terça-feira, 18 de junho de 2013

Una nuova stella

Scoperto un misterioso tipo di stella variabile


L'ammasso stellare aperto NGC 3766, nella costellazione del Centauro (fonte: ESO)  
L'ammasso stellare aperto NGC 3766, nella costellazione del Centauro (fonte: ESO)
 
Una nuova stella brilla nel cielo: si tratta di un misterioso tipo di stella variabile scoperta da un'equipe dell'Osservatorio di Ginevra, grazie al telescopio svizzero Eulero presso l'Osservatorio dell'Eso (European Southern Observatory) di La Silla, in Cile. L'esistenza di questa nuova stella dal cuore pulsante è stata svelata da minuscole variazioni di luminosità individuate nell'ammasso aperto NGC 3766 grazie a ben sette anni di osservazioni.

Le misure dei ricercatori svizzeri, pubblicate sulla rivista Astronomy & Astrophisics, rivelano come almeno 36 delle oltre 3.000 stelle dell'ammasso abbiano un comportamento del tutto inaspettato: la loro luminosità infatti varia in maniera quasi impercettibile (oscillando dello 0,1% rispetto alla norma) e con una periodicità che va dalle 2 alle 20 ore circa. Queste nuove stelle, ancora in attesa di un nome ufficiale, sono un po' più calde e luminose del Sole, ma per il resto sembrano del tutto insignificanti.

La loro esistenza ''rappresenta una vera e propria sfida per gli astrofisici'', commenta una degli autori della scoperta, Sophie Saesen. ''Le teorie attuali prevedono che la luce di queste stelle non debba variare periodicamente, così i nostri sforzi sono al momento tutti concentrati a trovare ulteriori informazioni sul comportamento di questo strano, nuovo tipo di stella''.

Le cause sono ancora da indagare, ma i ricercatori svizzeri ipotizzano che il fenomeno sia dovuto alla velocità di rotazione degli astri. Queste stelle variabili potrebbero infatti girare a una velocità superiore alla metà della velocità critica, la soglia al di sopra della quale la stella diventa instabile lanciando materiale nello spazio circostante. ''In queste condizioni, la rotazione potrebbe avere un’influenza fondamentale sulle proprietà interne, ma non siamo ancora in grado di produrre modelli adeguati della variazione di luminosità'', spiega il coordinatore del gruppo, Nami Mowlavi. ''Speriamo - aggiunge - che la nostra scoperta incoraggi gli esperti a
 
www.ansa.it

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