quinta-feira, 12 de dezembro de 2013

Su Titano un mare profondo 170 metri

A sinistra Titano e a destra l'area studiata dal radar (fonte: Cook e Wall /JPL, Mastrogiuseppe/Sapienza,Kirk/USGS, Flamini/ASI, Hayes/Cornell, Kargel/Univ. of Arizona)     
 
A sinistra Titano e a destra l'area studiata dal radar (fonte: Cook e Wall /JPL, Mastrogiuseppe/Sapienza,Kirk/USGS, Flamini/ASI, Hayes/Cornell, Kargel/Univ. of Arizona) 
 
È profondo 170 metri ed è di metano, con piccole quantità di etano ed azoto, si chiama Ligeia ed è uno dei mari della più grande luna di Saturno, Titano. È la prima volta che viene misurata la profondità massima di un mare 'alieno', grazie ai dati inviati a Terra dalla missione Cassini, nata dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi).

E' un risultato nel quale l'Italia ha avuto un ruolo di primo piano, con il Laboratorio Radar della facoltà di Ingegneria dell'università Sapienza di Roma coordinato da Roberto Seu. La ricerca è stata condotta in collaborazione con il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e con l'università dell'Arizona ed i risultati, in via di pubblicazione sul Journal of Geophysical Research, sono stati presentati nel congresso dell'Unione Americana di Geofisica a San Francisco.

Titano è l'unico luogo del Sistema Solare sulla cui superficie esistono laghi e mari e i dati forniti dal radar ad apertura sintetica (Sar), costruito in Italia, hanno confermato in modo definitivo la natura liquida di almeno uno dei mari della luna di Saturno e ne hanno misuratop la profondità.

"Si tratta di un mare di metano liquido e la profondità ci dà l'esatta idea di aver trovato un vero mare", commenta Enrico Flamin, coordinatore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ed uno degli autori del lavoro. "Questa scoperta - prosegue - è stata possibile grazie alle competenze scientifiche sviluppate in Italia nel campo dei radar planetari che l'Asi ha realizzato in collaborazione con la Nasa".

Per un altro autore della ricerca, Marco Mastrogiuseppe, dell'università Sapienza, ''il Mare Ligeia si è rivelato essere proprio della giusta profondità per i radar per rilevare un segnale di ritorno dal fondale, che non pensavamo saremmo riusciti a ottenere".


www.ansa.it/scienza

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