segunda-feira, 28 de julho de 2008

Batalha de manchas vermelhas domina a atmosfera de Júpiter

Mancha menor está perdendo cor, provavelmente sendo absorvida pela Grande Mancha.Outra tempestade gigante na superfície do planeta deve, por enquanto, escapar.

Henry Fountain Do 'New York Times'
Será que um planeta pode mudar suas manchas? O planeta Júpiter, onde as manchas são grandes tempestades, parece estar no processo de fazer exatamente isso. Uma pequena mancha vermelha que se formou na superfície este ano aparentemente encontrou seu par na Grande Mancha Vermelha. Imagens obtidas pelo Telescópio Espacial Hubble em 28 de junho e 8 de julho mostram que a pequena mancha, que teve o azar de estar na mesma latitude da grande, moveu-se do lado oeste da gigante para o lado leste. Mais do que isso: a mancha pequena, conhecida informalmente como Mancha Vermelha Bebê, parece ter sido pega no turbilhão que é a grande mancha (que tem cerca de 29 mil quilômetros de largura e acumula ventos de aproximadamente 643 quilômetros por hora). A Mancha Bebê parece estar entrando em colapso e definitivamente está ficando mais pálida. Acredita-se que as manchas em Júpiter se tornam vermelhas quando os ventos são tão poderosos que puxam certos gases do fundo da atmosfera, que mudam de cor quando expostos à luz solar. Então se a Mancha Bebê está perdendo sua cor, isso provavelmente significa que seus ventos estão diminuindo e sua energia estaria sendo absorvida pela mancha gigante. Incorporar manchas menores pode ser uma ótima maneira para a mancha grande persistir – pelo menos ela tem estado ali por séculos. Uma mancha de tamanho médio, oficialmente conhecida como BA Oval, mas geralmente chamada de Mancha Vermelha Jr., também está nas imagens, ao sul da gigante. Ela tem crescido desde 2000 e ficou vermelha há cerca de dois anos. Ela está longe o suficiente da gigante para não ser afetada por ela – pelo menos por enquanto.

Aviões 'siameses' levarão nave de turismo ao espaço

A empresa britânica Virgin Galactic apresentou nesta segunda-feira (28) a aeronave WhiteKnightTwo, que servirá de "plataforma de lançamento" para a primeira nave particular de turismo espacial, a SpaceShipTwo. Com isso, fica faltando apenas a própria SpaceShipTwo ser apresentada ao público. Os vôos comerciais devem começar em 2009 -- e um brasileiro já está na fila de espera para os primeiros lugares.

Leia reportagem sobre o lançamento


WhiteKnightTwo tem a aparência de dois aviões "grudados" pelas asas (Foto: Divulgação)

Aeronave faz parte de ambicioso projeto da empresa do bilionário Richard Branson (Foto: Divulgação)

Companhia promete fazer os primeiros vôos já no próximo ano (Foto: Divulgação)


Ilustração mostra o WhiteKnightTwo soltando a nave espacial SpaceShipTwo (Foto: Divulgação)


Globo on line




Nasa/Università di Padova: l'etá delle stelle, rosolto un giallo astronomico


Enigma astronomico: un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi ha risolto un dilemma che da tempo era diventato un vero rompicapo per gli astronomi. Foto: Nasa/UniPadova



Grazie al Telescopio Spaziale Hubble (HST) della NASA e dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi ha risolto un dilemma che da tempo era diventato un vero rompicapo per gli astronomi.

Usando l’eccezionale capacità di HST di vedere oggetti deboli, alcuni anni fa, lo stesso gruppo aveva identificato nell’ammasso stellare aperto NGC 6791 nella costellazione della Lira tre gruppi di stelle che mostravano avere tre età diverse. Questo risultato è rimasto un vero e proprio puzzle per alcuni anni, in quanto gli astronomi hanno sempre ritenuto che le stelle degli ammassi stellari si siano formate tutte contemporaneamente e quindi abbiano tutte la stessa età. Invece, in NGC 6791 le stelle non evolute, molto simili al Sole e che come il Sole stanno ancora bruciando idrogeno nel loro nucleo centrale, hanno una età di 8 miliardi di anni, mentre le loro sorelle nate con una massa più grande e che ora sono in fase di spegnimento sotto forma di nana bianca sembravano dividersi in due gruppi: uno con una apparente età di 4 miliardi di anni e uno di 6. È come se gli astronomi si fossero trovati davanti un orologio con tre quadranti, ognuno dei quali avanza con un ritmo diverso dagli altri.

Dopo ulteriori osservazioni con HST e ulteriore lavoro teorico gli astronomi sono riusciti a capire che in realtà le nane bianche più giovani apparivano tali solo perché sono in sistemi binari, due nane bianche in orbita uno attorno all’altra. Anche l’enorme potere risolutivo di HST non può distinguere le due singole stelle a causa della enorme distanza di NGC 6791 (13300 anni luce): così la loro luce combinata le fa apparire più brillanti. Ed è questa anomala luminosità che ha fatto pensare fossero più giovani. Questo risultato conferma come molte stelle nella nostra Galassia, anche all’interno degli ammassi stellari, non viaggiano da sole (come il nostro Sole), ma siano in sistemi che comprendono due o più stelle in mutua attrazione gravitazionale.Gli autori di questa scoperta sono molto sollevati per aver sistemato uno degli orologi di NGC 6791, in quanto le nane bianche (stelle che, esaurito il loro combustibile nucleare, si stanno lentamente spegnendo) sono spesso usate per misurare l’età degli ammassi. Ora si tratta di sincronizzare gli altri due orologi, ma questo è più semplice in quanto basterà individuare il meccanismo che rallenta il tempo di raffreddamento di una nana bianca.

Tra i ricercatori che hanno finalmente chiarito quello che era diventato un inspiegabile enigma astronomico ci sono il Professor Giampaolo PIOTTO, Direttore della Scuola di Dottorato di Ricerca in Astronomia dell’Università di Padova, e il Dott. Luigi BEDIN, allievo del Professor Piotto, ora ricercatore presso lo Space Telescope Science Istitute of Baltimora. Hanno collaborato alla ricerca anche il Dott. Antonino Milone, dottorando in Astronomia a Padova, il Dott. Santi Cassisi dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Collurania, il Prof. Maurizio Salaris della Liverpool John Moores University in Inghilterra, il Prof. Ivan R. King dell’University of Washington in USA e il Dr. Jay Anderson dello STSCI di Baltimora.

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