso sistema solar. Esses asteroides têm órbitas próximas à Terra e são suficientemente grandes para resistir à passagem pela atmosfera terrestre e causar danos se caírem no nosso planeta.

Os novos resultados foram recolhidos pelo projeto NEOWISE, que estudou, utilizando luz infravermelha, uma porção de 107 asteroides potencialmente perigosos próximos à Terra com a sonda WISE para fazer prognósticos sobre toda a população em seu conjunto.

Segundo a Nasa, há aproximadamente 4.700 deles - com uma margem de erro de mais ou menos 1.500 -, que têm diâmetros maiores de 100 metros. Até o momento, calcula-se que entre 20% e 30% desses objetos foram localizados.

"Fizemos um bom começo na busca dos objetos que realmente representam um risco de impacto com a Terra", disse o responsável pelo Programa de Observação de Objetos Próximos à Terra, Lindley Johnson.
No entanto, "temos de encontrar muitos e será necessário um grande esforço durante as próximas duas décadas para localizar todos os que podem causar graves danos ou ser destino das missões espaciais no futuro", finalizou Johnson.

quarta-feira, 16 de maio de 2012

Telescópio faz imagem mais profunda da galáxia Centaurus A

Do G1, em São Paulo

O Observatório Europeu do Sul (ESO), projeto que conta com participação brasileira, publicou nesta quarta-feira (16) imagem que mostra a galáxia Centaurus.

De acordo com o ESO, a fotografia foi feita com mais de 50 horas de exposição e é, provavelmente, a imagem mais profunda já criada do aglomerado estelar.

Captada pelo telescópio MPG/ESO, instalado no Chile, a Centaurus A situa-se a 12 milhões de anos-luz de distância na constelação do Centauro. O brilho que enche a maior parte da imagem vem de estrelas velhas e frias.

O observatório informou ainda que astrônomos afirmam que o núcleo brilhante, a forte emissão de rádio e os jatos da Centaurus A são produzidos por um buraco negro central, com uma massa de cerca de 100 milhões de vezes a massa do Sol.

A galáxia foi inicialmente documentada pelo astrônomo britânico James Dunlop no Observatório Parramalta na Austrália, a 4 de Agosto de 1826. Esta galáxia é frequentemente chamada Centaurus A porque foi a primeira fonte principal de ondas rádio descoberta na constelação do Centauro nos anos 1950.

 magem divulgada pelo ESO mostra galáxia Centaurus A. (Foto: ESO)

segunda-feira, 14 de maio de 2012

Scoperto il pianeta 'invisibile'




Rappresentazione artistica di pianeti extrasolari (fonte: NASA)
 
E' grande come Saturno, ma era sfuggito al cacciatore di pianeti della Nasa Kepler: è il pianeta 'invisibile', la cui esistenza è stata dimostrata dallo stesso metodo di calcolo che 150 fa aveva permesso di scoprire Nettuno nel nostro Sistema Solare. Il pianeta orbita attorno alla stella KOI-872 ((Kepler Object of Interest 872) ed è stato individuato con lo stesso metodo di calcolo che 150 anni fa aveva permesso di prevedere l'esistenza di Nettuno, prima che il pianeta venisse avvistato nel nostro Sistema Solare.

A prevedere l'esistenza di Nattuno era stato il matematico francese Urbain Le Verrier, sulla base di piccole deviazioni nel moto di Urano. Queste, secondo Le Verrier, dovevano essere generate dall'influenza della gravità di un altro corpo celeste. La scoperta venne confermata successivamente da Johann Galle, dell’Osservatorio di Berlino. Adesso, in un articolo pubblicato sulla rivista Science, un gruppo di ricercatori guidato da David Nesvorny, del Southwest Research Institute, ha applicato per la prima volta lo stesso sistema di calcolo al di fuori del Sistema solare, per scoprire un pianeta-

 "I telescopi di oggi possono rilevare pianeti intorno a stelle lontane e il telescopio spaziale Kepler della Nasa, lanciato nel 2009, è un campione tra questi", commenta Nesvorny. Kepler sta monitorando costantemente la luminosità di oltre 150.000 stelle, alla ricerca di brevi periodi di tempo, noti come transiti, in cui la stella appare più debole perché oscurata da un pianeta. "Per un pianeta che segue un’orbita kepleriana intorno alla stella ospite, le proprietà di spazio, tempo ed altre proprietà osservate nella curva di luce devono essere immutabili nel tempo", ha commentato David Kipping, dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. In alcuni casi, però, possono avvenire delle eccezioni e i transiti di un pianeta sul disco della sua stella possono avvenire in modo diverso rispetto a quello previsto dalla teoria. Per esempio, la sequenza dei transiti spuò risultare alterata se il pianeta viene attratto dalla gravità di un altro pianeta.

Analizzando i dati di Kepler, in particolare quelli relativi ai pianeti il cui transito mostra variazioni indicative di pianeti o lune nascoste. Osservando la stella KOI-872, simile al Sole, i ricercatori hanno notato ritardi nei transiti dei pianeti superiori alle due ore. "E’ stato subito evidente per noi che un grande oggetto nascosto stava attirando il pianeta in transito", afferma Nesvorny. "Se un treno rapido arriva in una stazione con due ore di ritardo, ci deve essere una buona ragione. Dovevamo solo capire quale fosse ", ha aggiunto.

Grazie alla teoria di Le Verrier, i ricercatori hanno quindi dimostrato che le variazioni osservate possono essere spiegate dalla presenza di un pianeta invisibile, dalla massa simile a quella di Saturno e che orbita attorno alla stella ospite ogni 57 giorni. Osservazioni che verranno verificate da nuove osservazioni di Kepler, che traccerà numerosi nuovi transiti confrontandoli con quelli già analizzati.

www.ansa.it

sexta-feira, 11 de maio de 2012

Il 'mostro' solare si prepara



La macchia AR 1476 è ben visibile sul disco del Sole che sta sorgendo accanto alla Basilica di Superga (fonte: Stefano De Rosa, http://stefanoderosa.com/)

Video

 Il 'mostro' si sta preparando. La grande macchia solare AR 1476, definita dagli esperti Nasa come un vero e proprio mostro per le sue dimensioni, in questi giorni sta crepitando con una serie di eruzioni solari di media entita' che stanno gia' facendo registrare i primi blackout nelle comunicazioni radio. Al suo interno, pero', cova una enorme quantita' di energia che a breve potrebbe dare vita alle piu' potenti eruzioni solari, quelle di classe X, con effetti ben piu' pesanti anche sul nostro pianeta, che in queste ore sta entrando nella linea di fuoco.

   La macchia AR 1476, individuata dal Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa, si estende per quasi 160.000 chilometri ed e' visibile anche senza l'ausilio di telescopi solari, soprattutto durante l'alba e il tramonto. Diversi gli astrofili che in queste ore si stanno divertendo a fotografarla, come il torinese Stefano De Rosa, dell'Unione Astrofili Italiani (Uai), che durante l'alba sopra la basilica di Superga ha immortalato il 'mostro solare' in una fotografia che sta facendo il giro del web.

   In questi giorni la grande macchia sta scaldando i motori con una serie di eruzioni solari di classe M, fenomeni di entita' media la cui influenza si risente soprattutto nelle regioni polari e puo' provocare sia problemi nelle comunicazioni radio sia spettacolari aurore. L'ultima, di classe M5, e' stata registrata giovedi' 10 maggio e ha liberato un bagliore di raggi ultravioletti prontamente registrato dal Solar Dynamics Observatory.

   L'Agenzia americana per gli oceani e l'atmosfera (Noaa) segnala gia' i primi occasionali blackout nelle comunicazioni radio, e prevede che nelle prossime 24 ore ci sara' una probabilita' pari al 75% di avere altre eruzioni di media entita', e una probabilita' del 20% di avere eruzioni di classe X, le piu' intense, in grado di scatenare tempeste magnetiche capaci di provocare il blackout nelle comunicazioni radio in tutto il pianeta. L'allerta si fa ancora piu' importante dal momento che la macchia si sta muovendo attraverso la superficie solare, e fra poco mettera' la Terra nel suo 'mirino'.

   Intanto gli astronomi amatoriali stanno trovando diversi modi per ingannare l'attesa. Per esempio Thomas Ashcraft, che vive in New Mexico, ha provato a catturare la 'voce' della macchia solare registrando le forti onde radio corte provenienti dall'esplosione.

www.ansa.it

Nasa divulga foto de luas de Saturno ao lado dos aneis

Do G1 em SP

Fotografia mostra a lua Encélado à frente da lua Titã. Entre elas aparecem os famosos aneis de Saturno. A fotografia foi feita pela sonda espacial Cassini em 12 de março e divulgada nesta quinta-feira (10) pela Nasa. (Foto: NASA/JPL-Caltech/Space Science Institute)

quinta-feira, 10 de maio de 2012

Asteroide gigante é promovido a ‘protoplaneta’

Vesta é mais parecido com planetas do que com asteroides.   Astro é considerado 'fóssil' do Sistema Solar.

Do G1, em São Paulo

O asteroide gigante Vesta foi “promovido” à categoria de “planeta em formação” (ou “protoplaneta”, para os astrofísicos), informaram cientistas em uma série de estudos publicados pela revista “Science” nesta quinta-feira (10). O Vesta é um dos alvos da missão da sonda espacial Dawn, da Nasa.

Com um diâmetro de 525 quilômetros, Vesta é o segundo maior astro do cinturão de asteroides entre Marte e Júpiter. Maior que ele, só o planeta-anão Ceres, que a Dawn deve investigar em 2015.

 Imagem compara o tamanho de Vesta com o de outros asteroides conhecidos. (Foto: NASA/JPL-Caltech/UCLA)

Segundo os pesquisadores, Vesta tem mais características em comum com outros planetas do que com qualquer asteroide conhecido.

Não apenas isso – Vesta é um verdadeiros “fóssil” espacial, o único astro conhecido a ter sobrevivido os primórdios da formação do nosso Sistema Solar. Estudá-lo, portanto, é muito importante para entender como ocorreu a formação dos planetas.

Os dados coletados pela Dawn indicam que o protoplaneta tem uma formação parecida com a da Terra e a da Lua, com um núcleo de ferro, manto e crosta. Os cientistas acreditam também que no passado o asteroide tinha um oceano de magma subterrâneo, como a Terra.

Os cientistas também concluíram que diversos minerais encontrados na Terra são originários de Vesta. Isso indica que uma colisão no passado entre o protoplaneta e algum outro corpo celeste, pode ter enviado meteoritos até o nosso planeta. 


Outra comparação, agora de Vesta com Marte, Mercúrio, a Lua e o planeta-anão Ceres. (Foto: NASA/JPL-Caltech/UCLA)

Hubble divulga imagem inédita de galáxia anã

Do G1 em SP

 
O Telescópio Espacial Hubble, projeto da Nasa e da Agência Espacial Europeia (ESA, na sigla em inglês), publicou nesta quinta-feira (10) uma nova imagem da galáxia anã NGC 2366. Essa galáxia fica a cerca de 10 milhões de anos-luz da Terra, e aparece na imagem como uma grande nebulosa.

A imagem mostra ainda dois outros objetos. No alto e na direita da imagem, em tom azulado, aparece a galáxia NGC 2363. Um pouco mais à esquerda está uma espiral amarelada. Essa galáxia não faz parte da nebulosa, e fica bem mais distante, mas seu brilho aparece da mesma forma.
 
NGC 2366 é uma região de formação de estrelas, rica em gases. Embora a imagem do Hubble tenha qualidade suficiente para mostrar cada estrela separadamente, essa galáxia não pode ser vista pelo olho nu.

Tempestades solares devem atingir a Terra nos próximos dias

A imagem publicada nesta quarta-feira (9) pelo Observatório de Dinâmica Solar (SDO, na sigla em inglês), da Nasa, mostra a atividade recente do Sol. Pela movimentação na superfície, os astrônomos acreditam que o Sol vá produzir erupções muito fortes nos próximos dias. As tempestades devem afetar o campo magnético da Terra, o que pode alterar o funcionamento de satélites de comunicação e provocar auroras boreais, entre outros efeitos, mas não traz consequências diretas para os seres vivos (Foto: AFP/SDO/AIA)

quarta-feira, 9 de maio de 2012

São Paulo recebe exposição de imagens do telescópio Hubble

Do G1, em São Paulo

São Paulo receberá a partir de sábado (12) uma exposição gratuita de imagens obtidas pelo Telescópio Espacial Hubble, da Nasa. O aparelho consegue registrar a luz nos comprimentos de onda infravermelhos e ultravioletas, que nossos olhos normalmente não enxergam.

Lançado em 1990, o Hubble fica na órbita da Terra, de onde consegue observações mais precisas, sem a distorção provocada pela atmosfera. As belas imagens fornecidas por ele proporcionaram um avanço para o estudo da astronomia.

Ficarão expostas 25 imagens em alta resolução, nos tamanhos 60 cm x 60 cm e 50 cm x 75 cm. As telas foram impressas em metacrilato, um material que ressalta o brilho das imagens.

A mostra "Nasa, muito além da visão" vai até o dia 15 de julho na Caixa Cultural São Paulo, que fica na Praça da Sé, 111, no centro da capital paulista. Neste sábado, a visitação começa às 11h. No restante do período, o local funcionará de terça a domingo, das 9h às 21h. Visitas podem ser agendadas pelo telefone (11) 3321-4400.

 Esta imagem da Via Láctea feita pelo Hubble será exposta em São Paulo
 (Foto: Nasa/Divulgação)

 Galáxia NGC 2841 (Foto: Nasa/Divulgação)

Imagem em infravermelho mostra enorme 'bola' de estrelas



Aglomerado estelar Messier 55, situado na constelação do Sagitário (Foto: ESO/J. Emerson/VISTA. Acknowledgment: Cambridge Astronomical Survey Unit)
 
Do G1 em SP - Astrônomos publicaram nesta quarta-feira (9) uma nova imagem do aglomerado estelar Messier 55, na qual ele aparece como uma enorme bola de estrelas. O aglomerado fica na constelação de Sagitário, a cerca de 17 mil anos-luz da Terra. No céu, ele ocupa um espaço relativamente grande, com quase dois terços do tamanho da Lua cheia.

Na imagem, por volta de 100 mil estrelas estão reunidas como abelhas em um enxame, contidas em um diâmetro de aproximadamente cem anos-luz, relativamente muito próximas umas das outras.

As estrelas da imagem estão entre as mais antigas do Universo. O estudo delas melhora, portanto, a compreensão de como as galáxias evoluem e envelhecem.

A imagem foi obtida pelo Vista, telescópio que rastreia imagens em infravermelho. O telescópio de 4,1 metros, situado no norte do Chile, é mantido pelo Observatório Europeu do Sul (ESO, na sigla em inglês), projeto que tem participação brasileira.

Telescópio espacial detecta luz de ‘superterra’

Do G1, em São Paulo

O telescópio espacial Spitzer, da Nasa, detectou pela primeira vez a luz emanada por uma ‘superterra’, um tipo de planeta extrassolar, a 41 anos-luz daqui, na constelação de Câncer.

As superterras são planetas especiais que não se parecem com nada que temos no nosso Sistema Solar. Eles têm (bem) mais massa que a Terra, porém são mais leves que Netuno (que é feito de gás). As superterras podem ser rochosas, gasosas ou uma combinação dos dois. Apesar do “super”, elas são razoavelmente pequenas – e bem difíceis de serem vistas daqui.

 Ilustração mostra como é o planeta 55 Cancri, a 41 anos-luz da Terra (Foto: NASA/JPL-Caltech)
 
Conseguir enxergar uma superterra é um passo importante para tentar localizar planetas menos “super” e mais parecidos com o nosso, que tenham condições de abrigar vida.

Ao contrário do Hubble, que faz imagens na luz visível, o Spitzer enxerga apenas em raios infravermelhos. Por isso, não há uma fotografia do planeta – que se chama 55 Cancri. A imagem acima é uma ilustração.
O 55 Cancri é duas vezes maior que o nosso planeta e oito vezes mais maciço. Ele está mais perto de sua estrela do que Mercúrio está do nosso Sol. Os cientistas acreditam que ele tem um núcleo rochoso coberto por uma camada de água, que, por causa das temperaturas extremas, está perpetuamente em forma de um vapor espesso. A temperatura no lado voltado ao Sol está estimada em 1.700 graus celsius.


terça-feira, 8 de maio de 2012

I pianeti giganti simili a Giove nemici dei ‘sosia’ della Terra



Un catalogo dei ‘Giove caldi’, con le loro stelle (fonte: Jason H. Steffen, Fermilab Center for Particle Astrophysics)

 
I pianeti simili alla Terra difficilmente si trovano in sistemi planetari in cui si trovano giganti gassosi che orbitano molto vicini al loro sole, i cosiddetti 'Giove caldi'. Lo dimostrano i modelli di sistemi planetari elaborati sulla base delle osservazioni del telescopio Kepler della Nasa e illustrati in uno studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze, Pnas.

Questi particolari sistemi planetari, caratterizzati da un gigante gassoso che avvinghia nella sua orbita stretta la stella madre, rappresentano un vero grattacapo per gli astronomi. Per spiegare la loro formazione sono state formulate due ipotesi differenti: la prima prevede la presenza di pianeti compagni nelle vicinanze, mentre l'altra no.

I ricercatori, guidati da Jason H. Steffen, del Fermilab di Batavia, vicino Chicago, hanno selezionato un campione di 63 pianeti candidati per essere riconosciuti come pianeti gioviani caldi e hanno studiato le loro orbite alla ricerca di perturbazioni che potessero rivelare la presenza di corpi massivi nelle vicinanze. Dai dati raccolti non sono emerse prove evidenti a sostegno della teoria che vuole i pianeti gioviani caldi uniti ad altri pianeti compagni nella loro orbita intorno alla stella. Per avere un termine di paragone, i ricercatori hanno quindi replicato la stessa analisi prendendo in considerazione alcuni pianeti gioviani 'freddi' (giganti gassosi che seguono un'orbita piu' larga) cosi' come corpi celesti piu' piccoli noti come 'Terre calde' e 'Nettuno caldi'. Dal momento che questi corpi appaiono spesso nei sistemi planetari, i ricercatori pensano che i pianeti gioviani caldi siano piuttosto atipici.

Questa scoperta andrebbe quindi a sostenere la teoria che prevede che i 'Giove caldi' abbiano inizialmente orbite molto ellittiche che nel tempo si trasformano in orbite circolari piu' strette. Stando alle conclusioni dei ricercatori, quindi, i sistemi che si formano in questo modo difficilmente potrebbero ospitare pianeti simili alla Terra.

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