quinta-feira, 22 de outubro de 2015

Astrônomo brasileiro descobre estrelas "siamesas" hipermaciças


Rafael GarciaDo G1, em São Paulo
Um astrônomo brasileiro que teve acesso ao maior telescópio do mundo descobriu um par de estrelas "siamesas" que estão em órbita uma em torno da outra a uma distância tão próxima que suas superfícies chegam a se tocar.
O sistema estelar binário que ele descreve está em na Grande Nuvem de Magalhães, uma das galáxias próximas à nossa, a 160 mil anos-luz de distância. Leonardo Almeida, do Instituto de Astronomia, Geofísica e Ciências Atmosféricas da USP relatou sua descoberta em um estudo publicado ontem, junto de colegas.
Ainda sem nome informal, o sistema identificado pela sigla VFTS352 é de um tipo extremamente raro. Astrônomos só conhecem outros três desse tipo, no qual uma estela "beija" a outra enquanto ambas rodopiam. Aquele descoberto agora, porém, é o mais maciço conhecido.
As propriedades de VFTS352 foram investigadas com o VLT (Very Large Telescope), de Cerro Paranal, no Chile. O acesso ao instrumento foi possível porque entre o grupo possui um autor da Bélgica, que é país membro do ESO (Observatório Europeu do Sul), dono da instalação.
A localização de VFTS352, o sistema estelar binário na Grande Nuvem de Magalhães que possui estrelas em contato. (Foto: ESO/M.-R. Cioni/VISTA Magellanic Cloud survey)A localização (cruz vermelha) de VFTS352, o sistema estelar binário na Grande Nuvem de Magalhães que possui estrelas em contato. (Foto: ESO/M.-R. Cioni/VISTA Magellanic Cloud survey)
As estrelas do par identificado por Almeida são grandes, cada uma delas com massa cerca 29 vezes maior que nosso Sol. Ambas giram em torno uma da outra muito rapidamente, com ciclo de um pouco mais de um dia. A distância entre os centros das estrelas é de 12 milhões de quilômetros e sua temperatura é de 40.000 °C, bastante quente em termos astrofísicos.
"Esses números não batem com aquilo que se esperaria da teoria de evolução estelar clássica", afirma Almeida. Já se sabe que a maioria das estrelas de grande massa possuem companheiras, mas as características do sistema não eram esperadas. "Esse objeto deveria ser muito menos quente e muito maior."
Essa diferença pode ser crucial para as previsões sobre o que deve acontecer com a estrela no futuro.
Segundo o cientista, um dos aspectos curiosos sobre o sistema binário que ele descreve é que suas estrelas têm tamanho muito similar. Em sistemas binários nos quais uma estrela é maior que a outra, a grande acaba sugando matéria da pequena, até que ela se esgote. Ocorre então uma fusão, criando uma estrela maior.
No caso do VFTS352, porém, pode ter um destino diferente. É possível que o sistema também venha a se fundir em uma única estrela gigante, mas outra opção seria a de as duas estrelas se lacrarem nesse estado de fusão.
As estrelas viveriam todas as suas vidas nessa configuração, até esgotarem seu combustível nuclear interno e explodirem na forma de supernovas, com emissão fortíssima de raios gama. Nesse caso ambas se tornariam buracos negros orbitando um ao outro.
O sistema estelar binário VFTS352, descoberto pelo astrônomo Leonardo Almeida (Foto: L. Calçada/ESO)O sistema estelar VFTS352, descoberto pelo astrônomo Leonardo Almeida (Ilustração: L. Calçada/ESO)
Essa hipótese só foi delineada recentemente em teorias, e a observação de VFTS352 é uma evidência forte de que esse é um caminho possível para estrelas maciças. Caso a estrela venha a se fundir, diz o pesquisador, é possível que o fenômeno dure algo em torno de 100 mil anos, mas é preciso realizar mais observações para uma estimativa melhor. Sistemas binários de estrelas pequenas podem se fundir em apenas 5 anos a partir do primeiro contato, diz.
Com os dados obtidos até agora, porém, ainda não é possível saber como, se e quando uma fusão ou uma explosão podem acontecer. Dado o caráter inusitado da descoberta, Almeida e seus coautores conseguiram obter tempo no Telescópio Espacial Hubble, da Nasa, para observar a estrela. O grupo está agora analisando os dados obtidos pelo instrumento.
A descoberta de VFTS352, feita em parceira com astrônomos dos EUA, Europa e Chile, está descrita em estudo na revista científica "The Astrophysical Journal".
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La Terra è nata molto prima delle sue 'sorelle'

La Terra è nata molto prima delle sue 'sorelle' (fonte: NASA, ESA, and G. Bacon (STScI))La Terra è nata molto prima delle sue 'sorelle' (fonte: NASA, ESA, and G. Bacon (STScI))
La Terra è nata presto rispetto alle sue ‘sorelle’, la stragrande maggioranza dei pianeti simili al nostro devono infatti ancora nascere. Una ricerca basata sui dati dei telescopi spaziali Hubble e Kepler indica che i pianeti abitabili nell'universo sono moltissimi ma il 92% di questi devono ancora formarsi.

A rivelare la 'precocità' della Terra rispetto agli altri pianeti è uno studio coordinato da Peter Behroozi, del Space Telescope Science Institute (STScI) in Maryland, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. L'universo non è stato sempre uguale ad oggi ma è cambiato molto nel tempo: nato come una quasi uniforme nube di idrogeno, ha visto nascere nella prima fase moltissime stelle (con un ritmo molto più alto di quello attuale). 

Queste prime stelle hanno poi lentamente iniziato a fondere gli elementi leggeri creando elementi più pesanti. In queste prime fasi era quasi impossibile la nascita di pianeti e non esistevano ancora i 'mattoncini' necessari alla creazione di pianeti rocciosi come la Terra. Solo il costante lavorio avvenuto all'interno dei nuclei stellari ha lentamente prodotto elementi pesanti come l'ossigeno e in alcuni momenti anche a elementi ancora più pesanti come il ferro. 

Lo scenario attuale è molto differente da quello iniziale e, grazie ai dati di Hubble e Kepler, si stima che esisterebbero almeno 1 miliardi di pianeti abitabili, ossia alla giusta distanza dalla propria stella, solo all'interno della Via Lattea. Il continuo aumento di elementi pesanti renderà ancora più facile la creazione di pianeti rocciosi, il cui numero sarà quindi destinato a crescere moltissimo. Tanto che secondo le stime fatte il 92% dei pianeti abitabili non sono ancora nati.


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Scelto il principale sito per l'atterraggio europeo su Marte

Dida: Scelto Oxia Planum come principale sito per l'atterraggio europeo su Marte (fonte: ESA/DLR/FU Berlin & NASA MGS MOLA Science Team)Dida: Scelto Oxia Planum come principale sito per l'atterraggio europeo su Marte (fonte: ESA/DLR/FU Berlin & NASA MGS MOLA Science Team)
È stato individuato il principale sito candidato per l'atterraggio europeo su Marte, previsto nella seconda fase della missione ExoMars in programma nel 2018. L'atterraggio sul pianeta rosso è previsto nel gennaio 2019 e il sito più probabile è Oxia Planum, una delle aree marziane in cui c'è più possibilità di individuare forme di vita.


''L'analisi preliminare dimostra che Oxia Planum sembra soddisfare sia i rigidi vincoli di ingegneria per l'atterraggio sia l'opportunità di cercare firme della vita'', rileva Jorge Vago, che lavora alla missione per l'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Resta da individuare il secondo sito candidato per l'atterraggio e la scelta sarà fatta tra Aram Dorsum e Mawrth Vallis. I due siti selezionati dovranno poi affrontare l'ultima selezione nel 2017.


ExoMars è una missione congiunta fra Esa e agenzia spaziale russa Roscosmos e prevede due fasi. Nella prima è previsto il lancio, nel 2016, del dimostratore di ingresso, discesa e atterraggio Schiaparelli e della sonda Trace Gas Orbiter che studierà l'atmosfera del pianeta rosso. La seconda fase della missione invece comprende un rover e una piattaforma di superficie. La ricerca del sito di atterraggio adatto per la seconda missione è cominciata nel dicembre 2013 e nel 2014 sono stati selezionati quattro siti: Aram Dorsum, Hypanis Vallis, Mawrth Vallis e Oxia Planum. Tutti mostrano segni della presenza dell'acqua in passato e la valutazione ha tenuto conto sia dei vincoli di ingegneria per la discesa e l'atterraggio, che prevede zone prive di pendii e massi, sia il miglior ritorno possibile scientifico della missione.


L'obiettivo principale del rover sarà cercare prove di vita marziana, passata o presente, in una zona dove una volta era abbondante l'acqua liquida. Il trapano del rover dovrà estrarre campioni fino a due metri nel sottosuolo perché l'attuale superficie di Marte è ostile agli organismi viventi a causa della forte radiazione solare e cosmica. Secondo gli esperti la vita potrebbe essersi formata su Marte quando l'ambiente era più umido oltre 3,6 miliardi di anni fa e Oxia Planum contiene uno dei più grandi depositi di argilla di questo periodo.


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'Assassinio' spaziale, pianeta squartato da una stella morente

Ricostruzione artistica del piccolo pianeta roccioso distrutto dalla stella morente (fonte: Mark A. Garlick)Ricostruzione artistica del piccolo pianeta roccioso distrutto dalla stella morente (fonte: Mark A. Garlick)
Osservata per la prima volta una stella morente mentre squarta un piccolo pianeta 'sporcandosi' con i suoi resti. Il 'delitto' spaziale si sta consumando nella costellazione della Vergine, a 570 anni luce da noi: lo ha scoperto il telescopio spaziale Kepler della Nasa, svelando quello che potrebbe essere il destino del nostro Pianeta dopo la morte del Sole.


''Questo è qualcosa che nessun essere umano ha mai visto prima: stiamo osservando la distruzione di un sistema solare'', spiegano i ricercatori del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian che pubblicano la scoperta sulla rivista Nature. 


La loro analisi ha restituito un quadro inedito che ha come protagonista una nana bianca, una stella simile al nostro Sole ma ormai prossima alla morte: chiamata WD 1145+017, è la prima nana bianca sorpresa a distruggere un corpo celeste che le orbita attorno. Secondo la ricostruzione dei ricercatori, in questo caso si tratterebbe di un piccolo pianeta roccioso, grande quanto il Texas, posto ad una distanza quasi doppia rispetto a quella che separa la Terra dalla Luna: i suoi frammenti sono stati individuati perchè riescono ad affievolire leggermente la luce della stella ogni volta che le transitano davanti. 


Questa scoperta ha permesso finalmente di spiegare perchè alcune nane bianche sono 'sporche' nella parte più esterna di metalli pesanti come il ferro: questi sarebbero gli 'schizzi' rilasciati dal corpo delle vittime appena assassinate. Quel che è certo è che per ripulire la scena del crimine nella costellazione della Vergine servirà ancora un bel po' di tempo: secondo gli astronomi, ci vorrà almeno un milione di anni.


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