terça-feira, 31 de maio de 2016

Un pianeta abitabile distante 1.200 anni luce

Un pianeta abitabile distante 1.200 anni luce (fonte: NASA Ames/JPL-Caltech/T. Pyle)Un pianeta abitabile distante 1.200 anni luce (fonte: NASA Ames/JPL-Caltech/T. Pyle)

Si chiama Kepler-62f ed è il pianeta più simile alla Terra mai scoperto: potrebbe avere un'atmosfera e oceani capaci di ospitare la vita. Sono le conclusioni del modello matematico elaborato da Aomawa Shields, dell'università della Califorina a Los Angeles, e pubblicato su Astrobiology ma a causa dell'enorme distanza, ben 1.200 anni luce, non è possibile averne certezza. 

La caccia ai 'sosia' della Terra più vicini potrà iniziare solo nel 2024 con la missione spaziale europea Plato. "Sin dalla prima scoperta nel 2013, Kepler-62f è al centro di decine di studi scientifici in quanto è considerato uno dei migliori candidati conosciuti a poter ospitare la vita", ha spiegato Isabella Pagano, dell'Osservatorio Astrofisico di Catania dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). "In realtà però di questo pianeta abbiamo pochissimi dati certi - ha aggiunto - non ne conosciamo ad esempio la massa, non sappiamo se sia davvero roccioso come la Terra, neppure l'inclinazione del suo asse". Il motivo di questa 'ignoranza' è semplicemente la distanza, troppa per poter conoscere i dettagli di un pianeta così piccolo. Anche con i più potenti telescopi. 

"Forse non avremo mai strumenti capaci farlo", ha spiegato Pagano. Eppure con le poche informazioni a disposizione i ricercatori americani sono riusciti a creare una complessa simulazione al computer per cercare di ricostruire le condizioni che esistono sul pianeta. Quello che ne è emerso è che le possibilità che su Kepler-62f esista il mix giusto per avere un pianeta abitabile, con una vera atmosfera e mari d'acqua liquida, ci potrebbero essere. "E' un puro modello matematico - ha commentato la ricercatrice italiana - ma che da comunque alcune informazioni, studi simili hanno ad esempio fatto escludere altri possibili pianeti candidati all'abitabilità".


Di pianeti extra solari, al di fuori del nostro Sistema Solare, ormai se ne conoscono migliaia ma solo una ventina di questi si trovano nella fascia abitabile, alla distanza 'giusta' per cui il calore della stella 'madre' permette all'eventuale acqua presente in superficie di non essere sempre ghiacciata né di evaporare completamente. 

La stragrande maggioranza di questi pianeti sono stati scoperti grazie al telescopio spaziale Kepler ma sono tutti troppo lontani per poter essere studiati bene dalla Terra. Il problema risiede nelle caratteristiche tecniche di Kepler. Il telescopio, limitato dalle tecnologie disponibili quando venne realizzato, ha uno sguardo molto 'profondo', ossia ha una migliore capacità di scovare pianeti lontani piuttosto che pianeti vicini. 

A dare la caccia ai pianeti più vicini arriverà invece, dal 2024, Plato, un telescopio spaziale dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) sviluppato anche con un importante contributo italiano. Plato scandaglierà una grande porzione di cielo alla ricerca di nuovi pianeti, soprattutto vicini a noi, che una volta individuati potranno essere studiati approfonditamente dai telescopi di terra. "Trovare pianeti abitabili molto più vicini a noi sarà allora solo una questione di tempo", ha concluso Pagano.

www.ansa.it


Água dentro da Lua foi levada por asteroides, indica estudo

Do UOL

Tem água no interior da Lua. O fato já era de conhecimento dos cientistas, mas o que eles não sabiam é como e quando o líquido foi para lá dentro. Uma equipe de pesquisadores da França, Estados Unidos e Inglaterra descobriu que a maior parte da água encontrada em nosso satélite natural foi levada até lá por asteroides.
O estudo chegou à resposta por meio da combinação de modelos numéricos e da análise de dados de amostras lunares de estudos anteriores. Isso teria acontecido entre 4,5 e 4,3 bilhões de anos atrás. O estudo com os resultados da pesquisa foi publicado nesta terça na revista Nature Communications.
Com base em amostras de hidrogênio e nitrogênio, os autores mostram que uma classe de asteroides rica em água, conhecida como condritos carbonáceos, foi responsável pela maior parte da água no interior lunar. Os cometas representam menos de 20% do total de água da Lua.
David A. Kring/LPI
A lua recebeu água de asteroides quando ainda estava se formando e tinha a superfície parcialmente "derretida"
Acredita-se que a Lua se formou de destroços gerados na colisão de um planeta do tamanho de Marte e a Terra, há cerca de 4,5 bilhões de anos. Esse material gerou um oceano de magma. A água foi para o interior da Lua ao longo de um período de 200 a 10 milhões de anos, quando esse oceano de magma lunar ainda existia.
Neste modelo, cometas e asteroides colidiram com o oceano de magma na Lua. A formação de uma "tampa", ou crosta, sobre esse oceano impediu que a água e outras substâncias voláteis escapassem.
Embora estes resultados sugiram que a maior parte da água veio de asteroides, é possível que outra parte tenha sido derivada do planeta Terra, após a "grande colisão". A ideia é sustentada pelo fato de a Lua e a Terra terem os mesmo isótopos de hidrogênio, quase como "impressões digitais".
Ampliar

Fenômeno da "lua azul" ilumina o céu pelo mundo58 fotos

5 / 58
31.jul.2015 - Silhueta de garota na roda gigante contrasta com a segunda lua cheia de julho, chamada de 'lua azul' em Kansas City, cidade dos Estados UnidosVEJA MAIS >Imagem: Charlie Riedel/AP

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...