quinta-feira, 4 de setembro de 2014

Party mondiale per ammirare la Luna

Il 6 settembre arriva il party mondiale per ammirare la Luna (fonte: Fernando da Rosa)


Tutto il mondo festeggia la Luna: sabato 6 settembre torna l'appuntamento annuale Moonwatch party che si festeggia in tutto il mondo con centinaia di iniziative dedicate all'osservazione del nostro satellite. In Italia numerosi eventi saranno organizzati dall'Unione Astrofili Italiani (Uai) su tutto il territorio, da Francavilla Fontana in provincia di Brindisi fino a Ciriè, provincia di Torino.

“La Luna rappresenta il primo amore di un astrofilo – ha spiegato Mario Di Sora, presidente di Uai – ed è il corpo celeste che affascina di più chiunque la osserva per la prima volta, anche con un piccolo telescopio o un binocolo”. Con l'idea di far sbocciare questo amore in tutti quelli che non conoscono il cielo (spesso a causa dell'inquinamento luminoso delle città), da molti anni è stata creata l'iniziativa denominata ufficialmente come International Observe the Moon Night (Inomn).

Promossa a livello mondiale da numerose organizzazioni, enti di ricerca, associazioni, scienziati, educatori, per mettere al centro dell'attenzione il nostro satellite, in Italia è promosso dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Uai. “Proprio perché è tutti i giorni davanti a noi – ha spiegato Di Sora – tendiamo a trascurarla, addirittura le nuove generazioni quasi non sanno che ci siamo andati, eppure la visione della Luna con la guida di un appassionato è sempre bellissima, è anzi l'oggetto celeste che riscuote il maggior successo su chiunque. Il primo obiettivo di ogni astrofilo è da sempre la Luna, il trampolino per poi andare all'osservazione oggetti più difficili”. Partecipare alle decine di eventi organizzati in tutta Italia è semplicissimo, basta infatti cercare l'iniziativa più vicina alla propria zona sul sito www.reteastrofili.it.

Sono previsti decine di incontri in Italia in osservatori astronomici e piazze, dalla Puglia al Friuli, dalla Valle d'Aosta al Lazio, ma ovviamente sarà possibile creare anche un proprio 'evento' attrezzandosi di telescopio amatoriale o binocolo. “Anche con un semplice binocolo, meglio se poggiato su un cavalletto, la Luna regala grandi soddisfazioni, magari non è facile capire cosa vediamo quindi avere qualcuno che spiega è un bel aiuto.

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Asteroide de 20 metros passará perto da Terra neste domingo, diz Nasa

Segundo agência espacial americana, ele não representa ameaça.
Asteroide passará por ponto mais próximo da terra às 15h18 do dia 7/9.


Ilustração mostra a órbita do asteróide '2014 RC' ao redor do sol; asteroide passará ao lado da Terra neste domingo (Foto: NASA/JPL-Caltech/Divulgação)


Da EFE - Um pequeno asteroide, de cerca de 20 metros, passará "muito perto" da Terra no próximo domingo, informou nesta quinta-feira (4) a agência espacial americana (Nasa), descartando que ele represente uma ameaça para o planeta.

O asteróide "2014 RC" passará no ponto mais perto da terra às 15h18 (horário de Brasília) deste domingo (7) sobre a Nova Zelândia.
O corpo celeste foi descoberto no dia 31 de agosto pelo programa Catalina Sky Survey (CSS), operado pelo Laboratório Lunar e Planetário da Universidade do Arizona, nos Estados Unidos, que utiliza dados de três telescópios para procurar cometas, asteroides e objetos próximos à Terra.
O asteroide foi, além disso, detectado de forma independente na noite seguinte pelo telescópio do Observatório Pan-STARRS situado no Havaí e ambos informaram suas observações ao Minor Planet Center da União Internacional Astronômica, em Cambridge.
No momento de maior proximidade, o asteroide estará aproximadamente a um décimo da distância que do centro da Terra até a Lua, ou 40 mil quilômetros.
Os cientistas assinalam que, apesar desta "proximidade", o asteroide não poderá ser visto a olho nu, embora astrônomos amadores que tenham telescópios pequenos talvez consigam captar a aparição do asteroide, que se movimentará rapidamente seguindo sua órbita.
O asteroide passará pela parte externa da órbita dos satélites de comunicações e meteorológicos que orbitam a cerca de 36 mil quilômetros sobre a superfície de nosso planeta.
A comunidade científica terá uma oportunidade única para observar e aprender mais sobre os asteroides, assinala a Nasa, que diz que "ele não parece trazer perigo nenhum para a Terra ou para os satélites".
Apesar do baixo risco de ele cair na Terra, os cientistas calculam que sua órbita deve trazê-lo de novo às proximidades de nosso planeta no futuro e seus movimentos serão vigiados de perto.

Tutti i 146 satelliti del Sistema solare






La Luna è il primo satellite naturale che si trova partendo dal centro del Sistema solare, cioè dal Sole. I due pianeti più interni (Mercurio e Venere) infatti non hanno satelliti (Lapresse)

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Scoperto il segreto delle stelle sorelle




È un segno inconfondibile come il Dna. Ogni stella nella sua composizione chimica ha una propria firma che la contraddistingue dalle altre. Quando sono simili tra loro significa che si sono formate dalla stessa nebulosa di gas e quindi vengono definite sorelle. A tracciare “l’albero genealogico delle stelle” è un gruppo di astrofisici dell’Università californiana di Santa Cruz, coordinato da Mark Krumholz, che ha pubblicato un articolo sulla rivista Nature.

"Possiamo vedere che le stelle che fanno parte dello stesso ammasso stellare oggi sono chimicamente identiche, ma possiamo pensare anche che stelle nate insieme si siano allontanate tra di loro” ha detto Krumholz. Secondo il ricercatore anche il nostro Sole probabilmente ha delle sorelle ma queste si sarebbero allontanate pochi milioni di anni dopo la loro nascita ed ora, potenzialmente, si potrebbero trovare sul lato opposto della nostra galassia. Gli astrofisici hanno utilizzato dei supercomputer per simulare la collisione di due flussi di gas interstellare che unendosi formano una nube che nel corso di milioni di anni, collassando a causa della gravità, genera ammassi di stelle.

Ogni flusso di gas ha particolari quantità di composti chimici non sempre uguali che, una volta mescolatisi, formano la carta d’identità delle stelle che nasceranno. “Questo spiega perché le stelle che nascono insieme hanno gli stessi composti chimici” racconta Krumholz. Le simulazioni hanno inoltre dimostrato che la miscelazione avviene molto velocemente, prima che la maggior parte del gas si sia trasformato in stelle. Questo è incoraggiante per le prospettive di trovare le sorelle del Sole, perché la caratteristica distintiva delle famiglie stellari che non stanno insieme, è che probabilmente si sono disperse prima ancora che gran parte della nuvola che le ha generate, si sia convertita in stelle.


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Nuova strategia di caccia alla vita aliena




Acqua, ossigeno e clorofilla: sono queste le tre 'coordinate' per cercare la vita su altri pianeti. Basandosi sulla 'impronta' che questi elementi lasciano nell'atmosfera, i ricercatori dell'università di Princeton hanno elaborato una strategia che consentirà ai telescopi spaziali di verificare la possibilità che pianeti simili al nostro possano ospitare forme di vita.

Questa nuova 'tecnica di caccia' alla vita aliena, illustrata sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze (Pnas), prevede tre fasi successive. Il primo step consiste nell'identificare quei pianeti che presentano acqua, l'elemento più facile da individuare leggendo lo spettro dell'atmosfera del pianeta. Tra questi possibili 'gemelli' della Terra si passa poi ad individuare quelli che presentano ossigeno: per identificare la sua 'firma' nell'atmosfera servono strumenti dotati di una sensibilità decisamente superiore. Infine, il cerchio viene stretto attorno ai pianeti che, oltre ad acqua e ossigeno, presentano pure clorofilla, la molecola chiave della fotosintesi che risulta particolarmente difficile da individuare con gli strumenti oggi disponibili.

La strategia dei ricercatori di Princeton si applica infatti agli attuali telescopi, che finora hanno consentito di individuare migliaia di pianeti esterni al Sistema solare (esopianeti) determinando in maniera indiretta la composizione e la struttura della loro atmosfera sulla base della loro luce riflessa e della radiazione termica.


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Ecco Lupus 4, nube che nasconde stelle


Come per il meteo terrestre, anche per quello cosmico si possono fare 'previsioni', e almeno nello spazio le nubi sembrano diradarsi per fare spazio al sole, o meglio, a nuove stelle. Così è Lupus 4, un grumo di gas e polvere, a forma di ragno, fotografato dai telescopi dell'Eso (European Southern Observatory) in Cile, che sembra una cortina di nubi plumbee e dense di pioggia, ma che presto cederà il passo alla luce di nuove stelle brillanti. Le dense sacche di materia all'interno delle sue nubi sono i luoghi infatti in cui si formano le nuove stelle.

Come spiega l'Eso dal suo sito, Lupus 4 si trova a 400 anni luce dalla Terra, a cavallo tra la costellazione del Lupo e quella del Regolo. La nube è una tra molte nubi oscure collegate tra loro che si trovano in un ammasso noto come associazione OB Scorpius-Centaurus, un gruppo di stelle relativamente giovane ma molto sparpagliato, che hanno probabilmente avuto origine da una gigantesca nube di materia. Il Sole, come la maggior parte delle stelle della nostra galassia, è probabilmente nato in un ambiente simile. Le nubi oscure di Lupus 3, vicina a Lupus 4, sono tra le più studiate, grazie alla presenza di 40 stelle novelle che si sono formate negli ultimi tre milioni di anni e che sono sul punto di 'accendere le loro fornaci a fusione'.

La principale sorgente di energia in queste stelle 'adolescenti', note come stelle T Tauri, è il calore generato dalla contrazione gravitazionale. Di Lupus 4 sono state trovate solo alcune stelle T Tauri, anche se, secondo gli astronomi, il nucleo denso di materia senza stelle all'interno della nube sembra molto promettente per la futura formazione stellare in Lupus 4. Da qui a pochi milioni di anni, secondo i ricercatori, il nucleo dovrebbe trasformarsi in stelle T Tauri. Quante stelle potranno alla fine brillare in Lupus 4? Difficile fare previsioni. Due studi ipotizzano un totale di circa 250 volte la massa del Sole, mentre un'altra ricerca arriva a un totale di circa 1600 masse solari. In ogni caso, la nube contiene materiale sufficiente per dare vita a molte nuove stelle brillanti.

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Un pallone per studiare le galassie

Un nuovo sistema di telemetria e controllo del volo stratosferico è stato collaudato in ambiente spaziale da un team dell'università La Sapienza di Roma. Il lancio è avvenuto il 17 agosto scorso dalle Isole Svalbard e i dati saranno utilizzati da Olimpo, telescopio per lo studio dell'universo primordiale e dei primi ammassi di galassie, come spiega lo stesso ateneo in una nota.

Dopo essere stato lanciato con un pallone stratosferico da 35000 m3, lo strumento ha raggiunto in circa due ore la quota operativa di 37 km, e il volo è durato 8 giorni. Il sistema così collaudato potrà essere utilizzato per la missione Olimpo. Il payload (cioè il carico scientifico di strumenti per la missione) conteneva, oltre al sistema di telemetria Iridium-pilot modificato per l'operazione stratosferica, altri sottosistemi dell'esperimento Olimpo, tra i quali un avanzato computer di bordo e un sistema di alimentazione ad energia solare, per un peso complessivo di 39 kg.

La campagna di volo, sotto la responsabilità di Silvia Masi, docente del dipartimento di Fisica, è stata cofinanziata dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dalla Sapienza.

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