quinta-feira, 18 de junho de 2015

Il 20 giugno, telescopi puntati sul Saturno, il pianeta "Signore degli Anelli"

Oltre cento eventi da nord a sud della penisola per la quarta edizione dell'iniziativa "Occhi su Saturno"

PER UNA SERA e una notte il palcoscenico sarà tutto per "il più bello dei pianeti", telescopi e obiettivi di mezza Italia saranno puntati verso lo stesso angolo di cielo, lì verso sud-est dove Saturno brillerà, dopo il tramonto tra le costellazioni dello Scorpione e della Bilancia. Il 20 giugno tutti quanti avranno l'occasione di vedere e saperne di più sul "Signore degli anelli", grazie all'iniziativa "Occhi su Saturno". Osservatori astronomici, enti e, soprattutto, associazioni di astrofili organizzano in tutta la penisola lezioni, proiezioni e osservazioni dedicate all'inquilino più affascinante del Sistema solare, quello più riconoscibile, per la fascia inconfondibile di anelli che lo circonda.

Gli eventi. Sono oltre un centinaio i luoghi che hanno eventi in programma, da Lugano e Alto Adige fino a Sicilia e Sardegna. L'anteprima si terrà a Roma, il 19 giugno al Dipartimento di Matematica e Fisica dell'Università Roma Tre con conferenze, esperimenti scientifici, mostre e seminari. Sarà l'occasione per inaugurare anche Planitalia, un Sistema solare in scala distribuito su tutta la Penisola. Con il Sole a Prato della Valle (Padova) e Nettuno, il pianeta più lontano, nel sud della Sicilia.



Il 20 giugno, in contemporanea in tutta Italia, saranno invece puntati i telescopi verso il gigante gassoso. Sul sito dedicato all'iniziativa è disponibile la mappa di tutti i luoghi, planetari, osservatori, musei, piazze e parchi, per prendere parte a questa osservazione collettiva e a diversi eventi a tema collegati. Un'esperienza possibile grazie soprattutto all'impegno di centinaia di volontari delle associazioni di astrofili che gestiscono i piccoli osservatori di tutto il Paese e che metteranno a disposizione la propria competenza e gli strumenti per guardare il cielo da vicino.

"Occhi su Saturno" è giunta alla sua quarta edizione, nata nel 2012 in occasione dei 300 anni dalla morte dell'astronomo Giovanni Domenico Cassini. L'idea è partita dall'associazione Stellaria, dell'osservatorio di Perinaldo (Imperia) che porta il nome dell'astronomo nato qui nel 1625, la cui fama è dovuta proprio allo studio di Saturno. La prima edizione vide l'adesione di una cinquantina di osservatori e associazioni, con un appoggio logistico fornito dallo Iaps (Istituto di astrofisica e planetologia spaziali).

Con gli anni la partecipazione è aumentata, grazie anche al passaparola sui social network. "Occhi su Saturno" ha trovato il patrocinio anche dell'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), dell'Agenzia spaziale italiana, dell'Unione astrofili italiana e dello European Astrosky Network. Un evento nazionale con migliaia di partecipanti, coordinato dai volontari di Perinaldo attraverso il sito internet e i social network.

Un augurio e un plauso all'iniziativa è arrivato nientemeno che dal Jet propulsion laboratory della Nasa con un videomessaggio inviato da Estelle Deau, ricercatrice che studia gli anelli di Saturno grazie alla missione Cassini-Huygens.

Da Cassini a Cassini. Le osservazioni dei movimenti del pianeta risalgono all'antichità ma è dopo l'invenzione del telescopio che gli astronomi, Galileo e Christiaan Huygens tra i primi, cominciarono a effettuare ipotesi sulla sua natura e fisionomia. A dire il vero lo scienziato pisano non ne comprese molto bene le caratteristiche: ingannato da una visione poco nitida degli anelli, pensò che fosse composto da "tre corpi". L'astronomo olandese, invece, riuscì a osservarli e a comprenderne la natura, oltre a scoprire per primo uno dei suoi satelliti, Titano.

Giovanni Domenico Cassini, astronomo italiano alla corte del Re Sole, ebbe la possibilità (con un telescopio più potente) di osservare e studiare più in dettaglio il pianeta e i suo anelli, dei quali notò la banda scura che li divide e che porta tuttora il suo nome. Descrisse inoltre le fasce colorate parallele all'equatore e osservò altri quattro suoi satelliti. Così come fece Galileo, che dedicò a Cosimo dè Medici i quattro satelliti di Giove da lui scoperti, Cassini li battezzò "sidera lodoicea" in onore del sovrano francese, e ora portano il nome di personaggi mitologici: Giapeto, Rea, Teti e Dione.

E di Cassini porta il nome anche la sonda della missione congiunta di Asi, Esa e Nasa, lanciata nel 1997, in orbita attorno a Saturno da ormai 11 anni e alla quale dobbiamo le immagini più spettacolari riprese all'interno del Sistema solare assieme al suo compagno, il lander Huygens, che è atterrato su Titano scattando le prime immagini dal suolo di un suo satellite.

Il fascino di Saturno sta proprio nella sua varietà. Attorno al gigante composto per il 95% da idrogeno, con venti che possono raggiungere i 1.800 chilometri all'ora e tempeste, come quella che staziona sul polo nord, che durano da decenni, oltre agli anelli che lo hanno reso celebre ai nostri occhi gravitano lune che sono piccoli mondi molto interessanti anche per la ricerca di forme di vita. Titano è infatti l'unico satellite naturale conosciuto che abbia una densa atmosfera, per quanto irrespirabile, e possiede laghi di idrocarburi. Mentre un altro satellite, Encelado, con i suoi geyser, sorgenti idrotermali sotto la sua superficie e la presenza di carbonio organico, secondo studi recenti risulta essere l'unico altro luogo all'interno del Sistema solare (oltre alla Terra) che potrebbe ospitare la vita  così come la conosciamo.

Come osservarlo. Molto meno luminoso di Venere e Giove, dalla Terra Saturno (che dista da noi circa un miliardo e mezzo di chilometri) sembra una stella, ma per osservarne almeno gli anelli e i satelliti più grandi non servono strumentazioni troppo costose. Basta un potente binocolo o piccolo telescopio. La sua magnitudine infatti oscilla tra 0,6 e 1,5, leggermente più luminoso di Sirio, la stella più brillante dell'emisfero settentrionale. Il 20 giugno sorgerà dopo le 18 ma non sarà visibile da subito. Comparirà a sud-est, una volta tramontato il Sole, tra le costellazioni dello Scorpione e della Bilancia, per tramontare dopo le 4 del mattino del 21 giugno.

www.repubblica.it

Astrônomos descobrem galáxia superbrilhante que teria primeira geração de estrelas do universo



Representação artística da galáxia CR7, que poderia conter as estrelas mais antigas do universo Foto: ESO
O GLOBO

RIVERSIDE, EUA - Astrônomos descobriram a galáxia mais brilhante já vista desde os primeiros dias do universo. E há sinais de que ela contém a primeira geração de estrelas. As observações foram realizadas pelo telescópio do Observatório Europeu do Sul (Eso).
As estrelas da chamada População III nunca foram observadas diretamente, e são apenas hipotéticas. Já População I é de estrelas mais jovens, abundantes na vizinhança cósmica e carregadas de elementos pesados — oxigênio, nitrogênio, carbono e ferro, por exemplo. Enquanto que a População II é menos abundantes, mas suas estrelas já foram observadas, e é também composta de elementos pesados. Entretanto, sabe-se que estes elementos não estavam presentes na criação do universo. Na verdade, elas são criadas pelo ciclo de vida das estrelas.

Cientistas há muito tempo teorizam sobre a existência de um terceiro tipo de estrelas — a População III — que não teria estes elementos considerados relativamente novos. Ao observar uma galáxia que de tão distante seria como se ela estivesse há “apenas” 800 milhões de anos do Big Bang, cientistas acreditam terem encontrado sinais da origem das estrelas.

— A descoberta desafia nossas expectativas, pois não esperávamos encontrar uma galáxia tão brilhante — afirma o autor do estudo, David Sobral, do Instituto de Astrofísica e Ciências Especiais. — Ao desvendar a natureza da CR7 peça por peça, entendemos que não apenas encontramos de longe a galáxia mais distante e luminosa, como começamos a perceber que ela tinha características muito próximas do que se espera da População III. 

Aquelas estrelas foram as que formaram os primeiros átomos pesados que permitiram a vida.

Se eles tiveram certos sobre a presença da Pop III na galáxia CR7, que tem mais de 12 bilhões de anos-luz, isto poderia significar que estrelas raras são mais fáceis de detectar do que se pensava. Eles estão analisando dados para confirmar a suspeita.



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