E' pronta la mappa del
campo magnetico della Via Lattea. L'ha ottenuta il satellite europeo
Planck, al quale l'Italia partecipa in modo importante, e aiuterà a
capire che cosa è accaduto nei primi istanti dell'universo, subito dopo
il Big Bang.
Pubblicato in quattro articoli sulla rivista Astronomy and Astrophysics e annunciato da Agenzia Spaziale Europea (Esa), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi), il risultato è stato ottenuto osservando l'orientamento 'preferenziale' della luce emessa dalla polvere interstellare per effetto della polarizzazione. Questo accade, per esempio, quando la luce colpisce una superficie riflettente, come uno specchio o la superficie del mare. Nello spazio la luce emessa dalle stelle può essere polarizzata in modi diversi, che gli astronomi stanno ancora studiando.
Pubblicato in quattro articoli sulla rivista Astronomy and Astrophysics e annunciato da Agenzia Spaziale Europea (Esa), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi), il risultato è stato ottenuto osservando l'orientamento 'preferenziale' della luce emessa dalla polvere interstellare per effetto della polarizzazione. Questo accade, per esempio, quando la luce colpisce una superficie riflettente, come uno specchio o la superficie del mare. Nello spazio la luce emessa dalle stelle può essere polarizzata in modi diversi, che gli astronomi stanno ancora studiando.
Per questo il satellite Planck si è comportato come un gigantesco paio di occhiali da sole per osservare la Via Lattea senza alcun 'riflesso' ed ha potuto cogliere un'immagine suggestiva della polvere della Via Lattea, piegata in curve, vortici e archi per azione del campo magnetico. La luce diventa così una spia dell'esistenza di campi magnetici nel mezzo interstellare che la luce ha attraversato, e può aiutare a ricostruirne le proprietà.
Studiare il campo magnetico è importante anche perchè dietro di essi si nasconde il segnale primordiale della radiazione cosmica di fondo, ossia della luce più antica che ha brillato nell'universo,. Di conseguenza, misurare la polarizzazione di questa radiazione potrebbe fornire la prova dell'esistenza delle onde gravitazionali primordiali, quelle prodotte nell'Universo immediatamente dopo il Big Bang.
Per Enrico Flamini, responsabile scientifico dell'Asi, il risultato di Planck è ''l'analisi dati raggiunge il suo apice e molto ancora ci aspettiamo nei prossimi mesi''. Per Reno Mandolesi, responsabile dello strumento Lfi di Planck e associato dell'Inaf, ''non esistono a oggi mappe così precise della polarizzazione della polvere nella nostra galassia''.
www.ansa.it/scienza
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