quarta-feira, 20 de abril de 2016

Avvistato un pianeta solitario, distante 150 anni luce

Rappresentazione artistica di un pianta solitario (fonte:  NASA/JPL-Caltech)Rappresentazione artistica di un pianta solitario (fonte: NASA/JPL-Caltech)
Avvistato un pianeta solitario, un vagabondo tra le stelle che non appartiene a nessun sistema solare. Potrebbe avere una massa dieci volte superiore a quella di Giove ed è sulle sue tracce il telescopio spaziale Wise della Nasa. Descritto su The Astrophysical Journal, il pianeta è stato scoperto dal gruppo coordinato da Adam Schneider, dell'università di Toledo in Ohio. 

Il pianeta solitario si chiama Wisea 114 ed è giovanissimo: ha appena 10 milioni di anni, contro i 4,5 miliardi della Terra. Si trova tra le stelle del gruppo TW Hydrae, distante circa 150 anni luce. Studiarlo potrebbe aiutare a scoprire l'origine di questi mondi vagabondi, che secondo gli esperti potrebbero essere molto numerosi nella nostra galassia. 

Non è chiaro per esempio se i pianeti vagabondi siano stati espulsi dai loro sistemi solari o siano in realtà stelle mai nate, chiamate nane brune, perché troppo piccole per innescare la fusione nucleare in grado di farle brillare.potrebbe avere una massa dieci volte superiore a quella di Giove.

Una delle ipotesi più accreditate al momento è che Wisea 1147 sia una nana bruna, ossia una stella simile a quelle che sono vicine al pianeta ma che non è riuscita ad 'accendersi'. Secondo Schneider solo ''il suo monitoraggio continuo, potrà aiutare a ricostruire la storia di Wisea 1147''.

Lo studio di questi mondi solitari è un campo caldo dell'astronomia e gli astronomi sono interessati a questi corpi celesti perché sono più facili da osservare rispetto ai pianeti che ruotano intorno alle stelle, che sono 'oscurati' dalla luce dei loro astri. Il loro studio, sottolineano gli autori, potrà aiutare a comprendere meglio anche i pianeti esterni al sistema solare.

www.ansa.it


sábado, 9 de abril de 2016

Telescópio espacial capta imagem detalhada de 'Retângulo Vermelho'




Nebulosa do Retângulo Vermelho (Foto: ESA/Nasa/Hubble)

Nebulosa do Retângulo Vermelho (Foto: ESA/Nasa/Hubble)

Uma imagem bastante detalhada da nebulosa HD 44179 foi divulgada nesta sexta-feira (8) pela Nasa da formação conhecida como Retângulo Vermelho. Trata-se de um sistema binário, com duas estrelas no centro, que está numa fase em que expulsa grandes quantidades de gás e outros materiais. Vista da Terra, a nebulosa ficou conhecida como Retângulo Vermelho porque observada da Terra, ela tinha esse formato geométrico. No entanto, observado pelo Hubble, que está no espaço, é possível ver que ela mais se assemelha a um "X" luminoso. Trata-se da imagem de mais alta resolução já produzida desta formação. O Retângulo Vermelho fica a 2.300 anos-luz, na Constelação de Unicórnio.

www.g1.globo.com

Lanciata la prima ‘casa’ spaziale gonfiabile

Il lancio del Falcon 9. A bordo c'è la capsula Dragon, con la prima 'casa' spaziale gonfiabile (fonte: NASA TV)Il lancio del Falcon 9. A bordo c'è la capsula Dragon, con la prima 'casa' spaziale gonfiabile (fonte: NASA TV)
E’ stata lanciata la capsula Dragon, a bordo della quale si trova la prima ‘casa gonfiabile’ spaziale, prototipo di future basi lunari o marziane. Il lancio è avvenuto dalla base dell'Aeronautica militare statunitense a Cape Canaveral con il razzo Falcon 9 costruito, come Dragon, dall’azienda privata Space X. A bordo della capsula ci sono anche 3 tonnellate tra rifornimenti, pezzi di ricambio e materiali per gli esperimenti.


La casa gonfiabile, costruita dall'azienda Bigelow Aerospace, si chiama Beam (Bigelow Expandable Activity Module) ed è destinata a verificare la fattibilità della costruzione di future basi gonfiabili per future colonie umane sulla Luna e su Marte. 

L'arrivo di Dragon alla Stazione Spaziale è previsto domenica 10 aprile. Gli astronauti Jeff Williams della Nasa e Tim Peake dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) cattureranno la capsula con il braccio robotico della stazione orbitale e la agganceranno alla parte inferiore del modulo Harmony. Sempre il braccio robotico aggancerà il modulo gonfiabile Beam al Nodo 3 (Tranquility). 

Non appena il modulo sarà gonfiato il suo volume aumenterà a 16 metri cubi (l'equivalente di una tenda da campeggio) e gli astronauti sperimenteranno la vita al suo interno, anche se ogni per periodi molto brevi: alcune ore, tre o quattro volte all'anno, per recuperare i dati forniti dai sensori che permetteranno di valutare le condizioni del modulo. I test psaranno condotti nel corso dei prossimi due anni, come prevede il contratto fra la Bigelow Aerospace e la Nasa.


www.ansa.it

Dal ghiaccio della cometa i mattoni della vita


RICREARE le condizioni dello spazio interstellare agli albori del Sistema solare, e ottenere in laboratorio i "mattoni" della vita. Zuccheri, come il ribosio, indispensabili alla formazione delle molecole biologiche come il "braccio destro" del Dna, l'Rna. C'è riuscita un'équipe coordinata da Cornelia Meinert, dell'università di Nizza Sophia-Antipolis e del Centro nazionale francese per la ricerca (Cnrs), e i risultati del lavoro sono descritti su Science. Un traguardo che dovrebbe rendere più semplice la ricerca di molecole organiche nelle comete delle quali sono stati raccolti dei campioni, come Wild-2, e analizzare i dati relativi alla cometa 7P/Churyumov-Gerasimenko della missione europea Rosetta.

"L'esperimento conferma che i corpi celesti come le comete non sono semplici trasportatori di molecole, ma delle vere e proprie fabbriche chimiche in grado di produrle nelle più svariate condizioni sperimentali" ha osservato il chimico organico Raffaele Saladino, dell'università della Tuscia.

I ricercatori hanno dunque simulato le condizioni presenti mentre il Sistema solare stava nascendo, quando i grani di ghiaccio e polveri non si erano ancora aggregati fra loro per formare i nuclei delle comete, ed erano costantemente bombardati dai raggi ultravioletti prodotti dal giovanissimo Sole. Per ottenere in laboratorio i grani ghiacciati delle comete i ricercatori hanno usato una miscela di acqua, metanolo e ammoniaca e l'hanno fatta congelare alla temperatura di circa 200 gradi sotto lo zero.

Quando i grani sono stati bombardati con i fasci ultravioletti, prodotti dalsincrotrone francese Soleil, si è formato

un composto organico ricco di zuccheri. Fra questi, oltre al ribosio, molti zuccheri coinvolti nella produzione di energia nelle cellule vegetali e animali. Secondo Saladino, il test è interessante soprattutto per l'origine dell'apparato che assicura il carburante alle cellule.
www.repubblica.it

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