La prima immagine catturata dal radiotelescopio Lofar. Mostra l’ammasso di galassie Abell 2256 (fonte: INAF)
Il radiotelescopio Lofar (fonte: INAF)
"Primo scatto" del
radiotelescopio più grande del mondo: si chiama Lofar (LOw Frequency
ARray) e la sua distesa di parabole ha un'estensione pari a quella di 20
campi da calcio. La sua prima immagine, in onde radio, è un'inedita
'istantanea' dell'ammasso di galassie chiamato Abell 2256, è in corso di
pubblicazione sulla rivista Astronomy&Astrophysics e offre già
interessanti spunti per lo studio di un universo mai visto finora.
Lofar è un'immensa ragnatela composta da circa 20.000 antenne
concentrate in oltre 50 stazioni disseminate in diverse nazioni del Nord
Europa e collegate fra loro da una rete informatica che trasmette dati
ad altissima velocità sfruttando connessioni in fibra ottica. Nella sua
attuale configurazione lo strumento ha le stesse prestazioni di singolo
radiotelescopio grande quanto 20 campi di calcio. Lofar è stato
concepito per captare segnali radio di bassa frequenza provenienti
dall'Universo, aprendo di fatto una nuova finestra di esplorazione che
promette scoperte di grande rilievo.
Distante circa 800 milioni di anni luce dalla Terra, l'ammasso Abell 2256 comprende centinaia di galassie. Gli strumenti hanno rilevato che l'intensità della sua emissione radio rilevata da Lofar è risultata molto maggiore di quella prevista sulla base di osservazioni già condotte in precedenza con altri strumenti.
Al progetto Lofar, nato dalla collaborazione tra centri di ricerca di Olanda, Germania, Francia, Inghilterra e Svezia, si stà avvicinando anche l'Italia: "da qualche anno stiamo cercando di reperire i fondi necessari, circa un milione di euro, per installare una stazione Lofar su territorio italiano", ha detto Luigina Feretti, direttore dell'Istituto di Radioastronomia dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Distante circa 800 milioni di anni luce dalla Terra, l'ammasso Abell 2256 comprende centinaia di galassie. Gli strumenti hanno rilevato che l'intensità della sua emissione radio rilevata da Lofar è risultata molto maggiore di quella prevista sulla base di osservazioni già condotte in precedenza con altri strumenti.
Al progetto Lofar, nato dalla collaborazione tra centri di ricerca di Olanda, Germania, Francia, Inghilterra e Svezia, si stà avvicinando anche l'Italia: "da qualche anno stiamo cercando di reperire i fondi necessari, circa un milione di euro, per installare una stazione Lofar su territorio italiano", ha detto Luigina Feretti, direttore dell'Istituto di Radioastronomia dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
"Questo - ha aggiunto - permetterebbe un coinvolgimento istituzionale della nostra comunità scientifica in una grande collaborazione internazionale, che si colloca sulla strada verso un'altra pietra miliare per la ricerca astrofisica dei prossimi decenni: il radiotelescopio Ska (Square Kilometre Array)".
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