sábado, 30 de agosto de 2014

Centro espacial francês dá por perdidos os 2 primeiros satélites do Galileu

EFE | PARIS
Os dois primeiros satélites operacionais do sistema de navegação geoespacial europeu Galileu, situados em uma órbita errada, não servirão para o mesmo, segundo o representante no projeto e presidente do Centro Nacional de Estudos Espaciais ( ) da França, Jean-Yves Le Gall.

Enquanto a Agência Espacial Europeia (ESA, na sigla em inglês) se mostra prudente sobre o uso desses dois aparelhos, posicionados na sexta-feira passada em uma órbita errada e com os quais se tem contato da Terra, Le Gall foi muito mais taxativo ao indicar que não servirão para o sistema de navegação via satélite com o qual a Europa quer concorrer com o GPS dos Estados Unidos.
"Não serão recuperáveis (para a navegação) porque sua órbita não é circular como deveria ter sido e portanto não estão em boa situação em um plano orbital. Não poderão, portanto, servir à missão Galileu", disse o ex-astronauta em entrevista publicada pela revista "Usine Nouvelle".
Le Gall assinalou que, no entanto, "Doresa" e "Milena", o nome dos dois satélites, poderão servir para "fazer testes de órbita e validar seu funcionamento".
O responsável do centro espacial francês disse que "as consequências" deste erro "serão limitadas", embora possam provocar um atraso nos seguintes envios de satélites da constelação Galileu.
Para isso, assinalou, é preciso que se conheçam o mais rápido possível os motivos do erro, para poder continuar imediatamente com o programa de lançamento, que prevê um novo em dezembro próximo.
O Galileu deve ser constituído por 24 satélites, dos quais seis são de reposição, lembrou Le Gall.
À espera de conhecer as primeiras conclusões da comissão de investigação criada para analisar este erro, previstas para o próximo dia 8, Le Gall - que durante anos presidiu o consórcio de plataformas de lançamento espaciais Arianespace, responsável pelo mesmo - emitiu suas primeiras hipóteses.
"O mais provável é que a disfunção tenha acontecido no quarto estágio da Soyuz, chamado Fregat, que situa os satélites em sua órbita definitiva após duas impulsões consecutivas. Por um motivo ainda desconhecido, o segundo impulso não foi realizado na boa direção", disse.
Le Gall assinalou que o foguete russo Soyuz não é o culpado pelo erro, mas o sistema Fregat, concebido conjuntamente por russos e europeus.
Para o presidente do CNES se trata "de um erro de produção" que pode estar ligado aos problemas atravessados pela indústria espacial russa nos últimos anos.
"A comissão de investigação deve determinar se se trata de um elemento mal programado ou de um equipamento defeituoso", assinalou.

Scontro tra due grandi asteroidi, immortalati i loro resti


Rappresentazione artistica della collisione tra due grossi asteroidi (fonte: NASA/JPL-Caltech)



I resti dell'impatto tra due grandi asteroidi sono stati immortalati dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa.

Lo scontro è avvenuto a 1.200 anni luce da noi nella costellazione delle Vele, in prossimità di una giovane stella (chiamata NGC 2547-ID8) grande quanto il Sole. La collisione ha sollevato un enorme polverone: descritto su Science dai ricercatori dell'università dell'Arizona, potrebbe dare vita ad un pianeta roccioso attraverso una lunga 'gestazione', che verrà seguita passo dopo passo proprio attraverso gli 'occhi' a infrarossi di Spitzer.

Il telescopio della Nasa è il primo finora ad aver catturato uno scontro fra asteoridi quasi 'in diretta', documentando sia le fasi precedenti che quelle successive all'impatto. Spitzer aveva infatti iniziato a monitorare la stella NGC 2547-ID8 nell'agosto del 2012, e sarebbe riuscito a fotografare tutte le fasi dello scontro se nel momento clou non avesse dovuto spostare il proprio obiettivo a causa dell'interferenza del Sole. Quando il telescopio ha ripreso le osservazioni, cinque mesi più tardi, ha trovato davanti a sè uno scenario mozzafiato che ha sopreso gli stessi astrofisici. 

''Riteniamo che due grandi asteroidi si siano schiantati l'uno contro l'altro sollevando un'enorme nube di grani di polvere (simili ad una sabbia finissima) che si stanno frantumando allontanandosi lentamente dalla stella'', spiega il primo autore dello studio Huan Meng. I resti di questo scontro sono ora degli 'osservati speciali': spesso dalla loro aggregazione prende forma un nuovo pianeta. ''Stiamo assistendo alla formazione di un pianeta roccioso proprio sotto i nostri occhi'', afferma il ricercatore George Rieke. ''E' un'occasione unica - aggiunge - per studiare questo processo quasi in tempo reale''.


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Misurata la distanza delle Pleiadi


Ottenuta la misura più precisa della sistanza delle Pleiadi (fonte: NASA, ESA, AURA/Caltech, Palomar Observatory)



Sono 443 gli anni luce che separano la Terra dall'ammasso di stelle più vicino, quello delle Pleiadi. A misurarlo con una precisione senza precedenti è stata una rete mondiale di radiotelescopi, coordinata da Carl Melis, dell'università della California a San Diego, che ha usato degli speciali 'fari' cosmici (i quasar) come punti di riferimento.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Science, corregge le misure effettuate da Hipparcos, il satellite lanciato nel 1989 dall'Agenzia spaziale europea (Esa): con i suoi strumenti aveva stabilito che le Pleiadi distassero 390 anni luce. Questa misura, ritenuta da principio la più precisa in assoluto, era poi stata messa in dubbio, dando vita ad un lungo dibattito a cui solo oggi viene posta la parola 'fine'.

La misura esatta della distanza delle Pleiadi ha un'importanza cruciale per gli astrofisici. Questo ammasso, formato da centinaia di giovani stelle, è infatti sempre stato considerato un vero e proprio 'laboratorio cosmico' in cui studiare e testare i modelli elaborati sulla nascita e l'evoluzione delle stelle. Sapere se dista 390 o 443 anni luce dalla Terra cambia moltissimo nella comprensione dei fenomeni stellari: basti pensare che molti astrofisici avevano dovuto rivedere le proprie ricerche alla luce delle misure di Hipparcos. I conti spesso non tornavano, e alcuni erano arrivati persino a ipotizzare che nelle stelle più giovani valessero regole di una fisica nuova e ancora sconosciuta. 

Gli esperti si interrogano ora sull'origine dell'errore di Hipparcos, dato che una tecnologia molto simile alla sua verrà usata anche dalla missione Gaia, lanciata dall'Esa lo scorso dicembre per mappare la Via Lattea misurando la distanza di quasi un miliardo di stelle. La rete di radiotelescopi potrà essere d'aiuto nel verificare la bontà dei dati raccolti dal satellite.


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terça-feira, 26 de agosto de 2014

Scontro fra galassie 'in HD'


Per la prima volta uno scontro fra galassie è stato osservato con un dettaglio senza precedenti, degno di una visione in HD: la miglior veduta di sempre di una collisione tra due galassie è stata ottenuta sfruttando un'altra galassia come una speciale lente di ingrandimento. La collisione è avvenuta quando l'Universo aveva solo metà dell'età attuale.

A catturare le immagini, pubblicate sulla rivista Astronomy & Astrophysics, è stato il telescopio Alma (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), dell'Osservatorio europeo australe (Eso), sulle Ande cilene, alla cui costruzione l'Italia ha contribuito in modo importante. All'osservazione hanno contribuiti anche altri telescopi, come il telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa, l'Osservatorio Keck, e Jvla (Karl Jansky Very Large Array). 

All'analisi delle immagini hanno contribuito ricercatori di numerosi Paesi, coordinati da Hugo Messias dell'Università di Concepci¢n (Cile) e del Centro di Astronomia e Astrofisica dell'Università di Lisbona (Portogallo). Alla ricerca hanno contributi gli italiani Mattia Negrello e Gianfranco DeZotti dell'osservatorio di Padova dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). I ricercatori si sono accorti che la galassia H-ATLAS J142935.3-002836 ricorda un'altra collisione spettacolare più nota e vicino a noi, quella delle galassie Antenne e osservarla è stato possibile grazie all'aiuto di una lente di ingrandimento della dimensione di una galassia per rivelare dettagli altrimenti invisibili. 

Queste lenti cosmiche sono create da strutture massicce come galassie e ammassi di galassie, che deviano la luce degli oggetti che stanno dietro di loro a causa della forte gravità, un effetto noto come lente gravitazionale. L'ingrandimento prodotto da questo effetto permette di studiare oggetti che non sarebbero altrimenti visibili e di confrontare le galassie locali con quelle molto più lontane, che vediamo quando l'Universo era decisamente più giovane. Ma perchè queste lenti funzionino la galassia lente e quella lontana devono essere perfettamente allineate. Un evento piuttosto raro e difficile da identificare.


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Sonda Rosetta escolhe cinco possíveis pontos para aterrissar em seu cometa

EFE | PARIS

Após dez anos viajando pelo Sistema Solar, a sonda Rosetta chegou no começo deste mês a seu destino, o cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, e agora deve selecionar o ponto idôneo para aterrissar em novembro entre cinco possíveis localizações.


"A zona de aterrissagem tem que satisfazer as necessidades técnicas do satélite e as do módulo de aterrissagem durante as fases de separação, descenso e aterrissagem", informou a Agência Espacial Europeia (ESA) em comunicado.



A sonda lançará o módulo Philae, o aparelho de 100 quilos que descerá na superfície, quando o cometa ainda estiver a uma distância de 450 milhões de quilômetros do Sol, antes que sua atividade "alcance um nível que ponha em risco a manobra ou altere a composição da superfície".
O lugar "tem que ser relevante para as operações em superfície dos dez instrumentos científicos que o Philae transporta", afirmaram os especialistas da ESA.
Para cada possível lugar de aterrissagem é preciso analisar fatores como se o módulo de aterrissagem será capaz de manter um enlace apropriado com Rosetta, a presença de perigos como grandes rochas ou fendas profundas.
Os cientistas que controlam o dispositivo a partir de Toulouse, no sul da França, escolheram cinco possíveis candidatos nos quais há, pelo menos, seis horas de luz solar durante cada rotação do cometa, condições de iluminação adequadas "para observações científicas e para recarregar as baterias do módulo de aterrissagem, sem chegar ao superaquecimento".
Para tomar a decisão final foram analisados dados colhidos pela sonda entre 20 e 100 quilômetros do cometa como "fotografias em alta definição da superfície, as medições de temperatura do cometa e de pressão e a densidade do gás que rodeia seu núcleo".
"Em paralelo, também foi determinada a orientação do cometa com relação ao Sol, sua velocidade de rotação, massa e gravidade na superfície. Todos estes fatores têm um papel importante na hora de estudar a viabilidade técnica de cada um dos possíveis lugares de aterrissagem", ressaltou a ESA.
Em 14 de setembro terá terminado a avaliação dos cinco candidatos e será escolhido um destino e um suplente, que serão anunciados em 12 de outubro, um mês antes da data prevista de aterrissagem, 11 de novembro.

"Este cometa não se parece com nada que tenhamos visto antes, e apresenta espetaculares formações que ainda não terminamos de compreender", explicou um dos cientistas do módulo de aterrissagem, Jean-Pierre Bibring.
A missão Rosetta, orgulho tecnológico da exploração espacial europeia, pode ser a chave para decifrar a história e a evolução de nosso Sistema Solar e para encontrar "respostas sobre a origem de água na Terra".
"E talvez inclusive sobre a vida", pois os cometas são "cápsulas do tempo que ainda contêm materiais da época na qual se formaram o Sol e os planetas", resumiu a ESA.

Nasa divulga imagem de Netuno e prepara missão para Plutão em 2015

Planeta teve imagens captadas pela espaçonave Voyager 2. 
Nasa prepara uma missão rumo a Plutão.


Do G1 em São Paulo

Imagem de Netuno e sua lua Triton divulgada nesta terça-feira (26) pela Nasa (Foto: NASA/Divulgação)

A Agência Espacial Americana Nasa divulgou nesta terça-feira (26) uma imagem do planeta Netuno captada pela espaçonave Voyager 2. A imagem total do planeta foi produzida a partir de imagens captadas por meio dos filtros verde e laranja da câmera angular da Voyager 2 feitas em agosto de 1989, mostrando o planeta Netuno e a sua lua Triton.
Em 2015, a Nasa vai lançar uma nova missão pela zona mais distante do Sistema Solar. A missão New Horizons vai até Plutão para captar imagens das suas cinco luas conhecidas.

sexta-feira, 22 de agosto de 2014

Scoperta la firma di una delle prime stelle




Rappresentazione artistica di un ammasso delle prime stelle nate nell'universo (fonte: National Astronomical Observatory of Japan)


E' stata scoperta la firma di una delle prime stelle, 'accesa' immediatamente dopo il Big Bang. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, è già considerata un'impresa senza precedenti nel campo della cosiddetta 'archeologia stellare' ed è il risultato di una collaborazione internazionale guidata dall'Osservatorio di Tokyo. 


Coordinati da Wako Aoki, i ricercatori hanno ricostruito le caratteristiche di quella stella antichissima, scoprendo che era gigantesca, con una massa pari a 140 volte quella del nostro Sole. Tutto ciò che resta di essa sono le tracce di 13 elementi metallici individuati in un'altra stella chiamata Sdss J0018-0939.
Il risultato conferma le ipotesi finora formulate sulla base dei modelli matematici, secondo i quali le stelle della prima generazione formata subito dopo il Big Bang avevano masse di centinaia di volte rispetto a quella del Sole. Sempre secondo questa ipotesi, con il tempo le prime stelle si sarebbero trasformate in supernovae esplodendo in maniera violenta.



Le prime conferme di questa teoria arrivano adesso, grazie alle osservazioni compiute negli Stati Uniti, grazie al programma Sloan Digital Sky Survey, ed in Giappone con il telescopio Subaru. I dati indicano che la stella Sdss J0018-0939, inizialmente povera di metalli, sarebbe stata arricchita in tempi remoti dall'esplosione nelle sue vicinanze di una supernova che avrebbe così lasciato la sua 'firma'.


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Il Sole si 'risveglia', dopo un lungo silenzio



L'eruzione solare che ha disturbato le trasmissioni radio a bassa frequenza nell'emisfero Nord (fonte: NASA/SDO)

Dopo settimane di calma piatta il Sole si è improvvisamente risvegliato con un'eruzione che nell'emisfero Nord ha provocato disturbi nelle trasmissioni radio, fortunatamente superati in breve tempo.

E' stato il satellite Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa ad osservare la ripresa dell'attività del Sole, individuando la macchia AR2149, che ha provocato un'eruzione di media intensità scagliando verso la Terra uno sciame di particelle elettricamente cariche. Secondo gli esperti dell'Agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani (Noaa) l'attività del Sole potrebbe continuare anche nei prossimi giorni.

''Potrebbe anche intensificarsi, ma non ci sono ancora indicazioni precise in questo senso", ha commentato Mauro Messerotti, dell'Osservatorio Astronomico di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). ''In questo periodo - prosegue - l'attività solare non è stata molto intensa e per comprendere meglio l'evolversi della situazione bisognerà aspettare e vedere come si svilupperanno gli eventi. Al momento, comunque, non c'è nessun allarme".


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segunda-feira, 18 de agosto de 2014

Buco nero scovato a ritmo di bossa nova


I buchi neri di 'taglia media' esistono eccome: ad accertarlo è stato un gruppo di astronomi dell'università del Maryland, che per primo ha identificato uno di questi rari mostri cosmici 'pesandolo' in maniera ultra precisa grazie ai lampi di raggi X che lo illuminano con un ritmo sincopato simile a quello della bossa nova.

Il buco nero in questione, descritto sulla rivista Nature, si chiama M82 X-1 e si trova a 12 milioni di anni luce da noi, nella galassia Messier 82. E' dotato di una massa pari a 428 volte quella del Sole e viene considerato il capostipite di una famiglia di rari e misteriosi buchi neri di dimensioni intermedie (con una massa compresa tra i 10 e 10.000 Soli). Questi oggetti sono sparsi nell'universo come oasi nel deserto (dagli anni Settanta ad oggi ne sono state contate poche centinaia) e sfuggono alle tradizionali tecniche di misurazione, tanto che la loro esistenza veniva messa in dubbio da molti esperti.

L'esistenza di M82 X-1 era già stata ipotizzata nel 1999 grazie al telescopio Chandra della Nasa, che aveva registrato i raggi X emessi dalla materia che ruota intorno al buco nero prima di essere risucchiata al suo interno. Dal 2004 al 2010, poi, oltre 800 osservazioni effettuate con il telescopio orbitante Rossi (Rxte) hanno consentito di registrare e tracciare ogni singola particella di questi raggi X. Il coordinatore dello studio, Dheeraj R. Pasham, ha analizzato e rielaborato i dati individuando in particolare due lampi di luce che appaiono in modo intermittente, rispettivamente 5 volte e 3 volte al secondo. Queste due oscillazioni, spiegano i ricercatori, sono come due granelli di polvere incastrati nei solchi di un vinile che ruota sul giradischi: se le oscillazioni venissero tradotte in musica, produrrebbero il ritmo sincopato della bossa nova. Per il momento, però, hanno consentito di misurare con una precisione senza precedenti la massa del buco nero: una tecnica innovativa, che finora era stata applicata solo ai buchi neri più piccoli.

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Vênus e Júpiter são vistos em rara aproximação no céu de NY

Astros devem se afastar durante esta semana.
Visualização pode ser feita 45 minutos antes do nascer do sol.


Da France Presse

Um raro fenômeno pode ser visto na manhã desta segunda-feira (18) nos céus de em Nova York: os astros Júpiter e Vênus apareceram muito próximos. Eles vão se separar a cada dia, mas devem ainda permanecer um pouco juntos cerca de 45 minutos antes do nascer do sol desta semana.
Vênus (esquerda) e Júpiter (direita) aparecem juntos em uma rara visão sobre as pontes Hell e  Robert F. Kennedy, na manhã desta segunda-feira (18) (Foto: Stan Honda/AFP)Vênus (esquerda) e Júpiter (direita) aparecem juntos em uma rara visão sobre as pontes Hell e Robert F. Kennedy, na manhã desta segunda-feira (18) (Foto: Stan Honda/AFP)
Os planetas Júpiter e Vênus aparecem muito próximos na manhã desta segunda-feira (18) no céu de em Nova York. Eles vão se separar a cada dia, mas devem ainda permanecer um pouco juntos cerca de 45 minutos antes de o nascer do sol durante esta semana (Foto: Stan Honda/AFP)Os planetas Júpiter e Vênus aparecem muito próximos na manhã desta segunda-feira (18) no céu de em Nova York (Foto: Stan Honda/AFP)
Imagem feita com lente de longo alcance mostra Vênus e Júpiter lado a lado (Foto: Stan Honda/AFP)Imagem feita com lente de longo alcance mostra Vênus e Júpiter lado a lado (Foto: Stan Honda/AFP)
Aproximação dos planetas no céu foi fotografada perto das pontes de Hell Gate (atrás) e Robert F. Kennedy (frente), em Nova York (Foto: Stan Honda/AFP)Aproximação dos planetas no céu foi fotografada perto das pontes de Hell Gate (atrás) e Robert F. Kennedy (frente), em Nova York (Foto: Stan Honda/AFP)

sábado, 16 de agosto de 2014

Cientistas afirmam ter encontrado partículas de pó interestelar

EFE | WASHINGTON
Os cientistas identificaram sete raras partículas microscópicas de pó cósmico que datam das origens do sistema solar e poderiam ser as primeiras mostras de pó interestelar contemporâneo, informou nesta quinta-feira a Nasa.
As partículas fazem parte da carga de amostras recolhida pela sonda espacial Stardust que retornou à Terra em 2006 após sete anos de viagem e mais de 4.800 quilômetros percorridos.
A descoberta rendeu outros 12 estudos sobre as partículas que aparecerão na próxima semana na revista "Meteoritics & Planetary Science", antecipou a N
A descoberta rendeu outros 12 estudos sobre as partículas que aparecerão na próxima semana na revista "Meteoritics & Planetary Science", antecipou a Nasa. EFE/Arquivo
Desde então uma equipe de cientistas esteve analisando os fragmentos capturados em uma rede com forma de raquete fabricada com um aerogel de dióxido de silício, o material sólido mais leve conhecido capaz de deter o pó sem modificá-lo pelo impacto.
Os cientistas acreditam que as partículas provavelmente vieram de fora de nosso sistema solar, talvez por uma explosão de uma supernova há milhões de anos e alteradas pela exposição ao extremo ambiente espacial, segundo explicam em um estudo que será publicado na edição de amanhã da revista "Science".
A descoberta rendeu outros 12 estudos sobre as partículas que aparecerão na próxima semana na revista "Meteoritics & Planetary Science", antecipou a Nasa.
"Estes são os objetos mais difíceis que jamais teremos no laboratório para seu estudo e é um triunfo que tenhamos progredido tanto em sua análise", disse Michael Zolensky, do laboratório Stardust no Centro Espacial Johnson da Nasa em Houston e coautor do artigo da "Science".
Os cientistas advertem que precisam fazer testes adicionais antes de poder dizer definitivamente que se trata de restos procedentes do espaço interestelar.
Mas, se for confirmado, asseguram que essas minúsculas partículas cósmicas de uma grossura inferior a de um pelo humano, poderiam ajudar a explicar a origem e a evolução do pó interestelar (que se situa entre as estrelas), assim como do sistema solar.
A estrutura e a composição química das partículas resultou ser muito mais diversa do que esperavam os cientistas, que apontaram que algumas têm uma estrutura esponjosa, similar a um floco de neve.
Da descoberta participaram uma equipe de "cientistas-cidadãos" que se envolveram em um projeto de cooperação científica da universidade californiana de Berkeley para ajudar a detectar as partículas de milésimos de milímetro.
Membros do Centro Espacial Johnson exploraram metade dos painéis em distintas profundezas e transformaram o material escaneado em filmes que publicaram na internet, para que os voluntários buscassem rastros de partículas, que posteriormente foram verificados por cientistas.
As supernovas, as gigantes vermelhas e outras estrelas produzem um pó interestelar e geram elementos pesados como o carbono, o nitrogênio e o oxigênio necessário para a vida.
A Nasa ressaltou que duas partículas, que foram apelidadas Orion e Hylabrook, foram submetidas a mais testes para determinar as quantidades de isótopos de oxigênio, o que poderia proporcionar evidências mais claras de sua origem extra-solar.

Rosetta, catturati i primi 4 grani della cometa


Rosetta cattura la coda della cometa 67P/Churuymov-Gerasimenko: sono 4 grani raccolti dallo strumento italiano Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator), sotto la responsabilità scientifica di Alessandra Rotundi dell'Università Parthenope. I grani sono di dimensioni variabili tra pochi micron fino a decimi di millimetro. 

La raccolta servirà per comprendere la composizione della cometa e 'l'ambiente' che incontrerà il lander che si poserà per trivellarne la superficie.

"Abbiamo 'toccato' la coda della cometa" ha spiegato la ricercatrice italiana responsabile scientifico dello strumento Giada realizzato sotto la responsabilità scientifica dell'Università di Napoli "Parthenope" e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) - Osservatorio Astronomico di Capodimonte, dalla Finmeccanica Selex-ES di Firenze, e in collaborazione con l'Instituto de Astrofisica de Andalucia.

I grani raccolti dalla coda della 67P/Churuymov-Gerasimenko sono al momento solamente 4 ma Giada ne raccoglierà ancora nei prossimi mesi. Il primo di questi è stato intercettato quando Rosetta si trovava ancora a 800 chilometri di distanza mentre gli ultimi da una distanza di appena 179 chilometri.

"Giada è costituito - ha spiegato Rotundi - essenzialmente da una 'lamina di luce' laser all'ingresso dello strumento dove vengono intercettate le polveri, e una 'piastra sensibile' posta al di sotto sui cui vanno a collidere. La lamina di luce oltre al passaggio dei grani ne misura le proprietà ottiche, la 'piastra' ne misura invece le proprietà dinamiche. I dati incrociati dei due sistemi forniscono massa e velocità di ogni singolo grano. I dati di Giada, ricevuti ed elaborati quotidianamente presso l'Inaf-Iaps, uniti ai risultati degli altri strumenti di Rosetta, ci racconteranno molto sulla storia evolutiva delle comete". 

La raccolta dei dati è solamente agli inizi ma da queste informazioni sarà possibile capire le condizioni, e il tipo di 'terreno', che dovrà affrontare il lander che a novembre dovrà scendere sulla cometa. Le analisi di Giada serviranno anche nella fase successiva al 'landing', quando la sonda Rosetta seguendo la cometa nel suo percorso di avvicinamento al Sole riprenderà tutte le fasi che porteranno 'all'accensione' della cometa, ossia al suo trasformarsi da 'sasso' di ghiaccio in spettacolare cometa 'con la coda'.


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terça-feira, 12 de agosto de 2014

Stelle cadenti nel Parco del G. Paradiso





Spettacolari visioni notturne nell'area protetta




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domingo, 10 de agosto de 2014

Veja fotos da 'Superlua' pelo Brasil e pelo mundo

Fenômeno ocorre quando Lua chega ao ponto mais próximo da Terra.




Fotos

www.g1.globo.com

Explosão em sistema estelar dá origem a 'estrela zumbi'

  • NASA/ESA
Usando o telescópio espacial Hubble, da Nasa (agência espacial americana), uma equipe de astrônomos detectou um sistema estelar que pode ter deixado para trás uma 'estrela zumbi', isto é, uma estrela fraca de forma anormal, resultado de uma explosão. A descoberta está na edição da revista Nature desta quinta - feira (7).
A supernova, nome dado aos corpos celestes surgidos após as explosões de estrelas, geralmente elimina a estrela anã branca, que explode ou morre. Nesse caso, porém, os cientistas acreditam que esta estrela fraca pode ter deixado para trás uma parte da estrela anã, uma espécie de 'estrela de zumbi'.
Ao examinar imagens do telescópio tiradas anos antes da explosão estelar, os astrônomos identificaram uma estrela companheira azul, alimentando a anã branca, um processo que desencadeou a reação nuclear. Esta supernova, tipo IAX, é menos comum do que seu primo mais brilhante, tipo Ia. Astrônomos identificaram mais de 30 destas 'mini-supernovas' que podem deixar para trás uma anã branca.
'Os astrônomos têm procurado por décadas sistemas estelares que produzem explosões de supernovas Tipo Ia', disse o cientista Saurabh Jha, da Universidade de Rutgers, em Piscataway, New Jersey. 'Supernovas Tipo Ia são importantes porque são usadas para medir grandes distâncias cósmicas e a expansão do universo. Esta descoberta nos mostra como você pode obter uma explosão de anã branca'.
A 'estrela zumbi', apelidada de SN 2012Z, reside na galáxia NGC 1309, que fica a 110 milhões de anos-luz de distância da Terra.

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sábado, 9 de agosto de 2014

Il più bel ritratto della galassia del Triangolo


E' a forma di spirale, ricca di ammassi stellari brillanti e nubi di gas e polvere, con molte nubi rossastre di gas che risplendono nitide nei bracci a spirale, la galassia Messier 33 nella costellazione settentrionale del Triangolo, di cui il il telescopio Vst (Vlt Survey Telescope) dell'Osservatorio dell'Eso (European Southern Observatory) sul Paranal in Cile è riuscito a catturare un'immagine panoramica tra le più nitide e ricche di dettagli mai ottenute. 

Come spiega l'Eso, questa spirale è la seconda tra le grandi galassie per ordine di distanza dalla nostra galassia, la Via Lattea. Si trova a circa tre milioni di anni luce da noi, ed è chiamata la galassia del Triangolo. Fu osservata dal cacciatore di comete francese, Charles Messier, nell'agosto del 1764, che però non fu il primo a registrare questa galassia a spirale. Il primo a documentarne la presenza fu infatti con molta probabilità l'astronomo siciliano Giovanni Battista Hodierna circa cent'anni prima.

Pur trovandosi nel cielo boreale, la Galassia del Triangolo è appena visibile dal punto di vista meridionale dell'Osservatorio cileno dell'Eso. L'immagine è stata scattata dal Vst, un telescopio da 2,6 metri all'avanguardia con un campo di vista circa due volte la dimensione della Luna piena.

Tra le tante regioni di formazione stellare nei bracci a spirale di Messier 33 spicca la gigantesca nebulosa NGC 604, che con un diametro di quasi 1.500 anni luce è una delle più grandi nebulose a emissione note. Si estende su un'area di circa 40 volte la dimensione della parte visibile della ben più famosa e vicina Nebulosa di Orione. La Galassia del Triangolo è la terza per dimensione nel Gruppo Locale di galassie che comprende la Via Lattea, Andromeda e circa 50 altra galassie più piccole. In una notte molto limpida e buia è appena visibile a occhio nudo ed è considerata l'oggetto celeste più lontano visibile senza supporti ottici, e si sta avvicinando a noi a una velocità di circa 100.000 chilometri l'ora.


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Ricostruita la preistoria del Sistema Solare





Il Sistema Solare si è formato dai resti di una galassia di almeno 30 milioni di anni più antica. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, si deve al gruppo dell'Italiana Maria Lugaro, laureata nell'università di Torino e ora in Australia, dove lavora nel Centro di Astrofisica della Monash University.

E' la prima volta che si raccoglie un 'indizio' così antico sulla 'preistoria'del Sole e dei pianeti che gli orbitano intorno e questi dati sono preziosi per ricostruire il processo che ha portato alla formazione dei sempre più numerosi sistemi planetari che si stanno scoprendo al di fuori del nostro. Sappiamo che i sistemi planetari si formano in seguito al collasso gravitazionale di gigantesche nubi di polveri, dense come gas. Sappiamo inoltre che nel nostro sistema planetario il Sole si è formato per primo, ma la sua età non è mai stata determinata in modo preciso. Così il gruppo di Lugaro ha utilizzato un metodo di datazione basato sulla radioattività: una strada che gli astronomi hanno cercato di seguire anche in passato, ma difficile da percorrere perchè non si era ancora compreso il modo in cui le stelle producono il nucleo radioattivo. 

L'elemento su cui si è basato il gruppo australiano si chiama 182Hf ed è noto per essere abbondante nel Sistema Solare primitivo. La sua analisi ha permesso così di stabilire che il Sistema Solare si è formato da una nube di polveri di 30 milioni di anni. In questa fase 'preistorica' del Sistema Solare gli elementi pesanti prodotti da altre stelle, come oro, argento, platino, piombo e terre rare sono stati la base che ha permesso di 'modellare' la nostra stella e i pianeti.



''Possiamo dire con sicurezza che l'ultimo 1% di oro, argento e platino si sono aggiunti alla materia primordiale del Sistema Solare 100 milioni di anni prima che questo nascesse'', osserva Maria Lugaro. L'ultimo 1% di piombo e le terre rare, come quelle oggi utilizzate nei telefonini, si sono aggiunti molto più tardi, 30 milioni di anni prima della nascita del Sole''.


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sexta-feira, 8 de agosto de 2014

C'è Super Luna,a rischio spettacolo stelle cadenti S.Lorenzo


Desideri salvi nonostante la super Luna: domenica 10 la Luna raggiungerà il massimo annuale della luminosità, tanto da 'cancellare' la vista di molte delle stelle cadenti di San Lorenzo, ma lo spettacolo sarà comunque assicurato nei giorni successivi con sciami di meteore fino a fine mese.

A confortare gli amanti del cielo notturno ci saranno Venere e Giove che si 'sfioreranno' all'alba del 18, diventando tanto luminosi che l'ultima volta le loro luci furono scambiate per Ufo. 

"La Luna particolarmente luminosa - Paolo Volpini dell'Unione Astrofili Italiana - prevista per il 10 darà certamente fastidio, ma lo spettacolo delle stelle cadenti sarà comunque assicurato". Il picco delle meteore di San Lorenzo, le cosiddette Perseidi, è infatti previsto per il 12 agosto quando la Luna avrà iniziato la fase calante e poco dopo si potrà assistere ad altri sciami di meteore, ossia le Kappa Cignidi pochi giorni dopo. 

Per quelli che non saranno però riusciti a soddisfare tutti i desideri si segnala la congiunzione super spettacolare dei due 'oggetti' più luminosi del cielo: Venere e Giove in congiunzione, con il massimo avvicinamento all'alba del 18. "L'ultima volta - ha aggiunto Volpini - le loro luci furono scambiate per Ufo"


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Vídeo acelerado mostra chuva de meteoros no interior de São Paulo

Fenômeno foi registrado na última semana, em Campinas.



As chuvas de meteoros que ficaram visíveis no Hemisfério Sul na última semana foram registradas em um vídeo de "time-lapse" (com imagens aceleradas) feito no Observatório Municipal de Campinas, no interior de São Paulo.
Segundo o astrônomo Julio Lobo, numa noite foram visíveis quatro chuvas, que ganham nome de acordo com a constelação sobre a qual aparecem no céu (neste caso, chamavam-se Piscis australidas, Delta Aquaridas do Sul, Capricornidas e Alfa-Capricornidas). De acordo com Lobo, não se tratam de fenômenos raros, mas as condições de visibilidade eram boas quando as imagens foram feitas, na madrugada do dia 31 de julho. O vídeo foi produzido por Roberto Kumamoto e Wellington Almeida, da TV Globo.
Do G1 em São Paulo


quinta-feira, 7 de agosto de 2014

Fotos mostram encontros bem-sucedidos com cometas

Enquanto sonda Rosetta se aproxima do Churyumov-Gerasimenko, veja imagens de outras naves que conseguiram ver cometas de perto.

BBC
O cometa Halley talvez tenha o formato mais conhecido. A foto acima foi feita no Peru em 1910, usando uma exposição de 30 minutos. Devido ao percurso regular feito pelo corpo celeste perto do Sistema Solar (a cerca de cada 75 a 76 anos), o Halley é observado há séculos. Sua próxima aparição será em 2061 (Foto: Observatório de Harvard/SPL/BBC)O cometa Halley talvez tenha o formato mais conhecido. A foto acima foi feita no Peru em 1910, usando uma exposição de 30 minutos. Devido ao percurso regular feito pelo corpo celeste perto do Sistema Solar (a cerca de cada 75 a 76 anos), o Halley é observado há séculos. Sua próxima aparição será em 2061 (Foto: Observatório de Harvard/SPL/BBC)





A sonda europeia Rosetta entrou nesta semana na órbita de um cometa, depois de ter passado quase uma década no seu encalço.
A nave se aproximou do 67P/ Churyumov-Gerasimenko para investigar a estrutura e composição do astro - e buscar novas pistas sobre a origem da vida.
Em março de 1986, a espaçonave europeia Giotto passou a 600 quilômetros do famoso cometa 1P/Halley. Esta imagem foi feita pela câmera da Giotto, que ficou muito danificada depois de a espaçonave passar tão perto do famoso cometa (Foto: ESA/MPAE Lindau/BBC)
As imagens acima mostram encontros bem-sucedidos com outros cometas.
A pesquisa destes corpos celestes é importante devido ao fato de uma das teorias sobre o início da vida na Terra postular que os primeiros ingredientes da chamada "sopa orgânica" vieram de um cometa.

Em Julho de 2005, a missão Deep Impact conseguiu se chocar com o cometa 9P/Tempel, para descobrir mais sobre a composição do corpo celeste. Esta foto espetacular, feita 67 segundos depois do impacto pela nave da Deep Impact que passou próxima do cometa, mostra a luz resultante da colisão e também detalhes da superfície do cometa, iluminada pelo Sol (Foto: Nasa/JPL-Caltech/UMD/BBC)

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