La storica cometa di Halley, la prima a essere stata individuata
come un astro a ritorni periodici dall’astronomo che nel Settecento le
diede il nome, non ha mai goduto di buona fama. Alle sue apparizioni,
ogni 76 anni, astrologi e millenaristi hanno attributo sventure d’ogni
sorta, soprattutto per regnanti e governanti: dalla sconfitta di re
Harold d’Inghilterra nel 1066, alla fatale malattia di Edoardo VII nel
1910. Ora è la ricercatrice americana Dallas Abbott a scagliare sulla
povera cometa un’accusa infamante: avere provocato quella che è passata
alla storia come «la peste di Giustiniano», una pandemia che devastò
l’Impero romano d’Oriente fra il 541 e il 542 dopo Cristo, decimando la
popolazione di Bisanzio e di altre grandi città mediterranee e favorendo
l’avanzata degli invasori gotici che, a quanto pare, erano
geneticamente immuni dal morbo.
SFERULE COSMICHE
- La Abbott è una geologa marina, abbastanza nota fra gli studiosi di
scienze della Terra per le sue campagne di esplorazione sui fondali
oceanici, alla ricerca dei segni lasciati dagli impatti asteroidali e
per i suoi studi sulle correlazioni fra eventi cosmici e cambiamenti
climatici. Si è formata al Massachusetts Institute of Technology e poi è
passata all’Earth Observatory di Lamont-Doherty nella Columbia
University degli Stati Uniti. Nel 2009, studiando alcune carote di
antichi sedimenti prelevati nei ghiacci della Groenlandia, Abbott ha
scoperto un livello, databile dal 533 al 540 d. C., ricco di «sferule
cosmiche»: palline di dimensioni submillimetriche derivanti
dall’improvvisa fusione e quindi solidificazione di composti silicatici e
metallici. Le sferule si trovano spesso attorno ai crateri scavati dai
meteoriti, dove gli impatti generano istantaneamente altissime
temperature e pressioni, scaraventando in aria miriadi di frammenti che
poi ricadono a terra. Mescolati alle sferule, la Abbott ha trovato pure
gusci di diatomee e silicoflagellati marini.
ASTEROIDE E PESTE
- Già quattro anni fa la scoperta di Abbot diede la stura ad alcune
pubblicazioni scientifiche e storiche che tentavano di stabilire un
nesso fra l’eventuale caduta di un’asteroide e la peste che dilagò ai
tempi dell’imperatore Giustiniano, ipotizzando che l’impatto avrebbe
sollevato una fitta nebbia di detriti rimasti per mesi in sospensione
nell’atmosfera, tanto da provocare l’attenuazione della luce solare e
l’inevitabile catena:abbassamento delle temperature medie globali (si
ipotizza di 3 gradi centigradi), carestie, calo delle difese
immunitarie, epidemie e peste. In effetti, alcuni antichi cronisti
dell’impero riferiscono, nelle loro storie, del sole che risplendeva
pallido come la luna, di un freddo insolito, di invasioni di ratti,
insetti e parassiti d’ogni tipo, e di mortalità per la peste che nella
sola Bisanzio, tra il 541 e il 542, toccò il picco di 10 mila decessi al
giorno, costringendo gli amministratori a far scavare gigantesche fosse
comuni e a stipare i cadaveri in torri inutilizzate.
HALLEY - Ora la
Abbott, durante una riunione dell’American Geophysical Society che si è
svolta a metà dicembre, ha spiegato che esistono fondati indizi per
attribuire questi eventi catastrofici alla cometa di Halley. Un’accurata
determinazione della stagione in cui si formarono le sferule cosmiche
trovate in Groenlandia porterebbe infatti al mese di maggio, quando ogni
anno si verifica la pioggia di meteore dette «eta aquaridi»,
correlabili ai detriti sparsi lungo la sua orbita dalla cometa di
Halley. I detriti cometari sono, per lo più, granelli di polvere e
piccoli sassi, ma la Abbott avanza l’ipotesi che il nucleo della Halley,
in uno dei suoi passaggi al perielio, si sia frammentato, lasciandosi
dietro un pezzo grande qualche centinaio di metri. Attratto dalla Terra,
il frammento di cometa sarebbe precipitato, scavando un grande cratere
nel fondo di un oceano e scaraventando in aria polveri rimaste in
sospensione per alcuni anni; fra queste le sferule assieme a gusci di
microorganismi marini che poi si sono depositati nei ghiacci della
Groenlandia.
IPOTESI LABILE -
L’ipotesi della Abbot è figlia di quel filone di studi che giustamente
ricerca possibili correlazioni fra catastrofi terrestri e fenomeni
cosmici (filone che negli anni Ottanta ebbe grande fortuna con la teoria
dell’estinzione dei dinosauri per colpa di un asteroide killer); ma nel
caso della peste di Giustiniano la catena degli eventi appare piuttosto
tortuosa e gli indizi che la dovrebbero sostenere molto labili
www.corriere.it