terça-feira, 25 de setembro de 2012

Astrofili a caccia nello spazio 'dimenticato'

La cometa Hartley ripresa da un astrofilo in New Mexico (fonte: CARA Project, UAI) 
La cometa Hartley ripresa da un astrofilo in New Mexico (fonte: CARA Project, UAI)
 
C'e' una parte dello spazio 'dimenticata' dagli astronomi che e' ormai diventata riserva di caccia degli astrofili: asteroidi, comete, stelle variabili sono ormai 'prede' dei telescopi degli appassionati di tutto il mondo, che, grazie a tecnologie sempre piu' sofisticate, ottengono risultati quasi paragonabili a quelli dei professionisti. Le ultime scoperte saranno presentate al congresso dell'Unione Astrofili Italiani (Uai), in programma a Frascati (Roma) dal 27 al 30 settembre.

''Gli astrofili di oggi sono molto diversi da quelli di 30 anni fa, hanno acquisito un notevole spessore scientifico anche grazie ad una vera e propria rivoluzione tecnologica'', spiega il presidente Uai Mario Di Sora. ''Ormai sono disponibili strumenti sempre piu' sofisticati a prezzi contenuti - aggiunge - tanto che con un budget di 10.000 euro e' possibile comprare una telecamera molto sensibile e un telescopio che puo' essere addirittura controllato da remoto''. Asteroidi, comete, stelle variabili sono ormai le 'prede' piu' cacciate, anche perche' dimenticate dagli astronomi professionisti che intendono ormai usare il loro grandi telescopi solo per le grandi strutture dell'Universo, come ricorda Di Sora.

Il congresso, per il quale sono attesi oltre 200 partecipanti, e' un importante momento di incontro, condivisione, approfondimento e socializzazione degli astrofili nonche' un'occasione di confronto tra le associazioni astrofile, i gruppi, gli osservatori, i planetari e i musei o exhibit a tema astronomico-scientifico. L'evento si incrocera' poi con la Notte dei Ricercatori in programma venerdi' 28 settembre, e culminera' sabato sera, con la consegna del premio Lacchini all'astrofisica Simonetta Di Pippo, incaricato del governo italiano presso la Commissione Europea per le politiche spaziali.
 

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Curiosity analizza la prima roccia marziana

E' grande come un pallone da calcio


    La roccia Jake Matijevic, la prima esaminata da Curiosity (fonte: NASA/JPL-Caltech/MSSS) 
La roccia Jake Matijevic, la prima esaminata da Curiosity (fonte: NASA/JPL-Caltech/MSSS)
 
Curiosity ha esaminato la sua prima roccia, grande come un pallone da calcio, prima di proseguire il cammino verso l'obiettivo finale. Il braccio robotico del robot-laboratorio della Nasa ha toccato la roccia e azionato lo strumento in grado di analizzarne la composizione.

La sonda della Nasa è atterrata su Marte da sette settimane per iniziare una missione che durerà due anni. A bordo di Curiosity sono installati 10 sofisticati strumenti, utili per valutare se la zona scelta per lo studio, all'interno del cratere Gale, ha mai ospitato le condizioni ambientali favorevoli per la vita microbica.

Entrambi posizionati sul braccio della sonda, lungo oltre due metri, due strumenti hanno iniziato a studiare la roccia, chiamata ''Jake Matijevic''. A fare i primi esami lo spettrometro Alpha Particle X-Ray Spectrometer (APXS) e l'altrettanto preciso elaboratore di immagini Hand Lens Imager Mars (Mahli). Mentre il ChemCam, strumento che spara impulsi laser dal rover, ha raccolto dati per valuta gli elementi chimici della roccia. Proprio con questa operazione Curiosity ha terminato i lavori su 'Jake' per lanciarsi nel suo piu' lungo viaggio effettuato finora sul suolo marziano, percorrendo 42 metri in direzione del cratere.


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Telescópio espacial registra imagem mais distante já feita do Universo

Foto é combinação de imagens feitas ao longo de dez anos.
Material obtido pelo Hubble mostra primórdios do Universo.

Do G1, em São Paulo


A Nasa publicou nesta terça-feira (25) uma foto que é a mais nova candidata ao título de imagem mais distante do Universo já obtida. Nela, aparecem galáxias que estão a até 13,2 bilhões de anos-luz da Terra.
A imagem é o resultado de dez anos de fotos feitas pelo Telescópio Espacial Hubble, que fica na órbita da Terra, fora da influência da atmosfera sobre as imagens. Antes de seu lançamento, em 1990, a maior distância que os astrônomos poderiam ver seria na ordem de 7 bilhões de anos-luz.

A foto recebeu o nome de “Extreme Deep Field” (“Campo extremamente profundo”, em tradução livre), abreviado pela sigla XDF.

Imagens como essa são importantes para o estudo dos primórdios do Universo. Segundo a teoria do Big Bang, a mais aceita pelos físicos, a origem do Universo ocorreu há aproximadamente 13,7 bilhões de anos.
Sendo assim, quando vemos uma galáxia que está a 13,2 bilhões de anos-luz da Terra, a enxergamos da maneira como ela era quando tinha “apenas” 500 milhões de anos.

Na semana passada, um estudo publicado pela revista “Nature” tinha identificado uma galáxia que poderia ser a mais distante já vista, também a cerca de 13,2 bilhões de anos-luz da Terra. A pesquisa tinha se baseado em imagens do próprio Hubble e do Spitzer, outro telescópio espacial.

Foto XDF, obtida pelo Hubble, mostra galáxias a mais de 13 bilhões de anos-luz da Terra (Foto: Nasa; ESA; G. Illingworth, D. Magee, and P. Oesch, University of California, Santa Cruz; R. Bouwens, Leiden University; HUDF09 Team) 
Foto XDF, obtida pelo Hubble, mostra galáxias a mais de 13 bilhões de anos-luz da Terra (Foto: Nasa; ESA; G. Illingworth, D. Magee, and P. Oesch, University of California, Santa Cruz; R. Bouwens, Leiden University; HUDF09 Team)

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